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Milani e Montanini presentano “Grazie Ragazzi” al Multiplex Super8 di Fermo: «Un film sull’umanità»

FERMO – L'attore fermano: «Milani grande leader. Esperienza più difficile? Apprendere la disciplina». Il regista: «La grande qualità di Giorgio è essere senza filtri»

 

— Aggiornamento del 21 gennaio —

L’intervista integrale a Riccardo Milani e Giorgio Montanini andrà in onda questa sera alle 19 su Ciak Room di Radio FM1

di Alessandro Luzi

Presenze di lusso questo pomeriggio al Multiplex Super8 di Fermo. Infatti al multisala sono arrivati il regista di ‘Grazie Ragazzi’ Riccardo Milani e l’attore fermano Giorgio Montanini che recita proprio nel film in programmazione al Super8. Un appuntamento per discutere della pellicola uscita nelle sale il 12 gennaio e ancora presente nei palinsesti cinematografici. Presenti anche l’assessore alla Cultura del Comune di Fermo, Micol Lanzidei, e il consigliere comunale di maggioranza, Nicola Pascucci.
Riccardo Minnucci, nel ruolo di moderatore, ha interpellato il regista sui temi del film: «Ho incentrato il lavoro sull’umanità dei personaggi – ha esordito Milani – Amo raccontare storie che abbiano come filo conduttore proprio l’umanità. Era mia intenzione parlare ad un pubblico più ampio possibile perché non creo film per parlare a persone che hanno la mia stessa visione ma cerco il confronto anche con chi è lontano da me da punto di vista culturale. L’idea di lavorare con un cast con identità molto forti è nata proprio affinché ognuno portasse la propria umanità. L’intenzione consisteva nel convergere tutti, con le loro differenze, attorno al progetto».


Ironico, tagliente, commovente. “Grazie ragazzi”, con una narrazione scorrevole, racconta il profondo dell’animo umano, con le sue dolcezze ma anche nei suoi incubi più profondi. «Ho voluto cercare l’umanità in un ambiente in cui è difficile mantenerla. In parte c’è paura, solidarietà, volgarità, prepotenza. L’intenzione consisteva nel porre in risalto le caratteristiche del mestiere dell’attore: bello, affascinante, misterioso. I protagonisti si mettono alla prova e trovano in esso una ragione di vita, con cui anche la gente si mette alla prova e c’è il coraggio di esporsi. Attraverso questo mestiere i ragazzi si rilanciano. Sono convinto che arte e cultura possono aiutare in un percorso di reinserimento nella società. Questa opera di prevenzione attraverso le arti può essere utile in tante situazioni difficili. Durante la proiezione ho notato anche una grande partecipazione emotiva del pubblico».

Ha dedicato poi un focus a Mignolo, personaggio interpretato proprio da Giorgio Montanini: «Avevo pensato a un napoletano, poi è diventato marchigiano. Avevo avuto modo di vedere Giorgio nei lavori di Castellitto e l’ho apprezzato moltissimo. Anche qui ho fatto una scelta di umanità. Giorgio è un grandissimo attore e una persona senza filtri. Ha il coraggio di dire le cose come stanno ed è una qualità unica. È stato un valore aggiunto. Certo, andare d’accordo con lui non era sempre facile ma mi sono divertito molto anche quando le tensioni erano forti. C’è tanto di Giorgio in questo film. È riuscito a riempire lo spazio tra le battute scritte attraverso il suo modo di essere e la sua ironia. Volevo preservare la verità di quelle battute».


«La disciplina è importante, per questo andavo in tensione con i vari reparti del set – ha ammesso Montanini – Io sono abituato a comportarmi come voglio ma lì non è possibile perché altrimenti salterebbero tutti i programmi giornalieri. Questo film è stato anche una scusa per non dimagrire – ha scherzato – Non si può iniziare il film con un aspetto fisico e finirlo in un altro. Ora però dovrò impegnarmi in una dieta seria. Scherzi a parte, ho avuto modo di lavorare con tante personalità sorprendenti e attori di altissimo livello, tra cui Fabrizio Bentivoglio. Riccardo Milani è un regista eccellente. Ha creato empatia tra noi attori e questo lavoro lo può fare solo chi ha una grande personalità. È un leader carismatico e lo si nota dalla sua tranquillità. Se chi governa non è autorevole ed empatico allo stesso tempo è un disastro. Sono dispiaciuto di aver finito – ha ammesso -. È stata un’esperienza bellissima nonostante non sia un attore ma un comico. Sono due mestieri dalle caratteristiche totalmente differenti». Il film è stato girato all’interno delle carceri e il comico fermano si è soffermato su questa esperienza: «C’è stato un grande disagio perché il posto non mette, appunto, a proprio agio. È terribile. Si chiudono dei portelloni giganti alle tue spalle ed è una sensazione alienante. È agghiacciante solo pensare di essere lì».
Milani ha concluso l’appuntamento con una riflessione sul tema della giustizia: «Io in questo paese soffro l’incertezza della pena. È quanto mai necessario averla e deve essere per tutti, costante e quotidiana. La giustizia che si sfalda è una comunità che si sbriciola. Inoltre è importante anche dare un’opportunità ai detenuti».


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