Addio Mauro De Angelis, il ricordo di Giorgio Cisbani: «La sua scuola è stata la vita concreta»

FERMO - Il ricordo dell'ex parlamentare legato all'imprenditore deceduto ieri da una lunga amicizia: «Mauro ha fatto quello che ha fatto perché era una persona particolarmente intelligente e sapiente. Talvolta a cena nella sua casa, ex-officina con Rita alle macchine, lo ascoltavo meravigliato per la semplicità e chiarezza con cui affrontava alcuni argomenti, in particolare relativi all'andamento economico del Paese, e al tempo stesso non mancava di dire delle scemenze politiche. E io, che nel corso della lunga vita politica avevo avuto la possibilità d'incontrare persone  di un riconosciuto livello, rimanevo talvolta senza parola perché non riuscivo a capire dove lui avesse trovato spunti di riflessione per fare discorsi del genere»

Mauro De Angelis

«La notizia (via telefono) della scomparsa di Mauro (De Angelis, imprenditore ed ex consigliere comunale di Fermo, deceduto ieri all’età di 75 anni, ndr) non mi ha sorpreso perché la conversazione con Rita di qualche giorno prima me lo aveva drammaticamente preannunciata. Era quindi come se già fosse avvenuta, seppure una sorta di sconcertante incredulità insistentemente ronzava nella mia mente. L’ultima volta che ci siamo incontrati risale a qualche mese fa, mi pare nel luglio, quando mi aveva invitato in un noto ristorante del Lido. Ovviamente era stata Rita a pagare il conto, perché Mauro, come ben si sa, quasi sempre girava senza soldi in tasca. Ognuno di noi, evidentemente, ha le sue piccole e grandi stranezze. Per questa piccola banalità ricordo di aver sorriso tra me e me, invece non avevo per nulla intuito del suo stato di salute, seppure, ripensandoci, qualche segno non era mancato ma troppo lontana era la mia idea che potesse star male». A parlare, in un toccante ricordo dell’imprenditore, è l’ex parlamentare fermano Giorgio Cisbani legato a De Angelis da una stretta e di lunga data amicizia.

«Non ricordo precisamente quando per la prima volta incontrai Mauro, presumo sul finire degli anni sessanta quando lo scontro politico cresceva sempre più, intenso, vero, esaltante, duro ma civile. San Michele era una sorta di Stalingrado, abitato prevalentemente da famiglie di vicina origine contadina che vedeva la presenza di un capo storico come Ezio Santarelli, un dirigente importante come Stelvio Ghedini e tra una moltitudine di compagni particolarmente svegli spiccava la sostanziale vivacità di Mauro (e la delicata presenza di un altro giovane colto e un po’ riservato, Ezio Donzelli). Non so dire, comunque numeri oggi inimmaginabili,  quante volte in quegli anni che coprono il decennio degli anni settanta sarò passato a San Michele per incontri, assemblee, comizi, semplici conversazioni. Con Mauro ci si vedeva sempre e da qui con la sua famiglia, con Peppu che difficilmente parlava, sostituito da Dina che, sempre a proposito, non mancava di inserirsi nelle nostre conversazioni commentando, precisando ed anche criticando, lei che non aveva perduto lo spirito da combattente delle infuocate battaglie mezzadrili degli anni cinquanta. Ho frequentato sempre la casa di Mauro, con più o meno intensità, ma sempre, in ogni epoca.

Giorgio Cisbani

E ieri sera, quando mi sono ritrovato in quelle stanze piene di persone che, attonite erano venute a salutare Rita i quattro figli e Maura, come un lampo sono ritornato a vedere l’officina che lì Mauro e il padre avevano organizzato. Come può un giovane pensare che nemmeno tantissimi anni fa lì, dove ora tutto è ben arredato con ogni confort, potesse essere stato un luogo di lavoro con ogni arnese necessario con tutto il disordine che li caratterizzava. Il tempo è volato, Mauro è uscito da quella stanza ed anche lui è volato attraversando percorsi che soltanto alcuni possono riuscire a superare, coloro che hanno un mix di testa (molta testa) e di carattere. Nel suo percorso da imprenditore era stato certamente favorito dall’aver avuto un’esperienza politica, seppur piccola ma certamente una conoscenza di situazioni sensibili (chiamiamole così) che avevano rafforzato il suo sapere. Non vorrei si ingenerasse alcun equivoco, l’attuale vita politica (?) incentrata sull’insipienza e sul tornaconto personale è tutt’altra cosa rispetto a ieri ove, comunque, chi si avvicinava aveva occasione di una crescita culturale, di una crescita della propria formazione. Senza portarla per le lunghe, Mauro ha fatto quello che ha fatto perché era una persona particolarmente intelligente e sapiente. Talvolta a cena nella sua casa, ex-officina con Rita alle macchine, lo ascoltavo meravigliato per la semplicità e chiarezza con cui affrontava alcuni argomenti, in particolare relativi all’andamento economico del Paese, e al tempo stesso non mancava di dire delle scemenze politiche. E io, che nel corso della lunga vita politica avevo avuto la possibilità d’incontrare persone  di un riconosciuto livello, rimanevo talvolta senza parola perché non riuscivo a capire dove lui avesse trovato spunti di riflessione per fare discorsi del genere. Non era andato a scuola (quella alta), non mi pare fosse dedito a letture particolari, a frequentazioni intellettuali. Certamente la scuola era stata la vita concreta, la strada il quartiere molto vivace, la politica ma, in primis, era la sua predisposizioni, il suo dna. Non vado oltre se non per sottolineare un aspetto che ieri sera mi ha colpito nell’osservare casualmente le persone che affollavano la sala e gli ambienti attorno: non aleggiava la morte, c’era molto dolore vero ma non la morte. Ecco così, almeno nel mio immaginario, Mauro non avrebbe potuto aver miglior saluto».

Si è spento Mauro De Angelis «Grande uomo, imprenditore lungimirante» (Ascolta la notizia)


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