Un punto di vista moderno
su antichi reperti,
parte il progetto al “Don Ricci”

BELMONTE PICENO - Il progetto partito oggi prevede uno studio sia delle tecniche realizzative il più possibile manuali, sia quello dei materiali. Le riproduzioni saranno in mostra al museo

di Alessandro Giacopetti

Belmonte Piceno, piccolo comune a metà tra le valli dell’Ete e del Tenna, è conosciuto per la ricchezza archeologica derivante dagli scavi effettuati nell’area della necropoli. Alcuni dei reperti sono oggi conservati e visitabili al museo situato lungo il corso del paese, inaugurato nel 2015. Altri reperti si trovano in varie città italiane tra cui Bologna dove è conservata una importante stele. L’Amministrazione non ha mai nascosto la volontà di riunire questo patrimonio all’interno del museo. Lo scorso anno, inoltre, è stato pubblicato un volume “Il ritorno dei tesori piceni a Belmonte, la riscoperta a un secolo dalla scoperta” per permettere a chiunque di comprendere sia il contesto storico nel quale venne effettuato lo scavo nel sito archeologico, sia che cosa è stato rinvenuto. Recente, infine, è la notizia del rinvenimento di reperti in superficie e della prossima riapertura della campagna di scavo. Ora un nuovo progetto coinvolge sia il Comune che gli studenti Centro di Formazione Professionale Artigianelli Opera Don Ricci a Fermo. Qui è stato presentato il progetto con la partecipazione del sindaco Ivano Bascioni, dell’antropologo Giacomo Recchioni e dell’archeologa Benedetta Ficcadenti.

“Tutto nasce – racconta il sindaco Ivano Bascioni – da una idea dell’antropologo Giacomo Recchioni di Marina Palmense, che ha coinvolto il Comune di Belmonte e l’istituto Artigianelli. Il progetto scolastico prevede che gli alunni realizzino oggetti, partendo da esempi concreti, che poi verranno esposti presso il museo archeologico. In questo modo turisti e visitatori potranno rendersi conto meglio di come erano fatti gli oggetti, apprezzandone i colori e i materiali, e potranno anche toccarli, cosa che non è possibile per motivi di conservazione con i reperti veri. Ci sarà quindi sia una ricerca sui materiali da usare che delle tecniche realizzative – aggiunge il sindaco di Belmonte – per riprodurre calzari, uno scudo in pelle che verrà intarsiato manualmente per rispettare la massima attendibilità storica, un anellone piceno e armi come spade e lance. I dettagli sono ancora in corso di definizione ma lo scopo è avere delle riproduzioni il più possibile fedeli al vero”.
Il progetto partito oggi e che coinvolge anche gli insegnanti, sarà portato a termine dagli studenti di termoidraulica e calzatura, e chissà che la loro presentazione a Belmonte non si unisca alla prevista ripresa delle attività si scavo nel sottosuolo, che verrà realizzata dopo una prima fase di studio portata a termine dall’archeologo Joachim Weidig, già direttore scientifico del museo archeologico e curatore del già citato libro “Il ritorno dei tesori piceni a Belmonte”.


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