di Andrea Braconi
Nella scuola media di Campofilone Andrea Ponticiello aveva già tenuto per due anni un corso di fotografia, all’interno di quella che viene chiamata la Settimana Integrativa. Ma Lorenzo Fulimeni, professore di italiano, geografia e storia, conoscendo l’esperienza del quarantenne elpidiense lo scorso autunno lungo il Cammino di Santiago di Compostela, ha voluto farlo incontrare con gli alunni della seconda A.
“Lorenzo stava affrontando come tema la Spagna – spiega Ponticiello – e mi ha chiesto se mi potesse far piacere raccontare della mia avventura in terra iberica. Da qui è nato un racconto di un’ora con questi fantastici ragazzi”.
Immagino tu sia partito dai tanti perché del tuo viaggio.
“Proprio così. Fulimeni aveva spiegato ai ragazzi che ci sono motivazioni diverse per affrontare quel cammino, spirituali, religiose o altro. Così è stato facile inserire in questo ragionamento le mie motivazioni.”
Le immagini hanno rappresentato una parte importante di questa esperienza.
“Vero. E la prima fotografia che ho messo è stata quella dell’ala dell’aereo. Quando sono partito, infatti, avevo paura di affrontare tutto questo, ma appena ho sentito il rumore dell’aereo alla partenza mi è salita la carica necessaria per affrontare il viaggio e ho pensato: ok, è andata, sto facendo questa cosa! Ed ero felice.”
E quando l’hai raccontato agli studenti cosa è successo?
“Stavo per mettermi a piangere e a loro ho detto: tranquilli, non preoccupatevi perché durante il cammino si impara a piangere, anche per le cose belle.”
Poi come hai sviluppato la tua spiegazione?
“Ho spiegato i cambiamenti che avevo avuto prima della scelta di partire, del pellegrinaggio Macerata-Loreto che avevo fatto e di quando mi è venuta l’illuminazione di partire.”
Perché hai portato lo zaino in aula?
“Loro mi conoscono come insegnante del corso di fotografia, con il mio piccolo zaino. Ma ho pensato di far vedere loro lo zaino del pellegrino, anche per riambientarmi psicologicamente.”
Tra le domande che ti hanno fatto, quali sono state le più curiose?
“Quando ho parlato della Meseta spagnola, un deserto dove per chilometri non trovi assolutamente nulla, la domanda più curiosa è stata quella di Lara, allieva del mio corso di fotografia, che mi ha chiesto: scusa Andrea, ma se ti si scaricava la macchina fotografica? Io le ho risposto che un bravo fotografo ha sempre almeno due batterie dietro.”
Conoscendo la curiosità dei ragazzi, non credo si siano limitati solo a questo.
“Certamente no, mi hanno chiesto dove avessi dormito, ma spesso mi sono stati ad ascoltare in silenzio quando ho parlato più del lato spirituale che di quello pratico”.
Al di là di questo incontro a Campofilone, più volte hai detto che per te parlare del Cammino di Santiago è diventata una sorta di missione.
“Incontro diverse persone che mi fermano chiedendomi informazioni e questo mi fa piacere, soprattutto per il senso della mia esperienza.”
E l’idea di un libro ti ha mai sfiorato?
“Durante il cammino ogni giorno scrivevo le mie sensazioni e quello che vivevo a livello introspettivo. Adesso sto riportando tutto su pc, nell’attesa di incontrare un editore interessato a questa storia. Diverse persone stanno scrivendo libri sul Cammino ma io porto la mia prospettiva, che è sicuramente diversa da quella degli altri.”
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