di Andrea Braconi
Si poteva fare. Ma è stato deciso di non farlo. I consiglieri di minoranza Massimo Rossi e Giulia Torresi contestano la “non scelta” del sindaco Paolo Calcinaro in merito all’area che oggi ospita i mezzi della Steat. “Non vogliamo polemizzare con l’Amministrazione – precisa Rossi in apertura di una conferenza stampa tenuta proprio all’esterno di quella che dai fermani è conosciuta come la Stazione di Santa Lucia – ma fare tutto quello che è nel nostro dovere come minoranza per evitare che si dia uno schiaffo al futuro della città, uno dei tanti che la stessa Fermo ha preso nella sua storia”.
Perché per l’opposizione (a partire dal consigliere Pd Pierluigi Malvatani, che per primo in Consiglio comunale aveva sollevato la questione) la scelta di non acquisire quest’area, in particolare da parte del sindaco, “è una scelta che produce un danno irreversibile alla qualità urbana e alla qualità della vita dei cittadini e, in particolare, dei giovani”.
Ciò che si prospetta – è il Rossi pensiero – è di lasciare l’area alla società dei trasporti, interessata alla sua acquisizione (come rimarcato a più riprese dal presidente Alessandrini), rinunciando in questo modo ad una serie di progettualità per un diverso sviluppo ed utilizzo dei 10.000 metri quadri esistenti. “Con l’ultimazione di quello che è stato chiamato Polo scolastico ci sarà un’ulteriore congestione del traffico, un presumibile maggiore inquinamento ed un altrettanto presumibile rischio per la sicurezza di migliaia di studenti che orbitano in quest’area”.
Documenti alla mano, a Calcinaro viene contestato di non aver illustrato alla città e agli stessi consiglieri un passaggio cruciale. “Il 10 maggio 2019 l’Agenzia del Demanio scrive via Pec una nota a Comune, Provincia e Regione spiegando di procedere all’alienazione. Al Comune viene fatto l’invito ad esprimere il diritto di opzione, e non prelazione, entro 15 giorni dal ricevimento della stessa comunicazione, al prezzo di vendita indicato e quindi senza rialzi. Ma il sindaco ha deciso di non rispondere. Ci chiediamo il perché e se in questa scelta ha coinvolto la sua maggioranza. Sicuramente non ha coinvolto gli organismi pubblici e questo è gravissimo da un punto di vista istituzionale. Il 30 luglio in Consiglio comunale Malvatani del Pd ha sollevato la questione, in maniera incidentale durante una discussione su una variazione di bilancio, e nel suo intervento verbalizzato il sindaco Calcinaro non ha avuto il coraggio di dire alla città che lui aveva forse già deciso. Questa, a nostro modo di vedere, è una cosa gravissima”.
Alla domanda se l’acquisto al prezzo di 650.000 euro fosse praticabile o meno in un momento complicato come quello attuale per gli enti locali, rispetto ad un Calcinaro che aveva rimarcato l’impossibilità per il Comune di affrontare una simile investimento, Rossi sembra guardare oltre il presente. “Ma secondo voi è immaginabile che un Comune come Fermo non possa spendere quella cifra per un’area così strategica? Deliberi l’acquisto e fai un mutuo, la rata annuale si aggirerebbe sui 40.000 euro all’anno, esattamente quanto paga oggi la Steat. E sia chiaro, perché siamo anche noi amministratori: nessuno ti chiede di realizzare immediatamente chissà quale progettualità, ma gradualmente hai la possibilità di intercettare risorse ed investire. Si è persa un’occasione storica e la città nelle sue espressioni associative sta manifestando sofferenza”.
Il 15 ottobre è il termine per la presentazione delle offerte, poi il 17 ci sarà l’asta. “In questo periodo noi faremo il possibile per far cambiare posizione al sindaco. Con Giulia lunedì presenteremo un’ordine del giorno e speriamo che i nostri diritti non vengano calpestati, ritardando la discussione in Consiglio come purtroppo già avvenuto in passato. La scelta è reversibile, il Comune può partecipare all’asta e, essendo socio della Steat, può sicuramente dialogare al meglio con la società”.
Una scelta, quindi, che dovrà nascere a seguito di una discussione approfondita. “Serve un’assunzione forte di responsabilità, è una delle scelte strategiche per la città: come si fa a non porsi questo problema? Perché non si convoca la Commissione competente? Non si governa così, ma studiando insieme le soluzioni”.
A rendere ancora più chiara la situazione è Giulia Torresi: in mano una cartografia con evidenziate le varie sedi dell’Iti, l’Ipsia, la palestra dello stesso Montani ed il nuovo Polo scolastico. “Perché quest’area non può diventare il polmone di collegamento tra le varie sedi scolastiche? È la sua destinazione naturale, nella quale potrebbero nascere una sala multifunzionale, un centro studi, una casa studente ed un museo nell’ex ferrovia. Non si rinuncia a tutto questo”.
Torresi definisce scontata la risposta del sindaco in merito alla sbandierata vigilanza del Comune sulla riqualificazione dell’area. “Serve invece l’acquisizione dell’area per ragionare sul futuro. Pensiamo ad esempio alla strada davanti al Montani, dove non c’è un marciapiede ed i ragazzi passano in mezzo alla strada. La situazione potrebbe essere rivista, si potrebbe riprogettare un’area di edilizia scolastica. Perché il vero polo scolastico non è la struttura che ospiterà la Betti-Fracassetti, ma tutta l’area”.
La consigliera manifesta i suoi dubbi sia sull’aspetto economico (“Non esiste se lo vediamo dal punto di vista amministrativo, perché se a Fermo non riusciamo a trovare 40.000 euro all’anno per un mutuo a 20 anni…”) sia sui livelli di sicurezza.
La chiusura di Rossi, oltre ad una sottolineatura sulla questione del federalismo demaniale riferibile alle dichiarazioni di Calcinaro (“Una norma del 2013 – spiega Rossi – attraverso la quale lo Stato cede senza oneri un bene inutilizzato ma che spiega anche come se il bene è invece utilizzato a titolo oneroso dall’anno successivo all’acquisizione dai trasferimenti viene tolta la somma pari all’onere”), vede anche un’ulteriore analisi sul tema della viabilità e del traffico ricadente nella zona: “Qui la Steat, e ho parlato con gli amministratori, si rende conto che quest’area con l’apertura del Polo scolastico diventerà ulteriormente problematica, perché far uscire e rientrare pullman nelle ore di punta sarà più complicato. Già il Consiglio di Amministrazione se ne è occupato e ha iniziato a vedere altre aree. Quindi, c’è un grande controsenso con la scelta del Comune e tra qualche anno potrebbe non essere conveniente per la stessa Steat. Ecco perché questo è il momento giusto per fare qualcosa. Il Comune apra un tavolo, inizi a ragionare con la Steat e renda l’area compatibile con la sua vocazione”.
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