La storia infinita e travagliata della risalita meccanizzata di Fermo

FERMO - A quasi quarant'anni dalla prima idea e dall'inizio dei lavori al maxiparcheggio, con l'inaugurazione, oggi, delle prime due scale mobili si avvicina a soluzione una storia caratterizzata da tanti diversi progetti, bocciature della Soprintendenza, frane, attentati incendiari, risvolti giudiziari e che ha visto avvicendarsi dieci sindaci

La prima idea del parcheggio interrato sotto Piazzale Carducci è del 1979, scartata, poi ripresa nel 1984 con l’aggiunta di un centro polifunzionale (disegno di Lorenzo Quintili)

 

di Paolo Bartolomei

Ripercorriamo in sintesi la storia, dalle prime ipotesi di parcheggi (interrati o scoperti) fino a tutti i progetti per la risalita meccanizzata.

ANNI ’70 : LA PRIMA IDEA DI PARCHEGGIO INTERRATO

La prima idea di un grande parcheggio vicino al centro storico risale alla fine degli anni ’70 (sindaci Enrico Ermelli Cupelli e Annio Giostra 1975-79). Il progetto prevede una struttura a tre livelli completamente interrati nel sottosuolo di piazzale Carducci (sotto al palazzo delle Poste) tutta su area pubblica, quindi senza necessità di espropri, con quasi 500 posti. L’impianto di risalita sarebbe costituito solo da ascensori verticali situati tra l’edificio delle Poste e quello del mercato coperto e che portano fino in Piazzale Azzolino.

1979-1981: IL NUOVO PROGETTO DEL PARCHEGGIO SCOPERTO

Il timore di trovare reperti archeologici sotto a Piazzale Carducci che bloccherebbero a lungo i lavori, poi la successiva crisi politica del 1979 (sindaco “esploratore” Fabrizio Emiliani) fanno cambiare orientamento verso un maxiparcheggio scoperto, da realizzare più in basso, dove lo vediamo oggi, per poter avere oltre 800 posti, ma con gli inconvenienti della maggiore distanza da Piazzale Azzolino e che l’intera area individuata è privata.
Nonostante gli ultimi due profili negativi, sottostimati rispetto al rischio dei ritrovamenti archeologici, visti invece come più concreti, l’amministrazione successiva (sindaco Ettore Fedeli 1979-81) si allinea alla nuova idea, già consolidata, del parcheggio scoperto, e delibera il relativo progetto.

1981-1985: IL TRAVAGLIO DEI LAVORI E L’ATTENTATO INCENDIARIO

Il cartello, polemico e scherzoso, appeso da Isidori all’ingresso del cantiere.

Nell’estate 1981 iniziano i lavori che si protraggono per ben quattro anni a causa dell’ostruzionismo di uno dei proprietari (Isidori) che, ritenendo illegittimo l’esproprio della sua terra e insufficiente l’indennizzo, ostacola di continuo i lavori.
Di notte fa sparire paletti e recinzioni del cantiere, di giorno si piazza con una sedia, giornale e fiasco di vino davanti alle ruspe, bloccandole, oppure parcheggia la propria auto in mezzo al cantiere, fino a scaricare interi camion di breccia. Arriva a prendere a sassate operai e tecnici e a dare fuoco ad una ruspa.

La vicenda finisce nelle aule di giustizia: con la condanna penale del proprietario ma anche con la condanna sia civile che amministrativa del Comune ad un risarcimento miliardario alla famiglia Isidori (a causa di un contrasto normativo esistente proprio in quel momento tra leggi vecchie e nuove sugli espropri).
I processi però servono anche per far venire a galla alcune irregolarità negli appalti.

1985: CONCORSO NAZIONALE DI IDEE PER LA RISALITA MECCANIZZATA

Dopo quattro anni, caratterizzati da numerose interruzioni dei lavori (proseguiti poi con la presenza costante della forza pubblica) e da una frana che riempie di fango le abitazioni sottostanti, nel 1985 (sindaco Fabrizio Emiliani) c’è finalmente l’inaugurazione del parcheggio (però con meno della metà degli 800 posti progettati inizialmente).
L’anno dopo c’è l’apertura della nuova sottostante Via Salvo D’Acquisto che sostituisce un tratto della vecchia circonvallazione nord (via Bellesi): dall’accesso ovest dei parcheggi fino all’incrocio del Tirassegno.

La distanza e la notevole differenza di quota tra il maxi parcheggio e Piazzale Azzolino rendono necessario il collegamento attraverso impianti di risalita meccanizzata che non siano semplici ascensori verticali; il Comune per la realizzazione bandisce un concorso nazionale di idee, pubblicato in Gazzetta Ufficiale.

