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“Siamo rimasti forse l’unica città in Italia a non avere una piazza”, Franchellucci e il futuro del centro
(VIDEO INTERVISTA)

 

di Paolo Paoletti

Un consiglio comunale, quello dello scorso martedì, che ha riacceso il dibattito sul futuro del centro cittadino, in primis del cineteatro Gigli. In aula sono volate parole pesanti e il clima di tensione è stato quanto mai alto (leggi l’articolo). A dire basta alle polemiche è oggi il sindaco di Porto Sant’Elpidio Nazareno Franchellucci che appare quanto mai deciso ad andare avanti e chiama la città a fare squadra in quello che è il processo di riqualificazione del centro da avviare in tempi rapidi: “L’ho detto in consiglio comunale l’altro giorno, molto probabilmente siamo rimasti l’unica città d’Italia a non avere un centro e a non avere una piazza. E’ arrivato il momento di farla finita con le polemiche, di andare avanti e di dare un centro degno di questo nome ai cittadini di Porto Sant’Elpidio“.

Franchellucci che entra nel merito del futuro del cineteatro partendo dal mettere a tacere il ‘tormentone’ dell’esproprio del Gigli: “Chi oggi parla di esproprio si riferisce a qualcosa che non esiste, perché di fatto si sarebbe dovuto già dare, ormai più di due anni fa, una destinazione interamente pubblica a quel luogo. Non finisce qui. Si sarebbero dovuti affrontare dei percorsi legali molto lunghi che avrebbero portato solamente ad acquisire la proprietà di quel bene e poi si sarebbe dovuto lavorare per cercare le coperture economiche  e tutti i finanziamenti per  arrivare solo in seguito  ad una ristrutturazione. Percorsi lunghissimi che la nostra città non può più attendere”.

Primo cittadino che è determinato ad andare avanti per quella che reputa la migliore strada anche a seguito di quello che ha definito un accordo storico raggiunto con il privato proprietario dell’ex cineateatro.  “Alla luce di quelli che sono stati dei percorsi che tutta la cittadinanza ha cominciato a comprendere – spiega Franchellucci – il cineteatro rappresenta, nella ristrutturazione di piazza Garibaldi e del centro città un punto fondamentale. Non era più è possibile procrastinare questo tipo d’interventi.  L’amministrazione ha fatto una precisa scelta, cioè quella di destinare a questo luogo non soltanto una funzione di carattere culturale,  tanto che al suo interno sono previsti più di 600 metri quadri di polo culturale con  biblioteca  e auditorium, ma avere anche qualcosa di attrattivo dal punto do vista commerciale”.
Da qui la decisione di creare una linea diretta con il privato: “Per questo – aggiunge il sindaco –  è sembrata la scelta più giusta e  appropriata quella di dialogare con il proprietario del cinema. Questo è un aspetto che molto spesso la città trascura, il fatto che quel bene, per quanto nell’immaginario collettivo sia qualcosa di pubblico, non lo è. Appartiene a  un privato e quindi è normale che per cercare di sbloccare questa situazione l’amministrazione comunale non poteva far altro che trovare un accordo. Questo accordo storicamente è stato trovato. Siamo arrivati non soltanto a un accordo con la proprietà,  ma anche ad un ok  da parte della Sovrintendenza per ciò che riguarda il progetto di ristrutturazione.  A questo punto non ci resta che attendere l’ok da parte dell’agenzia del demanio e poi finalmente partirà la ristrutturazione non soltanto di piazza Garibaldi,  ma anche del cineteatro stesso con le destinazioni previste e, grazie all’accordo che abbiamo portato avanti, non avremo soltanto il cineteatro Gigli ristrutturato  ma lo avremo arredato e pronto il giorno dopo del termine dei lavori a poter ospitare queste funzioni culturali“.

Infine un messaggio alla città e a tutte le forze politiche, visto il clima di tensione che si respira a riguarda negli ultimi giorni: “Sono ormai 20 anni che si parla dell’argomento piazza Garibaldi, sono passate quattro amministrazioni, c’è dibattito in città. La mia amministrazione ha tenuto conto in particolare di molte osservazioni arrivate dei cittadini, il nostro piano di recupero non prevede più alcuna nuova costruzione al posto del vecchio comune dove ci saranno giardini, panchine, luoghi aggregativi aperti proprio abbandonando un concetto che era passato in città di non ricostruire più e quindi di non avere nuovi edifici. La mediazione c’è stata, l’avvicinamento rispetto a determinate posizioni c’è stato, adesso non ci resta che fare”.

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