di Andrea Braconi
Una richiesta di convocazione urgente del Consiglio entro 20 giorni e una mozione da discutere e porre in votazione: sono gli atti presentati questa mattina in Comune a Fermo e sottoscritti da ben 7 consiglieri di minoranza: Marco Mochi, Mirko Temperini, Massimo Rossi, Maria Giulia Torresi, Sonia Marrozzini, Pierluigi Malvatani e Pasquale Zacheo.
Il tema è quello evidenziato a gran voce sabato scorso da Rossi e Torresi (LEGGI QUI), vale a dire l’acquisizione del complesso della ex stazione ferroviaria di Santa Lucia.
Nella mozione i firmatari spiegano le ragioni per le quali, a loro parere, il sindaco Paolo Calcinaro sia tenuto ad attivare subito gli uffici preposti – come si legge nel testo – “per la predisposizione in tempo utile di tutti gli atti di natura amministrativa e finanziaria, da approvare in sede di Giunta e di Consiglio comunale, allo scopo di partecipare all’asta pubblica per l’acquisto del complesso”. Al primo cittadino, inoltre, viene chiesto di “attivare contestualmente un tavolo di concertazione con la Steat Spa, allo scopo di condividere con la stessa società, partecipata dallo stesso Comune di Fermo, una futura dislocazione del deposito degli autobus con relativi servizi, che contemperi le esigenze vitali dei cittadini con quelle di funzionalità, efficienza, economicità ed efficacia dell’azienda del trasporto pubblico locale”.
Infine, per la minoranza Calcinaro sarebbe tenuto “a condividere con la Commissione Consiliare Urbanistica, nonché con l’intero Consiglio, il percorso di pianificazione di tali funzioni strategiche della città, che non possono essere assolutamente delegate nei fatti alle scelte degli attuali amministratori della società di trasporti”.
Tutti elementi già esposti in occasione della conferenza stampa da Rossi e Torresi i quali, alla replica dello stesso sindaco (LEGGI QUI), ribattono punto su punto.
“Non è assolutamente vero – scrivono – che per esercitare il diritto di opzione (offerta al Comune all’Agenzia del Demanio nel maggio scorso) l’Amministrazione comunale avrebbe dovuto reperire la somma necessaria all’acquisto entro 15 giorni”. Secondo Rossi e Torresi, sarebbe bastata una delibera del Consiglio “con la formale espressione della volontà di avvalersi del diritto offerto dall’agenzia del Demanio, a cui dar seguito in tempi definiti”. In quel caso, aggiungono, “l’Agenzia avrebbe sospeso la procedura di vendita all’asta anche a seguito di una manifestazione di interesse espressa in altre forme meno ‘impegnative’; sarebbe bastato semplicemente telefonare all’Agenzia del Demanio per avere conferma di ciò, come noi abbiamo fatto”.
Il secondo punto riguarda l’eventuale acquisto e restauro degli immobili da parte della Steat, come ipotizzato dal sindaco. “Questo non risolverebbe i problemi di grave incompatibilità del deposito con il polo scolastico circostante, anzi, incancrenirebbero definitivamente il problema. Sia in Consiglieri di minoranza che le associazioni cittadine, infatti, non hanno mai posto esclusivamente il problema del recupero architettonico dei fabbricati di interesse storico (seppure importante), ma hanno sempre chiesto il recupero e la riqualificazione dell’area in rapporto alle esigenze socio culturali della numerosa utenza scolastica frequentante il polo scolastico circostante e più in generale dei cittadini”.
Infine – e non poteva essere diversamente – i costi per la riconversione e riqualificazione funzionale dell’area (ricordiamo che la base d’asta per il solo acquisto è di 650.000 euro). “Va detto che tali interventi – concludono i due consiglieri – potrebbero avvenire gradualmente (ed anche il trasloco della Steat avrebbe necessità dei ‘suoi tempi’) con la possibilità, nel frattempo, di intercettare linee di finanziamento di vario genere esistenti in relazione alla specifica destinazione da dare all’area”.
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