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Bohemian Rhapsody: Rami Malek riporta in vita Freddie Mercury nel biopic sulla storia dei Queen

Per gli appassionati di cinema la recensione di Giuseppe Di Stefano

La grande interpretazione di Ray Charles da parte di Jamie Foxx ha appena ottenuto un degno concorrente. Infatti, credo che per ora non ci ricapiterà di vedere un biopic ben fatto come Bohemian Rhapsody, che riesce a catturare l’immenso carisma e il brio del cantante dei Queen, Freddie Mercury, grazie alla geniale interpretazione di Rami Malek che imita con minuzia la spavalderia maliziosamente stravagante dell’artista, pur mantenendo una scioltezza che consente al personaggio di essere credibile: la sua performance è il motore del film. Persino i fan dei Queen, che ricordano il vero Freddie, non crederanno ai loro occhi.

 

Bohemian Rhapsody ha avuto un percorso difficile prima di arrivare sul grande schermo, con diverse star e registi che hanno firmato e poi lasciato il progetto. Inoltre, nel bel mezzo della produzione, il regista Bryan Singer è stato sostituito da Dexter Fletcher (che realizzerà il biopic Rocketman di Elton John) sebbene Singer sia l’unico regista accreditato su questo film. Tale turbolenza dietro le quinte lascia spesso presagire disastri, ma il film finito mostra solo piccoli segni di questa storia complicata.

Il biopic, ufficialmente autorizzato dalla band, ripercorre i principali tratti dell’ascesa di Mercury senza troppi dettagli digressivi, mescolando momenti di trama familiari con brio e senso dell’umorismo, mentre allo stesso tempo insiste sul tessuto emotivo della storia, costruendo un climax genuinamente commovente. Bohemian Rhapsody ci mostra Mercury a partire dal 1970, mentre sogna la celebrità, collaborando con il chitarrista Brian May (Gwilym Lee), il batterista Roger Taylor (Ben Hardy) e il bassista John Deacon (Joe Mazzello) per formare i Queen. Nel corso dei successivi 15 anni, la band raggiungerà i vertici della fama ma affronterà una forte turbolenza quando Mercury inizierà a pianificare una carriera da solista, mettendo in dubbio il futuro dei Queen.

La sceneggiatura di Anthony McCarten stabilisce fin da subito il bisogno di reinvenzione di Mercury: crescendo, Farrokh Bulsara cambia il suo nome in Freddie Mercury e si vergogna della sua educazione a Zanzibar. Questo imbarazzo, Malek riesce a trasmetterlo in ogni momento, mentre interpreta l’autocosciente giovane che è rimasto all’interno di Mercury. Poi, è inevitabile che una certa quantità di licenza narrativa e cliché da rock star verranno utilizzati ma il film riesce molto bene quando sceglie di romanzare, soprattutto alcune vicende familiari.

Sebbene Bohemian Rhapsody ricalchi la storia dei Queen, il film appartiene a Mercury, la cui storia spesso triste è controbilanciata dalla vivace musica della sua band. Contrapposizione che viene mostrata anche nel finale del biopic dove, durante il Live Aid del 1985, sul volto di Malek coesistono sia la tristezza, per il suo passato e per ciò che lo attende, che l’euforia per il presente.

di Giuseppe Di Stefano


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