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Dalla Valdaso al Giappone e al Belgio, noi che nella valigia mettiamo le Marche, le tradizioni e la voglia di ricominciare

di Andrea Braconi

Bruges, in Belgio, dal 21 al 26 febbraio. Sidney, in Australia, dal 19 al 26 aprile. Infine Gozo, Malta, dall’8 al 14 maggio. Sono i luoghi e le date segnate sul calendario di Roberto Ferretti, titolare del b&b La Scentella di Petritoli e ideatore del progetto “Le Marche in valigia”.

“L’iniziativa su Burges è partita da Ivo De Ruyter e dal sottoscritto – spiega Ferretti -. Ivo è belga e da alcuni anni vive per gran parte dell’anno a Petritoli, nel suo b&b che si chiama Casa Cormar, vicinissimo al mio. È una persona straordinaria e profondamente innamorata delle Marche e pensa che a Petritoli svolge, come volontario, il ruolo di guida avendo conseguito il patentino. E’ una risorsa per la città in quanto conosce 5 lingue e può accompagnare turisti di diversa nazionalità. Da tempo abbiamo contatti con amici belgi che fanno parte di associazioni che promuovono l’Italia, in particolare Gabriele Pellegrino, italo belga dell’associazione Taste Italy, Filip Van Hallewijn di Tutitalia Belgium e Steven Von RaemdoncK della rivista Buonissimo”.

Come nasce “Le Marche in valigia”?

“Nasce nel 2009 dall’associazione AgriturAso, che era stata creata nel 2007 da alcune strutture di Petritoli ed Ortezzano. Sono anni che andiamo in giro per l’Europa a far conoscere le Marche, a creare relazioni con comunità italiane e straniere e a creare movimento turistico con ricadute nel territorio anche per i piccoli produttori.”

Qual è la vostra modalità?

“È quella attraverso i nostri ospiti che vengono sia dall’Italia che dall’estero, con un’accoglienza molto familiare, cordiale e amicale, proprio come sanno fare i marchigiani. Le persone rimangono molto soddisfatte e diventano nostre amiche. ‘Arrivano gli ospiti e partono degli amici’: è questo lo slogan che ci piace utilizzare.”

Dove siete stati finora?

“Siamo stati in 11 Paesi, compresa l’Italia dove abbiamo fatto diverse manifestazioni, soprattutto al nord in città come Bolzano, Pavia e Treviso. Le altre Nazioni, che abbiamo toccato e nelle quali spesso ritorniamo, sono Belgio, Francia, Inghilterra, Germania, Danimarca, Slovenia, Slovacchia, Malta, più il Giappone e adesso il lavoro che stiamo facendo sul Canada, dove pensiamo di andare quest’anno.”

Tutto parte, quindi, dal rapporto con le persone.

“Contattiamo le persone, facciamo una proposta, chiediamo se sono disposti ad organizzare una serata per far conoscere le Marche. Molti accettano e si impegnano ad organizzare iniziative con un programma specifico. A Bruges faremo una presentazione attraverso la visione di brevi video, tante foto, poi racconteremo la nostra regione, la storia, l’arte, le tradizioni. In Belgio c’è un amore viscerale per l’Italia, ci sono tantissime scuole serali tipo l’Università della Terza Età dove si insegna l’italiano e che sono piene di belgi che vogliono imparare la lingua per apprezzare meglio il nostro territorio quando vengono qui in vacanza.”

Sul posto organizzate anche diversi laboratori.

“Sì, ad esempio su come si fanno le olive ascolane, le facciamo lì direttamente. Oppure la pasta fatta a mano, li cosiddetti tajulì pilusi. Poi piccoli laboratori per la degustazione dell’olio extra vergine o del vino. La parte centrale, però, è rappresentata da un pranzo o da una cena, con prodotti tipici che presentiamo.”

Facciamo qualche esempio.

“Può esserci un antipasto con ciauscolo fatto da vari salumifici della zone. Spesso portiamo i formaggi di Fontegranne di Belmonte, facciamo una pasta di Campofilone con un ragù, preceduta da una zuppa di legumi, mentre come secondo lo spezzatino di maiale con la mela rosa dei Sibillini.

Ovunque andiamo il tema principale del nostro prodotto turistico per eccellenza è la dieta mediterranea e attraverso la quale facciamo risaltare anche la sua storia connaturata alle Marche.”

Non c’è solo il cibo nella vostra offerta.

