Carabinieri, il saluto in lacrime
del comandante Peluso: «Una parte
del mio cuore resta nel Fermano»
(La Videointervista)

FERMANO - L'ormai ex comandante della Compagnia dei Carabinieri di Fermo, prossimo ad assumere l'incarico alla terza sezione del nucleo operativo del Comando regionale dell'Emilia Romagna, ripercorre i suoi 5 anni e mezzo nel Fermano. Al suo posto arriva il tenente colonnello Nicola Gismondi

di Andrea Braconi

Sorride, il maggiore Roland Peluso. Senza però riuscire a nascondere la forte emozione per un saluto, almeno da un punto di vista professionale, che lo tocca in profondità. “In 19 anni di servizio ad ogni trasferimento me ne sono andato sempre tranquillo, è la prima volta che me ne sto andando via con grande difficoltà” confessa prima di iniziare la sua conferenza stampa di commiato.

Assente per una riunione in Prefettura il nuovo comandante Nicola Gismondi, proveniente dal nucleo investigativo del Comando provinciale dei Carabinieri di Ascoli Piceno. “Sono arrivato da solo e me ne vado da solo” ironizza Peluso che dopo 5 anni, 6 mesi e 9 giorni (era arrivato il 30 marzo 2015) lascia la provincia di Fermo con destinazione Bologna, terza sezione del nucleo investigativo del Comando provinciale dei Carabineri, suddivisa in tre rami: la Squadra investigazioni scientifiche, che ha un diretto collegamento con il Ris di Parma; gli Artificieri, sui quali Peluso avrà competenza regionale; il Las, Laboratorio Analisi Sostanze Stupefacenti.

Catapultato nel Fermano quando Pasquale Zacheo decise di candidarsi a sindaco della città capoluogo, Peluso arrivò nell’allora compagnia distaccata dipendente da Ascoli Piceno. “Ero l’unico ufficiale in sede. Non mi prendo nessun merito, ma sgomitando sono riuscito un pochino a far crescere questa struttura”.

In oltre 5 anni sono state tante le risposte date alla cittadinanza, sia come presenza costante che come indagini “fatte in squadra e in sinergia tra tutti i reparti”, come tiene a precisare. “Abbiamo avuto numeri mai registrati prima, passando dagli arresti per reati contro il patrimonio alle indagini per i furti nei calzaturifici, fino al sequestro più grande con l’operazione ‘Twenty Five’, all’assalto ai bancomat e alla rapina in un ufficio postale lo scorso anno. La scala gerarchica ha creduto in questo progetto fino a luglio di due anni fa, quando Fermo si è dotata dei vari comandi e della Questura”.

Va via, come detto, con una forte emozione nel cuore che non poteva minimamente immaginare. “Fino alla settimana scorsa non avrei mai pensato di ricevere delle attestazioni di stima così grandi da parte di tutti, sindaci, consiglieri, imprenditori, commercianti, giornalisti e tanti altri ancora. Mi hanno detto: ‘Sei stato un perno su cui ha ruotato molto la sicurezza di questo territorio’. Sono arrivato con degli obiettivi precisi, come la lotta alla droga, all’eccesso di alcol, ai furti in abitazioni e in aziende, tutti miei cavalli di battaglia. Ricordo con molto piacere anche le conferenze nelle scuole e gli incontri con i comitati di quartiere sulla sicurezza”.

E se oggi Peluso può orgogliosamente elencare i tanti traguardi raggiunti, lo deve ai comandanti di stazione e ai militari con cui ha collaborato. “Nessuno si è mai tirato indietro. Ho ascoltato i pareri di chi ha più anzianità di me, con i quali abbiamo intrecciato la mia linea moderna. Nella mia vita mi hanno sempre detto ‘Lei è un ufficiale fuori dagli schemi’, ma l’affiancamento di persone che hanno un’anzianità superiore alla mia è fondamentale. La nostra è una famiglia e la storia ci insegna a rimanere insieme”.

Sempre tra la gente, in divisa e senza, ha vissuto i Comuni, le frazioni, le spiagge, le aziende, i concerti. “Un’esperienza che sarà impossibile cancellare, anzi sarà da esempio. Il vantaggio di questo posto è che Fermo è una provincia ma rimane un grande paese, e lo dico con grande stima”.

In Emilia Romagna abbandonerà l’uniforme e si muoverà in borghese. “Non ci saranno più occasioni ufficiali e questo mi mancherà. Ma rientro in un contesto operativo che mi affascina molto: le investigazioni scientifiche, la tecnologia, la polizia giudiziaria. La strada mi è sempre piaciuta e così torno un po’ alle origini”.

Tanti i ricordi, forse troppi in così poco tempo per riuscire a focalizzarli tutti. Sicuramente la tragedia del terremoto, che lo ha visto catapultato ad Arquata del Tronto la mattina del 24 agosto 2016. “É stata una situazione che ci ha segnato, dal punto di vista umano tanto drammatica quanto di accrescimento professionale. C’è stata gente che si è trovata in 3 minuti senza niente e con una squadra di carabinieri mi sono ritrovato a tirare fuori i corpi sotto le macerie. Li mettevamo in un parco giochi dentro sacchi di plastica, con un numero e una georeferenziazione gps per ricordare da dove erano stati rimossi. È stata dura come esperienza, ma mi ha fatto capire molto sia dal punto di vista materiale che personale”.

Anche a Fermo la mattina del 30 ottobre di quell’anno si è ritrovato ad affrontare le conseguenze del sisma. “Ero vicino al carcere e per puro caso ho incontrato il sindaco Calcinaro, che mi ha detto: ‘Mi devi dare una mano, dobbiamo aiutarci per capire quali sono le abitazioni da liberare, non possiamo permetterci di avere morti’. E questo schema logico ha funzionato”.

Ricorda le tante situazioni che hanno portato la Compagnia a crescere, la visita del comandante generale dell’Arma, così come le semplici richieste di intervento dei cittadini e le situazioni più particolari. Un altro perno della sua azione è stata la violenza di genere nei confronti delle donne, con una forte collaborazione con Fermo, Monte Urano, Porto San Giorgio e Sant’Elpidio a Mare, con la Soroptimist e la creazione di una stanza dedicata all’interno della Caserma provinciale.

E poi, come accennato, il contrasto alla droga. “Fermo è una provincia dall’economia fiorente, nonostante la crisi economica. Il fermano è un imprenditore o un cittadino che sa gestire le proprie economie ma di contro tra giovani e meno giovani la droga circola. Il contrasto è forte, l’attenzione è altissima e credo che continuerà ad esserlo. Il nostro schema prevedeva il controllo delle frequentazioni, dove veniva acquistato lo stupefacente e da lì partivano le indagini. Se questo metodo ha funzionato sono convinto che il collega che prenderà il mio posto ne farà un saggio utilizzo mettendoci del suo, da grande professionista qual è ed essendo stato protagonista di indagini importantissime in questo territorio”.

Grande e reciproca la stima anche con il colonnello Marinucci, “un grande uomo e un grande ufficiale che si è assunto una responsabilità immensa, creando da zero un comando provinciale”.

Quello di Peluso, però, non è un addio, se non da un punto di vita professionale sicuramente da quello personale. “Qui resta una parte dei miei affetti, in una provincia che mi ha accolto a braccia aperte”.


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