di Andrea Braconi
Una partita non giocata in maniera autoreferenziale, ma ad esclusivo vantaggio di un territorio duramente ferito dal sisma e che meritava, anzi, merita una forte rappresentanza nelle sedi istituzionali. La sottolineatura del senatore dem Francesco Verducci arriva puntuale, dopo che da più parti il suo nome era stato accostato alla figura di sottosegretario con delega alla ricostruzione. Un’ipotesi, circolata non solo in ambienti di partito (LEGGI QUI), che sembrava prendere sempre più corpo. E che invece, al momento decisivo, ha visto il sud delle Marche rimanere fuori da quella stessa partita.
Non è bastata una sua presenza costante nelle aree terremotate, sin dalle primissime ore e al di fuori dei periodi da campagna elettorale. Non è bastato accompagnare i tanti esponenti dei Governi targati Pd e del suo partito. Non è stata sufficiente neanche la vicinanza al mondo imprenditoriale. Ma il senatore, al rancore, ha anteposto gli obiettivi che ne hanno segnato l’intero percorso politico. “La politica, per come l’ho sempre vissuta e continuo a viverla, per me è ascolto e partecipazione, indipendentemente dal ruolo” ha rimarcato dal palco della Festa de L’Unità, chiudendo una tre giorni voluta da circolo di Fermo e arricchita da numerosi dibattiti.
“Ringrazio i tanti giornalisti che hanno scritto sostenendo un’ipotesi di un mio incarico al Governo – ha esordito -, così come devo ringraziare tanti cittadini marchigiani, tanti che fanno associazionismo e tanti che fanno impresa che hanno tifato per questo. Al di là del mio nome, penso fosse il tifo per un protagonismo del nostro territorio”.
Quello che resta, soprattutto dopo il giuramento dei 42 sottosegretari e vice ministri a Palazzo Chigi, è una comprensibile delusione, anche se Verducci sembra considerarla già alle spalle. “Inutile girarci attorno: è una cosa che mi avrebbe fatto piacere, ma non con un istinto narcisistico: sarebbe stato un banco di prova importante per chi in questi anni ha cercato di fare del tutto affinché il tema della ricostruzione fosse una grande questione nazionale. E devo dire che era un banco di prova per il quale mi sentivo pronto”.
La scommessa, però, non è affatto persa. “Questo lo diremo solamente da qui a qualche mese, da qui a qualche anno. Dobbiamo vedere sempre il buono da questa vicenda e il buono è che il presidente del Consiglio ha deciso di tenere per sé le deleghe. Questa, dal mio punto di vista, è una sfida importante. E nel momento in cui noi chiediamo che il tema della ricostruzione torni ad essere una priorità nazionale, non possiamo non dire che è un bene che Conte abbia fatto questa scelta”.
Ma il senatore è determinato nel precisare che sulla ricostruzione non verranno fatti sconti. “Il Partito Democratico, il gruppo parlamentare, io in prima persona non avrò un atteggiamento diverso nei confronti di Conte da quello che ho avuto nei 15 mesi precedenti. Qui chiediamo al presidente una discontinuità nettissima sul tema del terremoto, perché i 15 mesi precedenti del primo Governo Conte sono stati mesi di assoluta insoddisfazione, mesi in cui la vicenda della ricostruzione è scomparsa dal radar della politica nazionale. Noi chiediamo a Conte – e lo sosteniamo non con una delega in bianco – di mantenere fede agli impegni presi soltanto qualche ora fa, quando è venuto nei nostri luoghi e ha voluto stringere con i sindaci e con i cittadini un nuovo impegno, che non può essere tradito”.
E nelle scorse settimane lo stesso Verducci, in occasione di un’assemblea dei segretari di circolo del Pd tenutasi a Montegranaro (quando ancora non c’era stata la fiducia al nuovo esecutivo ed il dibattito iniziava ad avviarsi), aveva chiesto discontinuità per quello che riguardava le Marche su due grandi questioni: la ricostruzione, appunto, e le crisi manifatturiere. “Anche qui c’è stata una disattenzione enorme ed insopportabile nei 15 mesi precedenti. Oggi c’è il rammarico per l’assenza di un rappresentante del sud delle Marche ma per la prima volta dopo tanti anni la nostra regione e il Pd tornano ad avere un sottosegretario con Alessia Morani al Ministero dello Sviluppo Economico: sarà un incarico importante proprio per la svolta da dare sul versante dei distretti industriali, in un momento così delicato con l’avvio dei bandi per l’Area di Crisi Complessa che, lo voglio rimarcare, è nata per la battaglia fortissima del Partito Democratico negli ultimi mesi della scorsa legislatura”.
Toto ministri e sottosegretari, anche Verducci nel Governo Conte?
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