“A Bruges porteremo anche un tenore che allieterà la sera con canzoni di Beniamino Gigli, tratte dal suo repertorio filmico, un’ulteriore testimonianza della marchigianità.”

La proposta di pacchetti turistici sono un altro elemento essenziale della vostra attività.

“Li proponiamo a chi vuole venire nelle nostre strutture, sia singolarmente che in gruppo. Nel caso dei gruppi, avendo ognuno di noi posti limitati arriviamo a coinvolgere diverse strutture della zona e quando questo succede tutto funziona come un albergo diffuso, con un’unica regia, con prezzi uguali e servizi uguali da garantire. Nel pacchetto sono incluse visite alle aziende che si occupano di enogastronomia, ma anche quelle del comparto calzaturiero, con le quali spesso nascono legami con ordinativi consistenti.”

In questo momento di crisi siete una sorta di faro.

“L’idea e lo stimolo che cerchiamo di dare è che tutti gli agriturismi e le strutture ricettive del territorio possono darsi da fare attraverso la relazione con i loro ospiti. Serve solo un pizzico di coraggio per muoversi e per fare la stessa cosa, andare a cercarsi i clienti fuori senza aspettare qualcuno che ce li procuri. È il recupero di un protagonismo legato però all’amore per la nostra terra.

Chi si muove con Le Marche in valigia?

“Oltre a me siamo partiti con Agriturismo Vecchio Gelso di Ortezzano, Colle Indaco, Villa Crù, ma nel tempo si è allargato sempre di più ed altri hanno capito l’importanza di questa modalità: penso ad Angela Garden di Servigliano e a Il Mito di Alice di Lapedona. Poi tanti produttori come il Pastificio De Carlonis e il Pastificio Marcozzi, le cantine Corti dei Farfensi , Di Ruscio e Castel Fageto, salumifici come Puzielli, Recchi, Passamonti, sui legumi La Viola di Torre San Patrizio, sulla galantina Andrea Maroni. E poi anche gli artigiani, come quelli dei cappelli.”

C’è un ulteriore aspetto da evidenziare: il vostro è uno schema che non richiede finanziamenti europei o comunitari.

“Esatto. Dobbiamo uscire da questa passività perché di fatto ci autososteniamo: quando andiamo nei posti partecipano 100-200 persone, a volte persino 300, quindi riusciamo a recuperare tutte le spese sia di viaggio che di acquisto dei prodotti, oltre al fatto che agli organizzatori del posto vengono rimborsate le spese, come quelle sull’affitto di locali con cucine attrezzate.”

Un ultimo punto: siete anche impegnati sul fronte del post terremoto.

“L’idea che realizzeremo è basata sull’adozione di un monumento e di un’azienda danneggiati dal terremoto, come due elementi simbolici prima ancora che materiali. Il monumento sarà la Chiesa di Santa Maria in Pantano a Montegallo e l’azienda sarà il Ristorante Il Tiglio a Montemonaco. Ci rivolgiamo a tutte le comunità che abbiamo contattato e con le quali continuiamo ad avere delle relazioni: a loro chiediamo di impegnarsi in una raccolta fondi attraverso cene o qualsiasi altra iniziativa. I soldi che riusciranno a raccogliere verranno destinati esclusivamente a queste due realtà per contribuire alla loro ricostruzione. La parte più importante del progetto è che durante la fase di ricostruzione noi inviteremo gli amici che hanno contribuito a ritornare qui e ad andare nei posti dove si trovano queste due realtà. È un altro segnale di come questi posti rimangano belli e vivibili anche dopo le scosse, un mondo per incoraggiare il ritorno, evitando che vengano abbandonati. E cominciamo già da Bruges, dove saremo noi a raccogliere fondi.”

Un vero e proprio recupero di un valore solidaristico che sembra perduto.

“AgriturAso e ‘Le Marche in valigia’ si basano sul recupero di ciò che ha sempre accomunato la nostra terra, sin da quando c’era la mezzadria, vale a dire lu raiutu, l’aiuto reciproco. Non abbiamo bisogno di inventarci nuovi termini, magari inglesizzati, per dire che bisogna essere solidali e nemmeno di fare una carta bollata per stare insieme. Questo ci hanno insegnato i nostri nonni e questo noi possiamo attualizzare e riproporre per rafforzare la nostra comunità, adesso, alla luce della modernità e di tutte le trasformazioni che ci sono state.”


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