“Di fronte ai problemi che sta vivendo la scuola, certe forze politiche dovrebbero forse tacere e meditare sui propri errori”. E’ l’intervento sulla scuola di Giorgio Raccichini, esponente fermano di Pci, che oggi replica a Italia Viva.
“Il Covid-19 ha squarciato il velo che, nemmeno troppo, celava le orrende ferite inflitte dalle politiche dell’ultimo decennio al corpo della Scuola. Dopo i tagli del duo Tremonti-Gelmini, nessun governo ha infatti invertito la tendenza avviando una massiccia opera di rinnovamento strutturale degli edifici scolastici e un sostanzioso piano di assunzioni di personale docente e Ata, per ovviare ai problemi delle classi numerose e di vigilanza e pulizia. Dopo il lungo blocco dei contratti, nessuno ha voluto rivedere al rialzo gli stipendi di docenti, amministrativi e collaboratori scolastici. Si è solo vista l’inaccettabile riforma di Renzi che indeboliva in maniera preoccupante la libertà d’insegnamento, come se questa fosse il vero problema dell’istruzione italiana. IV ragioni sulle proprie responsabilità rispetto a questo quadro generale così fosco.
Poi, certamente, mi rendo contro delle difficoltà legate alla didattica a distanza e dell’aumentato carico di lavoro dei docenti. Siamo stati costretti dall’emergenza a trovare una soluzione di ripiego per poter garantire il diritto costituzionale all’istruzione. Anche io non vedo favorevolmente il ritorno a Scuola secondo modalità miste, che aumenterebbero ancor di più il carico di lavoro e allo stesso tempo lascerebbero immutati i problemi della carenza di personale e dell’inadeguatezza delle strutture. Di questo però IV non parla, dice solo che bisogna riutilizzare i capannoni industriali dismessi; insomma sprecare soldi pubblici per interventi tampone. Al contrario, occorre in questo momento un’azione veloce, straordinaria e strategica dello Stato, invece di non-soluzioni di ripiego”.
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