“In un tempo particolare, in cui il sistema sanitario si trova a fronteggiare una delle sfide più dure ed importanti dell’ultimo mezzo secolo, risulta quanto meno di poco gusto dover leggere attacchi che contribuiscono ad incrementare il senso di preoccupazione ed ansia che tanto aleggia e si respira in questo periodo. Ancor più grave è se le accuse e le argomentazioni proposte si fondano su dati errati e non veritieri“. Inizia così la replica del direttore di Area vasta 4, Licio Livini alle critiche mosse dal segretario Cisl, Giuseppe Donati sullo stato dell’arte dell’ospedale Murri di Fermo.
“Le polemiche e gli attacchi letti, in particolare da parte di Giuseppe Donati, nei confronti del sistema sanitario fermano, circa presunti tagli sul capitolo del personale, muove dall’idea che nel 2020 il numero di unità presenti in servizio, “rispetto all’anno 2019”, sia diminuito di 44 figure. Peccato che, analizzando in modo più approfondito i dati, emerga che il Piano occupazionale 2020, all’interno del Piano triennale del fabbisogno 2020-2 in corso di adozione, presenta un incremento di personale in termini di unità equivalenti, personale effettivo, pari a +9 unità. In particolare parliamo di infermieri, assistenti sanitari, Oss, fisioterapisti e logopediste. Infatti, delle 44 unità in riduzione evidenziate, ben 41 si riferiscono a cessazioni di teste avvenute nel mese di dicembre 2020, compensate da altrettante e maggiori assunzioni previste nel mese di gennaio 2021.
E’ opportuno evidenziare, inoltre, che a queste 9 unità incrementali del 2020, rispetto al 2019, si debbano aggiungere altre 32 assunzioni effettuate, sempre nel corso dell’anno appena passato, per fronteggiare l’emergenza Covid. Arriviamo complessivamente, quindi, ad incremento di 41 unità rispetto al 2019.
Se poi si considera che il piano triennale, da intendersi come strumento di programmazione nel medio periodo, prevede nel triennio un incremento di altri 90 dipendenti. Nel dettaglio, 28 dirigenti medici, 15 infermieri, figure amministrative, assistenti sanitari ed altre unità di comparto. E’ quindi ancor più evidente e chiaro che gli attacchi che ci vengono rivolti sono totalmente privi di fondamento.
A riprova di quanto sostenuto, va segnalato che il costo del personale, anziché ridursi di presunti 107mila euro, come affermato, è in realtà aumentato, da un anno all’altro, di ben 376mila euro, e questo per le sole assunzioni, senza considerare gli emolumenti aggiuntivi pagati al personale per il lavoro effettuato oltre il proprio orario. È infondata anche l’accusa di carenze nella fornitura di dispositivi di protezione al personale. Tutti i dipendenti impiegati nei diversi settori sono regolarmente dotati di tutti gli strumenti di protezione per lavorare in sicurezza”.
“Questa – rimarca il direttore Livini – è realtà comprovata, quindi le accuse mosse si dimostrano solo speculazioni che si sciolgono come neve al sole. Rimane il senso di amarezza da parte di chi opera nel sistema, lottando quotidianamente per difendere e garantire il buon funzionamento della sanità locale. Restano l’incertezza, lo spaesamento, la preoccupazione indotti nella popolazione del territorio, che di fronte a palesi falsità come quelle presentate, potrebbe sentirsi erroneamente persa ed abbandonata.
Tengo a precisare che ritengo non vada confuso il valore del sindacato con le esternazioni di un singolo esponente. L’Asur ha aumentato di gran lunga i servizi di questo territorio negli ultimi 5 anni, mantenendo alti standard assistenziali nei reparti, nelle strutture territoriali e nell’assistenza domiciliare, anche in questa fase di massima emergenza.
L’azienda opera nel rispetto delle regole, all’interno di norme e tetti di spesa dettati dai livelli legislativi. L’azienda è gestore di risorse assegnate annualmente.
La parte sindacale, per fornire un contributo utile e propositivo, potrebbe intervenire maggiormente a livello regionale per ottenere un’assegnazione delle risorse in maniera equa e per unificare i fondi contrattuali dei lavoratori, al fine di adeguare i riconoscimenti economici al personale. Per concludere, l’esternalizzazione di alcuni servizi è stata una decisione obbligata, a garanzia dell’implementazione delle nuove attività nate negli ultimi tempi e di una più necessaria copertura di servizi essenziali, come la pediatria. Una scelta dettata dal difficile reperimento sul mercato di specialisti titolati in alcuni settori sanitari. Ora comunque è il tempo di svestirsi dei ruoli rappresentativi e di indossare gli abiti da lavoro perché ne abbiamo veramente bisogno”.
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