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Da tragedia ad opportunità:
l’impegno per far rinascere Amandola

di Andrea Braconi

Cosa è stato fatto a partire da quella notte del 24 agosto, dove si è arrivati, quali obiettivi sono stati raggiunti? Domande che trovano risposte concrete in un dialogo con Adolfo Marinangeli, primo cittadino di Amandola, forse l’amministratore del Fermano che più di altri ha cercato di tenere alta l’attenzione dei media e delle istituzioni sulla grave situazione causata dalla lunga e pesante sequenza sismica.

Marinangeli, che situazione vive oggi la città di Amandola?

“Se le scosse non dovessero tornare, e lo speriamo vivamente, abbiamo una visione chiara di quello che dovrebbe essere il percorso da fare. C’è stata la posa in opera e sono già consegnabili in questi giorni i moduli abitativi per le persone che non avevano trovato una dimora dignitosa. Siamo riusciti a portare ad Amandola l’ufficio speciale per la ricostruzione, che servirà tutta l’area montana e sul quale c’è stata la disponibilità e l’aiuto degli altri sindaci del Fermano, che non ci hanno mai abbandonati.”

Altro passaggio importante è soprattutto quello dell’ospedale.

“Segna un punto importante della storia legata al terremoto, che aveva lasciato ferite particolarmente profonde ad Amandola. Prima l’evacuazione dell’ospedale il 24 agosto perché parzialmente lesionato, poi dopo il 30 ottobre divenuto totalmente inagibile. Quindi, l’aver avuto un segnale forte da parte del presidente Ceriscioli, che sta lavorando per la costruzione del nuovo ospedale; aver reso disponibile un servizio, anche se sostitutivo ma dignitoso, di moduli operativi funzionanti e adeguati; il trasferimento di alcuni reparti della scuola elementare di Amandola; l’aver riaperto una parte del vecchio ospedale dopo l’inagibilità, quella del Distretto dove sono stati fatti lavori immediati e dove ritornerebbero subito gli ambulatori specialistici: sono segnali forti di vicinanza della Regione a quelle che sono le nostre difficoltà e di tutta l’area montana.”

E il sindaco, dopo essersi speso così tanto in questi mesi, come sta?

“Ho tentato di spendermi il più possibile per la città, ho cercato di dare una dignità al ruolo che sto svolgendo, ho sentito forte questo impegno, questo dovere nei confronti degli abitanti di Amandola. Certo, è un periodo da non augurarsi, ma purtroppo è successo e non posso piangermi addosso, non fa parte del mio carattere e perciò mi sono messo anima e corpo a lavorare. Soddisfazioni personali ne ho tutti i giorni incontrando la gente, trovandomi nei bar o per le strade; avverto una condivisione su quanto si è fatto, anche le risposte che ho avuto da parte degli enti non sono casuali ma sono il segno di una presenza continua in tutte le stanze, in tutti i tavoli, in tutte le riunioni.”

Oltre a quella sensazione di paura causata dalle scosse, il cittadino come reagisce, cosa chiede?

“C’è lo spavento che il terremoto possa tornare e questo non ci fa stare sicuri. Ma adesso il cittadino ha paura delle istituzioni, ha paura di essere abbandonato, che quanto detto non venga realizzato. Mi sento sempre di dire ‘dobbiamo avere fiducia’ e la mia non è una battuta per esorcizzare la paura ma perché è la sola cosa che ci aspetta. Sarebbe devastante se quello che ci è stato detto non fosse vero e allora io questa non la considero tra le variabili possibili: le promesse che sono state fatte e portate a certi livelli danno il segno della serietà e non della falsità della proposta.”

Anche perché la presenza delle istituzioni – e oltre a Ceriscioli mi riferisco ad Errani e Curcio – si è fatta percepire concretamente.

“Esatto, è continua. Potevano evitare la presenza, il contatto, ma invece sono qui non dico una volta a settimana ma quasi. Con me hanno un rapporto settimanale, attraverso i social quasi giornaliero. E anche se sembrerà strano, si è anche instaurato un rapporto di stima ed amicizia, oltre che di collaborazione.”

E non era scontato.

“No, e non era neanche dovuto. Invece c’è un rapporto che va oltre quello istituzionale.”

Tornando ai cittadini, ce ne sono alcuni che hanno vissuto in prima linea l’emergenza e mi riferisco ai dipendenti comunali. Quanto è complesso gestire la macchina amministrativa avendo la responsabilità di sindaco?

“É stato da un lato difficile nella fase organizzativa, ma dall’altro molto facile perché ho trovato la totale solidarietà da parte di tutti. Quando ci si mette a disposizione perché il problema lo senti anche tuo, allora da sindaco hai risorse umane che ti sono soprattutto solidali. I dipendenti hanno sentito che lo sforzo era collegiale e quindi mi sono ritrovato ad avere un aiuto concreto fin dalla notte del 24 agosto quando mi sono ritrovato la città vicina ad aiutarmi ad evacuare l’ospedale.”

La notte più difficile, quella.

“Sì, sicuramente la più difficile e drammatica.”

E come si apre il 2017?

“Noi stiamo credendo che se riusciamo a lavorare bene e continuare su questo ritmo possiamo cambiare la sorte, facendo diventare questo terremoto da tragedia ad opportunità. Abbiamo fortemente voluto un progetto che stiamo condividendo con diversi enti e che abbiamo denominato #Amandolariparte, nel quale abbiamo messo da una parte la voglia di ripartire, dall’altra la consapevolezza che è l’unica strada possibile. E qui ho visto che sta capitando una sorta di magia: Amandola la trovo unita, la trovo solidale, la trovo comunità. Forse questo terremoto, la seconda fase in particolare, quando ci si è visti persi, lì si è capito che da soli non si poteva andare da nessuna parte, che il vicino di casa era un aiuto, un collega, una sicurezza, una compagnia nei momenti difficili. Sto avendo dalle sensazioni particolarmente positive. Prendiamo il fatto di aver detto ‘facciamo un Capodanno in piazza’, una cosa mai vista qui: ci sono 250 prenotazioni per la cena e ieri sono state chiuse perché non c’era più spazio. E, ripeto, questo non è mai avvenuto prima. Invece domani ci ritroveremo come comunità, tutti insieme.”

Forse un giorno si potrà capire come ben prima di presentare questo progetto di rinascita, la comunità amandolese fosse già ripartita.

“Magari. Sentire dire da un commerciante ‘Sai, questo mese a Natale ho incassato più dello scorso anno, ma la cosa strana è che l’ho incassato tutto da amandolesi”, un altro che ti dice ‘Saranno stati i messaggi che hai inviato, sarà stato il bombardamento sulla stampa, saranno stati gli incontri, beh, quest’anno non è andata male fino a novembre, poi ho visto tanta gente di Amandola che veniva a comprare da noi’. E poi c’è l’altro aspetto, quello se vuoi più contabile: ho fatto del tutto per prendere un mutuo di 300.000 euro in banca e ho voluto pagare e liquidare subito chi ha lavorato, alle imprese hanno fatto tante opere di messa in sicurezza. Quindi, ho scelto di anticipare i fondi. Sulla città si sono riversati i primi di dicembre questi soldi, compresa l’autonoma sistemazione, soldi che secondo me hanno contribuito a far muovere l’economia locale, è stata linfa fresca per tutti. E da questo mese in poi avremo oltre 120.000 euro di autonomia sistemazione, avendo quasi 900 persone fuori casa e che necessitano fortemente di questa indennità di disagio.”


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