Antonello Cossiri
Largo eco ha avuto, in questi giorni, la notizia dell’accordo sull’ex cinema Excelsior, intervenuto tra il Comune di Porto San Giorgio, il privato proprietario e la Soprintendenza alla belle Arti.
Un accordo che è appropriato definire storico: per la complessità degli interessi coinvolti, per la funzione dell’immobile nel cuore della città, per il tanto tempo trascorso in uno stato di sostanziale abbandono in attesa di una soluzione.
Un parere, quello appena citato, riconducibile al pensiero del capogruppo del Partito Democratico nel consiglio comunale, Antonello Cossiri.
“Ora la soluzione è arrivata, ma non è stato affatto facile e va detto, in modo chiaro e senza fraintendimenti, che un accordo non era affatto scontato. Anzi, la situazione era davvero complicata, e quindi vale la pena tornare su alcuni aspetti per cogliere appieno l’importanza dell’accordo”, le dirette parole di Cossiri.
“Gli interessi del privato proprietario sono stati riconosciuti da una sentenza giudiziaria passata in giudicato che ha visto il Comune soccombere: esito infausto di un braccio di ferro inopinatamente avviato nel 2008 dall’allora sindaco Agostini e che costò circa 300 mila euro al Comune per interventi di messa in sicurezza dello stabile nel periodo in cui lo stesso era stato forzatamente preso in possesso dall’ente comunale. Il tribunale ha riconosciuto al privato la proprietà dell’immobile, determinando una situazione nuova e definitiva di fronte alla quale il Comune ha dovuto rinunciare a qualsiasi illusione di intervento diretto, ancorché se ne fossero trovati i mezzi economici”, le spiegazioni di Cossiri.
“La strada dell’accordo con il privato era l’unica perseguibile, a meno di voler di nuovo procrastinare sine die l’intervento di riqualificazione. Il tribunale ha stabilito la proprietà privata ma con due vincoli determinanti: quello architettonico della Soprintendenza e quello urbanistico sulla destinazione d’uso a sala cinematografica. Vincoli che, di fatto, ne hanno bloccato qualsiasi ipotesi di diverso utilizzo, e quindi di investimento, condannandolo al progressivo degrado – ha proseguito l’esponente Dem -. Esempio lampante di come la mera proprietà di un bene non ne garantisce automaticamente la fruizione: è necessario ricercare un sentiero virtuoso tra interessi privati ed interessi pubblici che consenta a quel bene di divenire oggetto di investimento e quindi di utilizzo, ovviamente con un giusto ritorno economico”.
“Il vincolo architettonico della Soprintendenza rappresentava un altro interesse in gioco: quello della salvaguardia di una struttura architettonica di pregio, nella parte frontale dell’edificio, testimonianza di architettura razionalista, legata alla storia della città – le sue ulteriori argomentazioni -. Mantenere tale struttura e restaurarla significa oggi evitare l’ennesima cancellazione di un bene della memoria cittadina. Tale obiettivo trova spazio in un contesto attuale che ne consente il restauro e la sopravvivenza. Un’ottica meramente conservativa avrebbe probabilmente determinato altri anni di degrado e, con ogni probabilità, la distruzione definitiva dell’immobile. Invece alla Soprintendenza va riconosciuto il merito di aver avuto grande visione, coniugando la salvaguardia di un bene architettonico pregevole con l’esigenza di consentire usi diversi per quell’immobile, tali da renderlo utilizzabile e con valore economico”.
“Vi erano infine i vari interessi rappresentati dal Comune sangiorgese: innanzitutto l’interesse per l’assetto urbanistico a vedere finalmente riqualificato un immobile privato che da anni rappresentava un vulnus insopportabile nel centro cittadino, evitando che ciò venisse ottenuto aumentando oltremisura il carico urbanistico in una zona già ad altissima intensità abitativa. Nessuno, insomma, voleva vedere sorgere un altro palazzo al posto del cinema Excelsior – ha precisato ancora il capogruppo comunale Pd -. Pertanto, i volumi edificatori necessari a finanziare l’operazione di complessivo recupero sono stati molto opportunamente dislocati a sud, in un’area anch’essa inutilizzata da anni (identificata in Timone 5, ndr), che viene così sottratta al probabile degrado, senza alcun problema urbanistico. L’edificio dell’ex Cinema Excelsior verrà invece restaurato (nella facciata) e ristrutturato senza alcun aumento di volumetria: un risultato eccellente per un centro città già congestionato”.
“Vi era poi l’interesse a poter disporre in pieno centro di una sala pubblica polivalente da 150 posti circa che potesse dare una risposta alle molteplici esigenze esistenti che finora si sono spesso riversate sul teatro comunale, sottoponendolo ad un’usura insostenibile. Una sala che, finalmente, potrà essere utilizzata per scopi socio culturali vari e costituire essa stessa motivo di richiamo per Porto San Giorgio – l’altra tesi sostenuta da Cossiri -. Infine, ma non per importanza, vi era un interesse pubblico di carattere estetico e di immagine: per una cittadina turistica come Porto San Giorgio l’aspetto estetico del centro città contribuisce a definire l’immagine complessiva della stessa città, un valore essenziale da costruire e mantenere, e che purtroppo, nell’attuale stato di abbandono, l’ex cinema Excelsior ha da anni contribuito ad offuscare”.
La soluzione a cui si è pervenuti per Cossiri è dunque e chiaramente un punto di compromesso tra tutti gli interessi coinvolti: ma è un compromesso virtuoso che per il portavoce Pd premia una politica del dialogo e dell’ascolto.
“Una politica virtuosa condotta con perseveranza dal sindaco Loira e dagli uffici comunali, con l’architetto Censi in testa, a cui va reso merito. Una politica totalmente diversa da quell’esercizio muscolare del potere che spesso ha bloccato la città, per piccoli transitori tornaconti di parte o di singoli, senza ricercare le soluzioni concrete ai tanti problemi cittadini – le sue conclusioni -. Questo accordo contribuisce senza dubbio a scrivere un capitolo di storia di questa cittadina. Tutti i sangiorgesi che hanno a cuore Porto San Giorgio, a qualsiasi idea politica o schieramento facciano riferimento, non possono che ammettere che si tratta di un bel capitolo di storia, di cui essere soddisfatti”.
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