di Andrea Braconi
Tre anni dopo il terribile sisma che piegò il centro Italia, si avvicina il momento delle celebrazioni per ricordare le vittime (circa 300) che rimasero sepolte sotto le macerie la notte del 24 agosto 2016. Tre anni e tre commissari straordinari dopo (Errani, De Micheli e Farabollini), la ricostruzione sembra ferma al palo e tra le comunità locali la polemica monta giorno dopo giorno a causa delle lungaggini burocratiche e dell’inerzia della classe dirigente.
Ma di quelle ore immediatamente successive, di un dopo terremoto fatto soprattutto di ombre, ci sono luci che continuano a brillare. Sono quelle delle realtà associative che, tra le macerie prima e lungo le arterie stradali delle zone colpite poi, hanno continuato a resistere e a mantenere viva l’attenzione su problematiche che, con largo anticipo su quel punto di non ritorno, condizionavano la vita nell’area montana del Fermano e non solo.
Per questa serie di motivi – e anche per rendere merito al lavoro di tanti volontari – siamo andati ad incontrarle insieme ad un cicerone d’eccezione, Francesco Lusek, che all’epoca era ancora alla guida dell’Ufficio di Protezione Civile del Comune di Fermo, tra gli attori principali nel sostenere Amministrazioni e popolazioni ancora sotto shock per gli effetti provocati dalle scosse.
Nel nostro breve ma significativo viaggio siamo partiti da Santa Vittoria in Matenano, dove ha sede una storica pubblica assistenza, quella Croce Azzurra che proprio il prossimo 24 agosto (una data casuale, non legata alla ricorrenza del sisma) celebrerà i suoi primi 30 anni di vita, con annessa presentazione di una nuova ambulanza acquistata con fondi propri.
LA FESTA
L’appuntamento, come detto, è per il penultimo sabato del mese, a partire dalle ore 17 con il raduno delle Consorelle in Corso Matteotti, seguito dalla Santa Messa e la benedizione dell’automezzo. Alle 18.45 si susseguiranno gli interventi di autorità civili, militari e religiose, fino alla cena sociale in Piazza Frà Berardino Urbani. Una festa attesa e che nasce sotto il segno di Giuseppe “Peppe” Massi, uno dei fondatori e presidente per circa vent’anni, scomparso nel marzo di quest’anno.
E a lui sarà dedicato proprio il nuovo mezzo, come ci ha spiegato il suo successore Roberto Tanucci, per 25 anni vice sindaco del borgo e per 10 assessore della Comunità Montana dei Sibillini, oltre ad aver ricoperto svariati incarichi in altri enti. “Le prime mosse erano state fatte con Peppe, già programmavamo la festa – racconta, affiancato da Graziano Natali e Silvia Ortolani -. Questa è la sua idea e il programma resterà quello. Certo, il 24 agosto si sommeranno tante cose diverse, ma soprattutto si chiuderà un ciclo per aprirne un altro. Ci sarà sicuramente continuità nei progetti, cercando anche di potenziare la nostra Croce Azzurra. Di questo ne abbiamo parlato anche con Licio Livini, direttore dell’Area Vasta 4, che si è dimostrato molto disponibile. Mantenere due postazioni h24 è difficile, ma noi siamo convinti che ci sia la possibilità di continuare su questa strada”.
Ma quello su cui Tanucci punta maggiormente è un pieno coinvolgimento dei Comuni fondatori nel lontano 1989 (Montefalcone Appennino, Montelparo e Smerillo, oltre naturalmente alla stessa Santa Vittoria in Matenano) e non solo (a detta del presidente, sembrerebbe prossimo l’ingresso di Monsampietro Morico). “È un aspetto che rimarcherò quel giorno – annuncia – perché questa torni ad essere considerata la pubblica assistenza di tutti. Sul simbolo, quindi, voglio rimettere questi paesi, un patrimonio che va assolutamente recuperato”.
IL RICORDO
A spingere Tanucci verso questa direzione è anche il grande lavoro fatto da Massi. “Lui era sempre presente, era il San Pietro della situazione e teneva le chiavi del nostro paese. Era disponibile 24 ore su 24 e tutte le mattine alle 7 era già qui. Oltre al rapporto amministrativo, da 10 anni facevo parte del direttivo ma con la sua figura si sono intrecciati anche rapporti familiari. Voglio che il suo impegno si diffonda il più possibile, anche andando oltre, e lo dico in maniera scherzosa, a quel suo piccolo difetto di essere troppo campanilista, anche se poi sapeva aprirsi a tutti”.
I MEZZI E LA SEDE
I mezzi, dicevamo. Ad oggi la Croce Azzurra conta 3 ambulanze di tipo A, 1 ambulanza per servizi secondari, 1 pulmino e 3 macchine, operando in h24 sia a Santa Vittoria che ad Amandola. “La nostra è una realtà piccola ma in attivo – sottolinea orgogliosamente – che conta 5-6 volontari, a cui si aggiungono 6-7 fissi e anche due ragazzi del Servizio Civile”.
E la pubblica assistenza, che vide come primo presidente Cesare Milani, è pronta sia ad inaugurare subito la nuova ambulanza (“Sono andato io a ritirarla con altri del direttivo, l’ho portata per 200 chilometri da Pistoia a Santa Maria degli Angeli, ad Assisi, e posso dire che è un gioiello”), sia a proiettarsi verso un altro obiettivo di grande valenza: l’apertura di una sede ad Amandola.
“Partiamo parlando della postazione di Santa Vittoria, che qualcuno vede come inutile. Lo vadano a dire ad una persona che qualche settimana fa è stata colpita da un infarto e che grazie alla nostra celerità è arrivata in tempo ad Ascoli. Il nostro fine è sempre quello di ridurre i tempi di intervento, se c’è un codice di bassa e media gravità andiamo da soli, altrimenti se è più grave intervengono altri ma noi accorciamo percorsi e tempi”.
E per migliorare il proprio servizio ecco l’idea di un distaccamento in quello che, almeno da un punto di vista socio sanitario, sta diventando il riferimento dell’intera area montana. “Ad Amandola abbiamo preso in affitto una struttura di 150 metri quadri per il nostro equipaggio e per fare dei corsi. Contiamo di aprirla entro fine anno”.
DAL TERREMOTO AL PRESENTE
A chiudere la nostra chiacchierata il ricordo di quell’agosto 2016, quando la Croce Azzurra si ritagliò suo malgrado un posto nella cronaca nazionale e internazionale a causa della distruzione di un’ambulanza parcheggiata all’esterno dell’Ospedale di Amandola, duramente danneggiato dalle scosse. “Quell’immagine ha fatto il giro del mondo ed è stato un fatto che ha avuto tante sfumature, anche negative. Oggi, però, vogliamo solo dire grazie alla Fondazione Carifermo per il contributo necessario per la riparazione”.
A ricordare quella notte dell’agosto 2016 e ciò che ne seguì è Natali. “Eravamo di turno ad Amandola, dove c’era un soccorritore. Ci siamo occupati dell’evacuazione dell’ospedale verso vari presidi del territorio provinciale. È stata una giornata tremenda, due erano di turno qui mentre l’autista stava su. Nei giorni successivi mancando l’ospedale sono aumentati i trasporti verso Fermo e qualcosa verso Ascoli Piceno, con un impegno costante da parte di tutti i volontari”. E anche questo aspetto, certamente non secondario, verrà celebrato sabato 24 di fronte ad una cittadinanza (e ad un territorio) che a questi uomini e queste donne possono soltanto dire grazie.
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