Rapina in gioielleria: spuntano
impronte digitali, dna e immagini:
ore contate per i banditi in fuga

PORTO SAN GIORGIO - Uno dei tre banditi, con una brillante quanto fulminea azione dei militari dell'Arma, è stato bloccato e successivamente arrestato: dovrà rispondere di rapina (a mano armata), aggressione e lesioni. Passata al setaccio anche la Fiat 500 noleggiata dai criminali

Le tracce trovate dai carabinieri del Norinv

di Giorgio Fedeli

Impronte digitali, tracce di dna, immagini della videosorveglianza del negozio, descrizioni fornite da testimoni oculari. Notevole la mole di elementi in mano ai carabinieri sulla rapina perpetrata a danno della gioielleria l’Arte dell’Oro di Giuseppe Traini nel pomeriggio del 30 giugno scorso (leggi l’articolo). I militari dell’Arma della compagnia di Fermo, con in testa il comandante, il capitano Roland Peluso, anche se nulla trapela dall’iter delle indagini, sembra stiano rapidamente stringendo il cerchio sull’identità dei due rapinatori che mancano all’appello per chiudere definitivamente il cerchio sulla banda che ha assaltato e aggredito il gioielliere sangiorgese.

Uno dei tre malviventi, un giovane di origini campane, è infatti finito nella rete dei carabinieri subito dopo aver rapinato L’Arte dell’Oro. E’ stato convalidato il suo arresto. Ed ora quel ragazzo dovrà rispondere di rapina a mano armata, lesione e aggressione.

IL PIANO DEI BANDITI

L’auto usata dai ladri e sequestrata dai carabinieri

Tornando alla ricostruzione di quel pomeriggio da incubo per Traini, quei tre banditi sono arrivati a Porto San Giorgio a bordo di una Fiat 500, noleggiata a Napoli. E presumibilmente dopo un sopralluogo in città (dove era in corso la kermesse Pro loco in Festa, e dunque con strade chiuse al traffico e circolazione con numerose variazioni rispetto all’ordinario), hanno deciso di colpire l’attività di piazza Marina. Entrati con una pistola, forse giocattolo, hanno aggredito Traini immobilizzandolo a terra per poi ripulire il suo negozio e trafugare pietre preziose per un valore di circa 80 mila euro. E via a darsi alla fuga.

L’ARRESTO

Nel frattempo, sotto shock, il gioielliere è riuscito a lanciare l’sos. E una pattuglia dei carabinieri di Porto San Giorgio, in zona per un pattugliamento, si è fiondata in piazza Marina. Acquisita una descrizione sommaria dei banditi, i militari della stazione sangiorgese si sono lanciati verso la vicina via Gentili. E proprio lì, nei pressi della Società Operaia, si sono incrociati con un giovane in affanno e sudato. Il ragazzo, alla domanda cosa stesse facendo da quelle parti, in una stradina secondaria che gira tutt’intorno all’edificio della Società Operaia collegando via Gentili a via Simonetti, una viuzza usata solo dai residenti, non ha fornito una risposta che ha convinto le divise. E così è stato immediatamente bloccato e da lì a poche ore assicurato alla giustizia.

LE INDAGINI

Nella serata del 30 giugno, poi, i carabinieri hanno anche rintracciato la Fiat 500, a pochi metri di distanza dalla gioielleria. Questo induce a pensare che tutti e tre i banditi, arrivati a bordo della vettura, siano poi scappati a piedi. Uno è stato bloccato. Gli altri due ancora sono latitanti. Gli inquirenti, al momento, non escludono alcuna ipotesi: che abbiano trovato rifugio da qualche loro contatto ‘locale’? che abbiano ripreso la strada, magari in treno, verso la Campania, se di campani si tratta? Un lavoro di intelligence minuzioso che al momento si sta concentrando sulle numerose tracce di dna, impronte digitali raccolte dal Nucleo operativo – Reparto investigativo dell’Arma che ha lavorato sull’auto e nel negozio sempre il 30 giugno, fino a notte fonda. Il materiale sarà spedito ai Ris ma sembra che già i carabinieri siano a buon punto nelle ricerche dei latitanti.

Rapina a mano armata in gioielleria, intervento fulmineo dei carabinieri: bloccato un uomo


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