Un anno con il Centro per i disturbi
del comportamento alimentare:
nuovi casi tra adolescenti e over 40

FERMO - Intervista alla responsabile Patrizia Iacopini che, oltre a evidenziare come siano 250 gli utenti che si sono rivolti al servizio, spiega come si dovrebbe "arrivare ad avere dei posti letto in medicina e in pediatria per le situazioni più critiche che richiedono l'ospedalizzazione". Un focus anche sulle nuove figure inserire nell'equipe

di Andrea Braconi

“È importante il fatto che ci siamo e che ci cercano”. Occorre partire da questa considerazione della dottoressa Patrizia Iacopini per capire quanto lavoro sia stato fatto, dal gennaio dello scorso anno, per garantire la massima efficienza possibile al Centro per i Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) di Fermo. E ad un anno dall’inaugurazione, con la stessa responsabile della struttura con sede in via Zeppilli abbiamo fatto il punto su una realtà che continua a crescere, in termini di utenza e di qualità del servizio.

Dottoressa Iacopini, che bilancio possiamo fare 12 mesi dopo?

“Abbiamo avuto, soprattutto, un’apertura sulla possibilità di utilizzare questo servizio in maniera meno resistente rispetto a quello che è un disturbo quasi da nascondere. Purtroppo ancora c’è questa chiusura e i dati sono impressionanti: nonostante facciamo 4-5 nuovi casi a settimana, quindi dai 16 ai 20 in più al mese, abbiamo attiva una lista di attesa, tenendo conto che le urgenze e le situazioni critiche le evadiamo in tempi brevissimi. Lasciamo più spazio sicuramente alle situazioni critiche e agli esordi, dando risposte immediate.”

In quanti, complessivamente, si sono rivolti al vostro servizio?

“Attualmente siamo sui 250 utenti. La maggior parte sono italiani e abbiamo avuto due situazioni particolari con delle cinesi che sono venute accompagnate da mediatori culturali. La maggior parte sono donne, anche se è in aumento l’accesso al sesso maschile. In generale sono molto giovani ma abbiamo due estremi: dai 13-14 anni agli over 40.”

Il 2018 si è aperto con alcune novità.

“Abbiamo la possibilità di aprirci in una rete assistenziale con la collaborazione dei colleghi ospedalieri per i ricoveri. In questo momento siamo ancora agli inizi di questa possibilità, però dovremmo arrivare ad avere dei posti letto in medicina e in pediatria per le situazioni più critiche che richiedono l’ospedalizzazione.”

Nella vostra equipe sono anche entrate nuove figure.

“Abbiamo una fisioterapista che fa riabilitazione, un aspetto innovativo sia per quanto riguarda le ragazze sottopeso sia quelle situazioni con un’obesità importante. Con i maestri d’arte, invece, c’è tutta la parte riabilitativa più artistica ed espressiva. Inoltre, che c’è una neuro psichiatria infantile, una nuova figura medica che seguirà tutta la parte che riguarda gli adolescenti e i giovani.”

Organico al completo, quindi?

“Adesso sì, come previsto dalla delibera regionale. Il nostro è l’unico centro regionale che è a posto per quanto riguarda l’assetto del personale.”

I prossimi step?

“Oltre alla rete con gli ospedali, a livello regionale stiamo lavorando per l’apertura della residenza a San Marcello di Jesi, un traguardo previsto entro il 2018. Ci saranno 20 posti letto dedicati ai disturbi alimentari.”

E per quanto concerne l’informazione e la prevenzione?

“Lì dobbiamo ancora fare il lavoro con istituzioni e scuole, più tutta la parte degli stakeholder sociali. Abbiamo però avuto richieste per poter fare dei corsi formativi con l’Ambito Territoriale, sia per quanto riguarda l’aspetto divulgativo alla cittadinanza, sia più strettamente inerente alle scuole, alle quali abbiamo dato la disponibilità ad essere coinvolti come centro. C’è l’Università di Macerata che ha chiesto di avviare una collaborazione con noi per poter fare un lavoro epidemiologico sostanziale. Credo che già questo sia importante, vale a dire il fatto che ci siamo e ci cercano. Il lavoro che abbiamo fatto inizia a sentirsi.”

 

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