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Congresso regionale Aip a Fermo: esperti a confronto per migliorare la qualità di vita dei pazienti anziani

FERMO - Nel convegno sono stati analizzati l'aspetto neurologico, psichiatrico e geriatrico e le attuali problematiche cliniche e assistenziali che si affrontano nella pratica quotidiana verso il paziente fragile. Presenti importanti professionisti come il prof Marco Trabucchi, presidente Aip, e il prof. Diego De Leo

di Matteo Malaspina

Un momento di confronto e condivisione multidisciplinare sul paziente fragile nella sua complessità. È stato questo l’obiettivo del Congresso Regionale Marche di AIP dal titolo ”Il paziente anziano fragile: multidisciplinarietà della cura e complessità del sistema socio-assistenziale”. Organizzato dall’Associazione Italiana di Psicogeriatria delle Marche, il meeting è stato ospitato ieri nella Sala dei Ritratti di Fermo e ha visto la presenza di tanti esperti provenienti da tutto lo Stivale.

«La multidisciplinarietà è fondamentale. Il paziente anziano fragile è un paziente complesso e deve essere analizzato da vari punti di vista. Questo congresso è stato importante perché ha sintetizzato il punto di vista dello psichiatra, del geriatra e del neurologo e cerca di associare vari specialisti e varie figure – ha detto la dottoressa Isabella Paolino, Uoc Neurologia di Fermo e presidente Aip Marche -. Quando si parla di multidisciplinarietà di parla anche di fisioterapisti, psicologi e caregiver, ovvero dei familiari che si prendono cura del paziente».

L’Aip si occupa delle problematiche psico-cognitive e psicosociali dei pazienti anziani e si prefigge l’obiettivo di offrire loro la possibilità di invecchiare mantenendo attive le proprie capacità fisiche e mentali. Nella regione Marche vi sono 306.000 persone con più di 65 anni di età, pari a 21,8% della popolazione totale (contro il 18,6% dell’analogo tasso per l’Italia), quindi deve essere necessariamente alta l’attenzione nei confronti delle problematiche inerenti gli anziani e devono esserci delle strutture adeguate. «La nostra Regione ha delle realtà che funzionano bene ma può migliorare – ha continuato la dottoressa Paolino -. Questo congresso, nella terza sessione, si è occupato proprio di questo argomento. Abbiamo invitato i rappresentanti di tutte le aree vaste che hanno portato la loro esperienza e sarà il punto di partenza per capire dove possiamo migliorare e come associazione cercheremo di prenderci carico di tutte le richieste dal punto di vista carenziale per migliorare».

Prof. Marco Trabucchi

Tra i relatori era presente il presidente nazionale Aip, Marco Trabucchi, uno dei più autorevole luminari in materia di psichiatria ed esperto di anziani. «Fermo è una città bellissima, l’ospedale funziona bene e la dottoressa Paolino è molto brava. Sono mille i motivi per cui abbiamo scelto di essere qui oggi – ha commentato il professor Trabucchi che poi spiega quali sono stati i disagi che hanno subito i pazienti anziani fragili durante il periodo della pandemia -. Queste persone durante la pandemia hanno subìto quello che non dovevano subire, abbandonati dal sistema, da molti medici e spesso le famiglie si sono ritratte e sono rimasti vicino a loro solo i cargiver più vicini. Hanno sofferto perché non sono usciti di casa e sappiamo bene che l’immobilità è il peggior nemico dell’anziano. Hanno sofferto di solitudine perché non hanno avuto modo di scambiare momenti di convivialità e perché non sono stati curati. La medicina, come sistema organizzato, si è sciolta in moltissime zone e le persone non hanno ricevuto le cure adeguate».

Prof. Diego De Leo

Concetto della solitudine ripreso anche dall’altro grande esperto intervenuto al congresso, il professor Diego De Leo, psichiatra e psicoterapeuta. «L’anziano solo va incontro a vissuti di disperazione e di abbandono. Da un lato le conseguenze della solitudine sono ansia, depressione e paranoie ma ci sono studi acclarati che attestano anche patologie fisiche come una mortalità precoce, una disponibilità alla demenza e a malattie cardiovascolari – ha spiegato De Leo – Il Covid ha raddoppiato i vissuti di isolamento. Dobbiamo costruire  intorno a loro sistemi di solidarietà più che di assistenza che danno loro la sensazione di essere protetti. Oltre alle strutture, dobbiamo ragionare su una medicina più territoriale, con settori intermedi che intercettano la sofferenza. Ci sono nazioni che hanno ministri per la solitudine come Inghilterra e Giappone. Dobbiamo seguire il loro esempio».

Da sx: Prof. Marco Trabucchi, Dott.ssa Isabella Paolini e Dott. Osvaldo Scarpino



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