Su 26 progetti, i vincitori sono uno studio di architettura di Monza (arch. Gian Claudio Di Cintio) e uno di Como (ing. Lovato) che propongono: il primo la soluzione aerea (una struttura che passa sopra alle case di via Sant’Anna), il secondo quella sotterranea.
La Soprintendenza boccerà entrambi gli elaborati, anche quello sotterraneo per la presenza di un muro molto antico (che invece, secondo molti, sarebbe stato valorizzato dal tunnel, perché reso visibile).

Scartati sia il terzo classificato (arch. Luchetti di Ancona) e tutti gli altri, le difficoltà ad elaborare progetti alternativi, le polemiche sempre più forti e le contestazioni legali da parte dei progettisti vincenti, fanno tramontare il percorso meccanizzato e anche il nuovo progetto del parcheggio sotterraneo a Piazzale Carducci che nel frattempo era stato riproposto, però sotto forma di centro polifunzionale con spazi commerciali, quindi autofinanziato, con l’appoggio dell’Unione Industriali del Fermano.
Il collegamento avverà con bus-navetta gratuito “provvisoriamente”, ma in realtà resterà operante fino ad oggi.
Il nuovo sindaco Francesco De Minicis (1986-89) avrà a che fare con il risacimento (maxi come il parcheggio) alla famiglia Isidori perché il Comune perderà sia in Appello che in Cassazione.

Tra lavori e causa persa i costi generali superano i quattro miliardi di lire e di scala mobile ancora nemmeno l’ombra perché qualsiasi altra iniziativa progettuale si ferma e non ci saranno concrete novità durate le amministrazioni dei tre sindaci seguenti (Petrelli, Macchini ed Emiliani).

Ogni posto auto del nuovo parcheggio – commentano i maligni – è costato come… un’auto“.

Visione generale del parcheggio scoperto con i percorsi di risalita fino a Piazzale Azzolino nella proposta del Comune ai concorrenti nel 1984. In basso: piantina del parcheggio scoperto, in rosso le parti non realizzate e che hanno fatto ridurre la capienza rispetto al progetto originario. (disegno di Lorenzo Quintili).

 

ANNI ’90: IL PROGETTO FEDELI

Dieci anni più tardi la giunta del sindaco Ettore Fedeli (1993-2001) prova a risolvere il problema dell’incompiuta, inserendo la risalita meccanizzata sotteranea, concepita diversamente, in un project financing disegnato a grandi linee dall’architetto Carmassi, che coinvolge anche ristrutturazione e ampliamento del mercato coperto e la realizzazione di un terminal (uffici, spazi commerciali e sale di attesa) nel parcheggio in basso. Però la fine anticipata della sua amministrazione impedisce all’opera di giungere a concretizzazione quando non mancava molto e viene realizzato solo il terminal.

ANNI DUEMILA: IL TENTATIVO DI RUSCIO

Anche il sindaco Nino Di Ruscio (2001-2011) torna alla carica, ma anziché proseguire sulla strada già tracciata dalla precedente amministrazione, vara un nuovo e diverso project financing di più grande respiro che punta alla riqualificazone di tutto il versante nord e che prevede la scomparsa del mercato coperto, inglobato nel nuovo edifico, e il collegamento pedonale all’interno di un centro polifunzionale commerciale.
Però anche in questo caso la “maledizione” della risalita meccanizzata colpisce ancora e non bastano dieci anni di amministrazione per riuscire a vedere la soluzione.

Plastico del progetto Di Ruscio. L’edificio bianco al centro è il palazzo delle Poste, l’edificio a destra ingloba l’ex mercato coperto.

 

2011 – 2018: LE GIUNTE BRAMBATTI E CALCINARO

Inizio dei lavori nel 2016 per il passaggio delle prime due scale mobili

Giungiamo ai giorni nostri e ci riprova l’amministrazione di Nella Brambatti con un progetto diverso dai precedenti, meno impattante e che prevede scale mobili e ascensori, utilizzando i fabbricati esistenti.
Anche in questo caso la caduta anticipata della sua giunta impedisce la prosecuzione del progetto che però quella successiva (oggi in carica), riprende senza sostanziali modifiche, a differenza da quanto fatto dai predecessori.
Dopo il superamento di diverse problematiche, oggi si riesce a concretizzare quantomeno l’attivazione della prima parte della risalita dal parcheggio fino a via Sant’Anna (un ascensore e due scale mobili).

A quasi quarant’anni dall’inizio dei lavori e una decina di sindaci, quella che assomiglia alla “maledizione di Tutankhamun” in versione tutta fermana, è in parte sconfitta, ma per vederla soccombere interamente (cioè con l’arrivo della risalita meccanizzata fino a Piazzale Azzolino) occorerà attendere ancora qualche anno.
Sarà Paolo Calcinaro a mettere il cappello sull’opera terminata o ancora qualche altro futuro sindaco di Fermo?

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