MONTEGRANARO – L’hotel Horizon non è nuovo al binomio che lo lega ai vip. Nelle scorse settimane, presso la prestigiosa struttura alberghiera veregrense, sono transitati infatti diversi personaggi del mondo artistico e sportivo, attirati dalla sontuosa logistica a ridosso della via degli outlet per il pernottamento legato agli appuntamenti onorati in zona.
Quello di ieri è stato invece un vero e proprio spettacolo. Il cofondatore degli Stadio, nonché chitarrista di Lucio Dalla per ben 33 anni, ha intrattenuto gli ospiti della sala ristorante durante e dopo la cena, musicando il romanzo biografico scritto dalla collega Paola Pieragostini “Ci sono cose che non posso dire. Storie di vita di Ricky Portera”. L’appuntamento è stato realizzato grazie a Maria Teresa Virgili, collaboratrice di Elite Agency.
Fender Stratocaster in mano, celeberrimo standard di chitarra nella circostanza a sostituire le Ibanez della serie Custom Prestige RP con cui aveva deliziato il pubblico di riferimento negli anni alle spalle, Portera, tra un racconto ed una canzone ( a fine serata oltre 15 i brani regalati alla platea ) ha spaziato dai primi capitoli della carriera sino a giungere alle principali affermazioni musicali.
Vita di Dalla e Morandi il pezzo di apertura, poi sotto con le altre produzioni incastonate nella storia della musica italiana come Bella più che Mai degli Stadio, Ma che Colpa Abbiamo Noi, Almeno tu nell’Universo di Mia Martini ( cantata con la partecipazione di una ragazza facente parte dello staff dell’Horizon ), Caruso, Un Senso di Vasco Rossi, un cenno ai Beatles con Help e gran finale con Ballando al Buio, ancora degli Stadio, Attenti al Lupo e Ciao, celebri pilastri del cantautore bolognese scomparso nel 2012.
Nel mezzo richiami a Ligabue, suo allievo di chitarra, con Urlando contro il Cielo, e di nuovo a Vasco Rossi, vedi Vivere ed Albachiara, interpretate stavolta dal responsabile marketing della struttura, Michele Lauri. Inoltre riferimenti a Finardi, altro esponente con cui Portera ha avuto modo di collaborare, al pari di Anna Tatangelo, Nek, Ron e Paola Turci.
“Sono stato figlio di un destino storto – le parole del musicista di origini messinesi che ha ironizzato -, ciò che mi piaceva in realtà non si è mai elevato a nulla di particolarmente eccezionale, tant’è che Lucio ( Dalla, ndr ) mi chiedeva: questa canzone ti piace? Sì, rispondevo . . . allora la togliamo dall’album, replicava lui . . . “.
La partenza nei primi anni ’70 con la band “Le cinque Lire”, definita da Portera “fantastica ma che faceva la fame” fino ai primi momenti artistici di spessore. “Farò un po’ di soldi con Dalla con queste collaborazioni, poi chissà cosa mi riserverà il destino – il pensiero dell’artista siciliano agli albori del percorso poi consolidato nello star system – e invece si è rivelato, anno dopo anno, un legame praticamente indissolubile”.
Cammin facendo lo show è diventato del tutto interattivo con la platea, per un frangente praticamente solo suonato a scapito dei racconti di vita vissuta, adagiati momentaneamente da un lato.
Le note calde e repentine, tipiche dei suoi assoli, non sono però mai mancate. Toniche e decise, le frasi alla chitarra sono state le vere protagoniste in sala, condivise con gli effervescenti ascoltatori intervenuti fino al picco massimo vissuto con i bis, per come detto, prelevati dal ricco repertorio del cantante e compositore emiliano venuto a mancare cinque anni fa.
Paolo Gaudenzi
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