Salto temporale nella villa romana
alla scoperta dei reperti di Campofilone (FOTO e VIDEO)

CAMPOFILONE - Rinvenuti ceramiche di uso comune, frammenti di marmo per rivestimento, strumenti che servivano a sostenere lastre alle pareti, anfore per immagazzinare prodotti, intonaco dipinto colorato
Immagini degli scavi alla villa romana

di Alessandro Giacopetti

Visita guidata aperta alla stampa questa mattina, dopo il rinvenimento dei resti di una villa romana durante i lavori di allacciamento alla linea del metano da parte della SNAM per l’area di servizio Piceno Est dell’autostrada A 14 che insiste nel territorio di Campofilone. A Tommaso Casci Ceccacci, archeologo e funzionario della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche il compito di fornire lo stato dell’arte, dopo la prima fase di scavo, quella conoscitiva, che sarà conclusa domani.

Villa, le cui tracce sono state rinvenute a qualche metro di profondità in un terreno privato, usato per la coltivazione. I lavori di allacciamento del metanodotto, infatti, prevedevano un solco della larghezza di un metro circa, che improvvisamente ed in modo casuale, ha scoperto una parte di resti archeologici. Da qui sono partiti gli scavi in collaborazione tra SNAM e Soprintendenza. Ci sono due parti: una residenziale, l’altra produttiva, situate a cavallo della strada comunale Fontana Marina, che unisce il borgo di Campofilone alla costa.
“Ad oggi pensiamo che la costruzione risalga al primo secolo avanti Cristo – ha detto l’archeologo Tommaso Casci Ceccacci – poi ristrutturata tra I e II secolo dopo Cristo, con vari interventi. L’attività è continuata nel tempo fino al IV o V secolo”.

Al momento i materiali utilizzati sembrano di un certo pregio. Alcuni sono derivanti dall’importazione commerciale. I motivi dell’abbandono, è stato ipotizzato nel corso della mattinata, potrebbero risiedere nel fatto che sia stata costruita sul versante a valle della collina, dove il terreno è soggetto a cedimento che può portare a un trascinamento di materiali.
Secondo l’archeologo della Soprintendenza “il ritrovamento è un unicum per la fascia litoranea delle Marche sia per estensione che per qualità. Sebbene non sia possibile fare stime sulla sua ampiezza, la distanza lineare tra il punto scoperto a monte e quello a valle è di 80 metri. Sicuramente era più grande e sviluppata. Quella venuta alla luce è solo una parte. La villa era legata alla produzione agricola locale di vino e olio. Riguardo la loro commercializzazione è molto probabile che le produzioni venissero immagazzinate e poi commercializzate tramite i porti di Cupra Marittima e di Fermo.

Dopo la prima fase di indagine, – aggiunge Tommaso Casci Ceccacci – domani ci sarà la chiusura temporanea dell’area di scavo. Bisognerà, quindi, emanare tutti gli atti di tutela necessari. Chiusura temporanea significa provvedere alla ricopertura del sito, in attesa di avere un progetto che porti ad una eventuale ripresa delle indagini in tempi brevi. Sul terreno, la normale attività agricola da parte dei proprietari potrà continuare. Non possono essere fatti, però, interventi in profondità. I lavori si sono concentrati su due aree: quella della villa, e un’altra dove ci sono le cisterne e la parte produttiva. Una delle nostre necessità – spiega Ceccacci – è conoscere con esattezza l’estensione dell’area da scavare”, conclude il funzionario della Soprintendenza.

Presente anche Francesco Candido, capocentro del distretto SNAM Rete Gas di Civitanova Marche: “I nostri lavori sono stati completati e l’impianto è stato messo in funzione il 21 dicembre, senza alcun ritardo nella consegna, seppur sia stato necessario variare il tracciato originale della condotta. Bella la collaborazione con la Soprintendenza, a cui SNAM ha agevolato la prima fase di scavo conoscitivo, pagando l’occupazione temporanea del terreno durante le indagini degli archeologi”.

Ma che cosa è stato trovato esattamente? Tommaso Casci Ceccacci entra nei dettagli: “è stata trovata la classica ceramica di uso comune; prodotti di importazione dalla zona dell’aretino e prodotti africani; una serie di frammenti di marmo usati per il rivestimento, di cui però non abbiamo potuto verificare né la provenienza, né la tipologia. Poi strumenti metallici che servivano a sostenere le lastre di marmo alle pareti, anfore per l’immagazzinamento di prodotti, lacerti di intonaco dipinto con varie colorazioni che vanno dal blu al rosso. Questo ci fa pensare vi siano, nell’area ancora non scoperta, ambienti di vita con grandi stanze affrescate, tipo quelle trovate a Pompei”.

Presenti al completo i componenti della Giunta comunale di Campofilone, con il sindaco Ercole D’Ercoli, il vice Gabriele Cannella, l’assessore Alessia Ionni e la consigliera comunale Michela d’Alessandro. Lo stesso sindaco ha dettagliato i passi che l’amministrazione comunale sta già compiendo per arrivare ad avere un museo archeologico dove conservare i reperti rinvenuti e quelli che, si spera, possano emergere in future attività di scavo. Imprescindibile il supporto sia della stessa Soprintendenza che degli imprenditori locali, alcuni dei quali invitati oggi all’appuntamento. Ipotizzata anche la possibilità di ricorrere alla possibilità dell’Art Bonus, seppur non sia stata ancora concretizzata la quantità di denaro necessaria per la copertura economica degli scavi.


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