di Andrea Braconi
Che quella del trasporto degli studenti delle Superiori fosse una questione complessa lo si era già capito durante l’estate. L’auspicio di una repentina risoluzione si era subito scontrato con la realtà dei fatti. Immancabili, a strettissimo giro di posta, le stesse polemiche che anche in questo primo scorcio di nuovo anno sembrano accompagnarci. Ma un’alternativa praticabile, stando a quanto emerso dai tavoli convocati dalle Prefetture, resta lo scaglionamento degli orari di ingresso: ipotesi accolta favorevolmente (ma a determinate condizioni) da parte delle aziende del trasporto pubblico locale, rigettata in toto (almeno per il momento) dal mondo scolastico.
Ma proviamo a ricapitolare come è accaduto nel corso degli ultimi mesi. C’è stata una primissima fase caratterizzata da un’attività didattica in presenza al 100% e una capienza degli autobus ridotta all’80% per i noti problemi legati all’emergenza sanitaria. Una situazione che ha richiesto un incremento del numero dei mezzi, del personale e la conseguente turnazione. Poi un secondo step, con 50% sia di scuola in presenza che di capienza dei mezzi. “Di nuovo le aziende hanno rifatto turni, personale, adeguato e sanificato i mezzi, messe le cabine divisorie, aggiunto steward alle fermate per fare in modo di avere ingressi ordinati” precisa Fabiano Alessandrini, presidente della Steat. “Abbiamo fatto tutto noi, pagato gli stipendi, non c’è stata la cassa integrazione che c’è stata per altri. Ma il dato di fatto è che nessuno ha cambiato come noi. E la scuola è rimasta come stava”.
Infine, la nuova (e contestata) modalità, con una didattica in presenza al 75% ma con una capienza ancora ferma al 50%: una cosa impossibile, secondo Alessandri, da gestire nello stesso orario e con lo stesso numero di mezzi a disposizione. “Mi sento dire che la scuola è pronta ma che non lo sono i trasporti. È chiaro che la scuola è pronta, non cambia nulla e pretende di rimanere come è stata sempre. E se gli chiedi, come ha fatto il prefetto, di fare lo scaglionamento, la risposta è ‘non se ne parla, ci sono problemi enormi’. Ma in questo modo non riusciremo mai a risolvere la diatriba”.
L’unico modo per garantire i servizi è quello di richiedere ai privati parte dei loro mezzi. Ma ad oggi, nel Fermano, a fronte di una necessità di 30 autobus, la stessa Steat è riuscita ad avere la disponibilità di sole 9 unità. Il nodo, come evidenziato anche dalla risposta dei gestori privati (LEGGI) alle recenti dichiarazioni dello stesso Alessandrini (LEGGI), è nell’assenza di una tariffa equa in grado di coprire almeno i costi.
Ma, rimarca il presidente, non è la Steat l’interlocutore. “Se a ragione i privati vogliono un corrispettivo che sia indipendente dai chilometri percorsi, devono rivolgersi alla Regione. Per quanto mi riguarda ho solo 3, massimo 4 tratte da 100 chilometri, che per i privati è la quota minima per un rientro sostenibile”.
“Chi parla di trasporto pubblico inefficiente lo dice a torto – prosegue -, soprattutto se noi funzioniamo con un corrispettivo che non arriva a 2 euro di incasso a chilometro. La Regione aveva portato il corrispettivo per i privati da 2,20 a 2,60 euro, ma senza un fisso legato ai chilometri. Certamente i privati hanno ragione a fare i conti da privati, ma la realtà è che a loro non conviene. Per questo il mio invito, senza alcuna vena polemica, è di andare con le proprie associazioni di categoria in Regione”.
E qui si potrebbe aprire un ulteriore problema: se la Regione riconoscesse un simile corrispettivo per Fermo, questo avrebbe come conseguenza il riconoscimento dello stesso nelle altre 4 province marchigiane. “Facendo questo in tutta la regione i mezzi necessari inizierebbero a diventare 350-400, ma chi prima arriverà coprirà il proprio fabbisogno di mezzi, mentre gli altri si dovranno arrangiare”.
Non ci sta, Alessandrini, a far mettere all’indice la propria azienda. “O ognuno fa la sua parte, o diventa difficile garantire il servizio. Noi rimaniamo fermi a quelli che sono stati gli esiti degli ultimi incontri e al documento redatto dai prefetti, dove si spiega come nel caso in cui si dovesse arrivare al 75% in presenza con limite dei trasportati al 50%, si dovrà andare allo scaglionamento. Noi siamo pronti a garantire tutto, se si riapre al 50 e 50, se si riapre al 75 con il 50 e orario scaglionato, ma non possiamo andare ad un tavolo a fare un ragionamento tra sordi e soprattutto non possiamo inventarci i pullman. Per i miracoli non siamo attrezzati, anzi, è già un miracolo che garantiamo fino ad oggi tutto il sistema e la filiera, portando i ragazzi a scuola con modalità imposte dalla sera al mattino”.
Perché c’è un altro aspetto, assolutamente non secondario, da tenere a mente: le spese. “Siamo partiti a fare questi servizi con la promessa di ristori a venire, quindi ci siamo fidati delle istituzioni. Ad aziende come la nostra, che hanno investito di tasca propria, bisogna dire solo grazie, non etichettarle come disorganizzate o inefficienti. È vero il contrario: se fosse stato così non avremmo garantito il servizio e soprattutto a questi costi. E il fatto che i privati lo precisino non può farmi che piacere”.
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