L’attuale sede Avis Sibillini ad Amandola
di Paolo Paoletti
video Simone Corazza
Il vice presidente Avis Sibillini Domenico Annibali
Da quattro anni costretti ad effettuare le donazioni in un container. Come se non bastasse, ad aggravare le cose, ci si è messa la pandemia e le misure di sicurezza anti Covid19 che obbligano i donatori ad attendere al gelo, sotto la pioggia o anche neve, visto l’obbligo di distanziamento in uno spazio quanto mai ridotto.
A fare il punto, questa mattina, ospite a Radio Fermo Uno, è stato Domenico Annibali, vice presidente Avis dei Sibillini e revisore dei conti dell’Avis Provinciale: “La nostra sede Avis si trovava all’interno dell’ospedale di Amandola, l’avevamo da poco inaugurata quando il terremoto del 2016 ce l’ha tolta. Dopo circa un mese siamo riusciti ad avere una unità mobile provvisoria in prestito dall’Avis di Vibo Valentia. Abbiamo usato questo mezzo per 3 mesi fino al 28 febbraio 2017 e poi lo abbiamo dovuto restituire. Nel frattempo ci siamo mossi con la Regione e con l’Asur, rimarcando il nostro stato precario e spiegando quanto fosse necessaria una nuova sede per l’Avis Sibillini. Burocrazia e problematiche varie ci hanno fatto tardare la riapertura di 5 mesi. I primi di luglio, sempre del 2017, siamo tornati operativi in un container ubicato al parcheggio del campo sportivo di Amandola. Vicino a noi anche altri servizi come la dialisi. Una struttura attrezzata che ha comunque consentito la ripartenza di un servizio così importante”.
Donatori in attesa fuori al gelo
Passano quattro anni, siamo arrivati al 2021, e purtroppo per l’Avis dei Sibillini le cose non sono cambiate. “Eravamo e siamo tutt’ora in un container – spiega Annibali – In questi ultimi anni le realtà vicine, penso alla dialisi, sono state tolte dai container e ubicate in un’ala dell’ospedale di Amandola che aveva subìto pochi danni dal sisma e successivamente recuperata. Noi, ad oggi, siamo rimasti gli unici in un container. La pandemia ha complicato le cose. Personale sanitario, volontari, donatori, osserviamo rigidamente le regole imposte contro il contagio: distanze, disinfezione, pulizia”.
Anche per questo il problema della sede è emerso ulteriormente in tutta la sua gravità.
“I nostri donatori sono molto pazienti. Oltre a percorrere chilometri con la propria auto pur di venire a donare dai vari paesi limitrofi dell’area montana tra le province di Fermo e Ascoli, ora si trovano costretti ad aspettare e compilare i moduli di donazione all’aperto. Nella sala di attesa del container non possiamo tenere infatti più di 3 persone. Finché era estate, infatti, mettevamo i tavoli fuori e la compilazione della modulistica si faceva all’aperto. Ora con l’inverno le temperature arrivano anche – 6° e stare all’esterno diventa un problema enorme. Donatori costretti ad attese anche sotto la pioggia, il vento e il freddo, aspettando il loro turno“.
Nonostante gli appelli alle istituzioni, l’ultimo con una pec inviata lo scorso 30 novembre all’assessore regionale Saltamartini, al direttore dell’Area Vasta 4 e alla responsabile del centro trasfusionale, le risposte non sono ancora arrivate.
Il nuovo edificio che ospiterà medicina generale
Annibali lancia un appello: “A poca distanza dal nostro container hanno costruito una nuova struttura che andrà ad ospitare il ritorno della medicina generale. Uno stabile di 1400 metri quadrati. Abbiamo fatto richiesta se fosse possibile avere all’interno di questo nuovo edificio uno spazio di massimo 100 metri quadri per noi. Ci bastano 3 locali, ovvero una stanza del dottore, una sala di attesa e una sala prelievi con due poltrone e lo spazio per gli infermieri. La struttura sembra quasi finita e farebbe comodo perché c’è anche un parcheggio davanti e si trova proprio davanti al campo sportivo di Amandola“.
Componenti dell’Avis dei Sibillini che, di fronte al protrarsi dei disagi, esprimono preoccupazione: “Se continuiamo così ci costringeranno a chiudere – spiega Annibali che ha ricoperto in passato anche il ruolo di sindaco di Comunanza – già nel 2019 e nel 2020, a prescindere dal Covid, abbiamo avuto problemi di personale che ha portato alla sospensione temporanea delle donazioni. L’Avis dei Sibillini è realtà quasi unica in Italia in quanto abbraccia 10 paesi dell’area montana a cavallo di due province, Fermo ed Ascoli. I nostri donatori sono dei piccoli eroi e percorrono chilometri a proprie spese pur di venire a donare. Tra l’altro siamo anche una della sezioni più longeve delle Marche, nel 2020 abbiamo raggiunto i 70 dalla fondazione. Oggi la pandemia ci impedisce di trovare nuovi donatori tra i giovani nelle scuole, di fare campagne di sensibilizzazione durante eventi, manifestazioni sportive. In questo contesto difficile abbiamo ricevuto una lettera che invita tutti i dipartimenti Avis delle Marche a raccogliere più sangue visto che siamo in un momento di carenza. La riduzione di tutte queste potenzialità, dovuta anche ai disagi provocati dalla sede in un container, non può che preoccuparci per il futuro”.
ARTICOLI CORRELATI
Avis dei Sibillini resiste al terremoto: l’autoemoteca ad Amandola
Donazione del sangue, il centro di Amandola vicino alla riapertura
L’Avis dei Sibillini non si ferma: tante difficoltà ma si dona a pieno ritmo
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati