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Dall’assemblea Avis provinciale l’appello alla politica e il grido di protesta per il centro raccolta dei Sibillini

FERMO - Si è riunita l’assemblea provinciale dell’Avis del Fermano che, dopo la relazione annuale del presidente e l’illustrazione del bilancio, si è confrontata sulle attività del 2020 con interventi dei vari delegati delle sezioni comunali. Tra gli argomenti più discussi, l’insostenibile situazione dell’Avis dei Sibillini relegata ancora in un container.

da sx: il presidente dell’Avis provinciale Franco Rossi, il vice presidente Giovanni Lanciotti e il tesoriere Stefano Berdini.

di Nunzia Eleuteri

E’ iniziata questo pomeriggio, con un commovente minuto di silenzio dedicato alle vittime del Covid, l’assemblea provinciale dell’Avis del Fermano nell’auditorium di Villa Nazareth di Fermo. A dare il via ai lavori, il vice presidente Giovanni Lanciotti che ha ringraziato i delegati presenti e ricordato, appunto, i donatori vittime del Covid. La relazione del presidente Franco Rossi, dal titolo “L’anno della scommessa”, ha rappresentato un po’ la sintesi delle ridotte ma importanti iniziative intraprese dall’associazione dei volontari nel difficile anno passato. “Oggi si conclude il mio mandato – ha detto Rossi – sono stati 4 anni, dal 2017 al 2020, intensi. Non ho potuto fare di più né di meglio e quindi non posso che ringraziare tutti coloro che mi sono stati vicini e che mi hanno aiutato nel percorso”.

“Siamo donatori, non solo di sangue ma di aspettative e di futuro” ha poi sottolineato il presidente uscente, mostrando le donazioni concrete, anche di tipo economico, avvenute nel 2020, soprattutto agli ospedali e ai centri raccolta. Il tutto avvenuto portando avanti anche l’ordinaria e la straordinaria amministrazione che abbraccia tutte quelle incombenze burocratiche oggi legate alle normative del terzo settore. L’attività più impegnativa intrapresa dall’Avis nel 2020 è stata certamente quella relativa all’approfondimento sul plasma iperimmune come possibile soluzione al Covid, ed è stata così studiata e messa a punto una campagna informativa in collaborazione con la dirigente del centro trasfusionale, dott.ssa Giuseppina Siracusa. Fermo, hanno ricordato in assemblea, è l’unico centro di raccolta del plasma iperimmune delle Marche del Sud (mentre a nord ci sono Ancona e Pesaro).

Purtroppo non pochi sono gli ostacoli che l’associazione ha dovuto affrontare nell’anno passato, non ultimo la chiusura di diversi centri raccolta per mancanza di personale e addirittura sedi, Amandola per l’esattezza, in cui le donazioni vengono effettuate in un container. Dopo il sisma, infatti, nessun miglioramento su questo fronte. A tutto ciò sono dovuti i cali registrati nel numero di donazioni nel 2020.

Alla partecipata assemblea provinciale, nel rispetto delle disposizioni anti Covid, presenti, nella doppia veste istituzionale e di donatori, anche il sindaco di Fermo, Paolo Calcinaro, e l’assessore al turismo, Annalisa Cerretani.

“Sono diventato donatore proprio per un’attività impostata molto bene dall’Avis – ha raccontato il primo cittadino – Durante una campagna informativa in una scuola di Fermo, infatti, mentre l’Avis illustrava ai ragazzi il percorso per diventare donatori, mi sono chiesto ‘Perché no?!’ e così, ho fatto tutti gli accertamenti e ho iniziato a donare. Di certo non potevo sapere che dopo qualche anno mi sarei trovato addirittura a donare il plasma iperimmune dopo la triste esperienza personale del Covid. Sono stato molto contento di potermi sentire utile e sentire la testimonianza di chi ha ricevuto donazioni di plasma e si è sentito meglio. L’Avis crede nella medicina e nella scienza – ha sottolineato il sindaco Calcinaro – e sento di dover fare un appello a questa associazione affinché possa portare avanti una campagna di sensibilizzazione anche in ambito della vaccinazione, oggi di rilevanza tale da non poterne fare a meno. Questo è l’unico percorso che possa farci uscire dal tunnel.”.

Altro appello e testimonianza personale sono arrivati dall’assessore di Fermo, Annalisa Cerretani: “Nel momento del parto ho avuto bisogno di ben due sacche di sangue, e ho capito davvero sulla mia pelle l’importanza di essere donatori. Oggi penso che questa ‘casacca’ del donatore dobbiamo farla amare a tutti, soprattutto ai giovani. Dobbiamo fare squadra nella sensibilizzazione, facendo capire come cambia la vita quando si diventa donatori e si guarda l’altro come se si guardasse noi stessi. Lanciamo oggi questa sfida. Tutti insieme.”.

“Sfide ben accette, certamente, ma bisogna chiedere anche un ulteriore sforzo ai donatori – ha risposto il vice presidente provinciale Giovanni Lanciotti – non basta, infatti, donare ma bisogna partecipare alla vita dell’associazione perché sono tanti gli impegni che siamo chiamati a portare avanti. L’Avis ha bisogno di donatori ma anche di presidenti, segretari, tesorieri perché ci sono adempimenti burocratici che sono indispensabili per portare avanti la mission di amore di questa associazione.”.

Tra i presenti in assemblea anche la dott.ssa Giuseppina Siracusa, dirigente del Centro Trasfusionale dell’Area Vasta IV: “Per fortuna non c’è stato nessun caso di Covid al trasfusionale – ha raccontato – e non solo i donatori hanno continuato a donare ma persino i non-donatori si sono avvicinati all’Avis dopo la malattia donando il plasma iperimmune e poi sono restati donatori. La nostra esperienza è stata positiva e abbiamo persino donato il plasma ai centri di altre province. Esperienza forte ma che ci ha reso migliori. Non voglio che Fermo resti fermo – ha aggiunto il dirigente medico – il mio lavoro è dedicato ad una crescita ma sono troppe le criticità che dobbiamo risolvere. La regione Marche è a rischio di autosufficienza e chiediamo alla nuova Giunta una mano per risolvere questi problemi in modo collegiale. Abbiamo bisogno di personale, speriamo che la politica ci aiuti.”.

Grida di protesta e richieste di aiuto per risolvere il problema del centro di raccolta di Amandola, sono arrivati sia dalla dott.ssa Siracusa sia dal vice presidente dell’Avis dei Sibillini, Domenico Annibali, sostenuti sia dal presidente provinciale Rossi che dal vice presidente Lanciotti: “Non si può continuare così! Non abbiamo ricevuto risposte da nessuno!”. Questo è il lamento, più che giusto, unanime. Dal 2016, infatti, i donatori dei Sibillini sono confinati in un container con lunghe attese all’esterno. Inutile dire quali siano i disagi nei freddi inverni o, comunque, nelle calde estati. “Non siamo votati ad essere eroi – ha protestato a gran voce Domenico Annibali – facciamo semplicemente i volontari ma credo che meritiamo almeno di esserlo in modo dignitoso! Cosa dobbiamo fare per farci ascoltare? Dobbiamo raccomandarci per fare i volontari? E’ vergognoso.”.

A concludere gli interventi, il saluto del presidente regionale dell’Avis, Massimo Lauri: “La nostra presenza accanto agli ospedali è stata davvero significativa – ha detto – un moto spontaneo in ogni provincia in cui ogni associazione ha fatto qualcosa. Quando c’è da ‘dare’ l’Avis risponde sempre! Approfitto per salutarvi da presidente regionale perché tra un mese, ci sarà la mia ultima assemblea. La presenza sul territorio è un dovere e ho cercato di esserci sempre. E’ difficilissimo trovare dirigenti e mi auguro che ce ne siano sempre di più.”.

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