Si è tenuto tre giorni fa il primo Consiglio Regionale della nuova legislatura nel quale il Presidente Acquaroli è ripartito da una priorità su tutte: la sanità, e in particolare l’abbattimento delle liste d’attesa.
«Per dare risposte adeguate ai bisogni della popolazione non si può prescindere da un fattore su tutti: le risorse, umane e finanziarie. Lo sanno bene non solo i cittadini del fermano, territorio che sconta uno squilibrio inaccettabile rispetto alle altre Ast della regione in termini di risorse e di personale e che si traduce nell’impossibilità di garantire realmente il diritto alla salute ai cittadini di questa provincia, ma è ormai chiaro a tutto il paese come sia il Sistema Sanitario Nazionale a non riuscire ad offrire risposte adeguate a una popolazione sempre più anziana, sempre più povera e sempre più esasperata – commentano dalla Cgil di Fermo – gli investimenti che dal livello nazionale servirebbero per garantire la qualità della prestazioni sanitarie in tutto il paese, non ci sono. Di fronte a una fuga dei professionisti che dal servizio pubblico si spostano al privato o vanno all’estero in cerca di migliori condizioni di vita e lavorative, il Governo vara misure inadeguate, come abbiamo visto in occasione del recentissimo rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale del comparto sanita pubblica, che la Cgil, insieme alla Uil, ha deciso di non sottoscrivere, poiché lesivo della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori».
«Non è dignitoso un contratto che aumenta i salari del 5,78% quando nel triennio appena trascorso l’inflazione è stata del 16,5%. Non è accettabile un contratto che non trova soluzioni ai problemi organizzativi, peggiora i carichi di lavoro dando mano libera sulla pronta disponibilità, non risolve le questioni relative al diritto alla mensa/buono
pasto e alla retribuzione spettante nei giorni di ferie, inserisce la preoccupante figura ibrida dell’assistente infermiere e, a fronte di un misero aumento massimo di circa 40 euro netti al mese (un aumento esiguo e insufficiente a recuperare il potere d’acquisto perso negli ultimi tre anni a causa dell’aumento del costo della vita), incentiva il lavoro straordinario e le prestazioni aggiuntive, con il risultato di chiedere turni massacranti a tutti quei professionisti che lavorano già in condizioni precarie, saltando spesso ferie e riposi, senza riuscire, ciononostante, a garantire le giuste risposte alla popolazione – conclude la Cgil fermana – per evitare il collasso della sanità pubblica serve dunque molto di più. Serve un reale cambio di passo, che parta dalle assunzioni, dalla redistribuzione delle risorse, dal confronto e dal giusto riconoscimento salariale per i dipendenti del sistema sanitario nazionale».
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