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Storia del fiume Tenna: simbiosi tra opere umane e natura

TENNA - Quali sono stati e, in prospettiva, quali potranno essere gli effetti dell'inalveamento lungo il fiume Tenna? Prosegue il viaggio in più puntate alla scoperta del principale fiume del Fermano. Lì dove le opere dell'uomo si mescolano a quelle della natura. Questa volta si esaminano gli effetti determinati sull’intera asta fluviale del Tenna anche dalle opere degli enti preposti alla gestione.

Quali sono stati e, in prospettiva, quali potranno essere gli effetti dell’inalveamento lungo il fiume Tenna? Lì dove le opere dell’uomo si mescolano a quelle della natura. Richiamando il precedente articolo di aprile, risulta opportuno trattare gli effetti che i lavori di inalveamento hanno causato sull’intera asta fluviale del Tenna e che possiamo schematizzare in 3 categorie: a) effetti propri dell’inalveamento sull’asta fluviale; b) effetti dell’inalveamento per lo sfruttamento della risorsa per scopi irrigui; c) effetti dell’inalveamento per lo sfruttamento della risorsa idrica per animare gli opifici. Tratteremo il primo settore e cioè gli effetti propri dell’inalveamento sull’asta fluviale.

La necessità di arrivare, anche sotto il profilo normativo, a leggi specifiche su tale settore (T.U. 523/1904 e art. 941 e successivi del c.c. ed altri) fu determinata anzitutto della natura pubblica della risorsa idrica e dal fatto che un buon governo delle aste fluviali risultava da sempre necessario per la collettività. Tutti gli interventi posti in atto nell’ottica di un bacino idrografico hanno i seguenti obiettivi: riduzione trasporto solido e miglioramento deflussi superficiali attraverso le sistemazioni idraulico forestali sui versanti. Ed ancora, instabilità dei profili dei corsi d’acqua e delle sponde attraverso sistemazioni con briglie e soglie di fondo lungo i tratti-protezioni spondali, ma anche riduzione delle portate di piena attraverso casse di laminazione e contenimento dei livelli di piena attraverso la realizzazione di argini. Gli interventi strutturali normalmente possono definirsi: di natura estensiva per aree interessanti il bacino idrografico e tra queste, le sistemazioni idraulico-forestale e le sistemazioni idraulico-agrarie; di natura intensiva per tratti di corsi d’acqua e tra queste, vasche di laminazione-argini-scolmatori-difesa di sponda-briglie-soglie-rettifiche corso ecc.

Con questa breve schematizzazione si è voluto dare un quadro più puntuale di quanto occorre per il buon governo di una asta fluviale o meglio ancora del bacino dove la stessa incide.  Trasferendo tale schematizzazione alla realtà del bacino idrografico del fiume Tenna, è possibile rinvenire molte delle opere su tutta l’asta fluviale : infatti come detto nel precedente articolo, il bacino del Tenna (dai territori montani alla foce), fin dall’inizio del secolo scorso, fu studiato sotto il profilo idraulico per tronchi con caratteristiche omogenee e, sulla scorta di tali studi, furono realizzate le opere, dal Consorzio di Bonifica del Tenna, costituitosi nel 1910 come Consorzio idraulico, e successivamente dal Consorzio di Bonifica che tutti hanno conosciuto, che ne curava la gestione e la manutenzione. Dagli inizi degli anni 2000 nella nostra Regione tale incombenza non risulta più in capo al Consorzio, ma dapprima alle provincie e dal 2014 alla Regione stessa.

Ora, se dovessimo ipotizzare delle escursioni lungo il nostro fiume Tenna dalla foce alla sorgente, e lungo alcuni tributari nella parte montana ( Montefortino, Amandola, Monte San Marino  Santa Vittoria in Servigliano, Falerone, Magliano di Tenna) di sicuro, anche se nascosti da vegetazione, troveremmo opere idrauliche all’epoca realizzate. Vale la pena aggiungere qualcosa anche sulle aree golenali, che altro non sono che delle superfici contigue al fiume stesso, recuperate a seguito dei lavori di inalveamento, la cui proprietà è demaniale, date in concessione al Consorzio che realizzò l’inalveamento stesso. La funzione di tali aree è quello di pertinenza del fiume e quindi si espansione di piccola entità. Normalmente e per tradizione venivano curate attraverso il taglio della legna o pascolamento o in alcuni casi ospitavano impianti di pioppicoltura gestiti da privati confinanti. Magari risulta comune pensare alle aree golenali che si avvistano nella pianura padana, percorrendo l’autostrada, e ricche di pioppi. Qualcosa c’è anche lungo il fiume Tenna sia in destra che nella sinistra idraulica (Servigliano, piane di Falerone, Magliano di Tenna, Rapagnano, Monte Urano). Iniziando la presente trattazione si è riferito di 3 effetti che l’inalveamento ha indotto. Degli altri due si tratterà nei prossimi interventi.

di Virginia Recanati, ingegnere e curatrice del blog blogidraulicaantica.org e Francesco Gismondi, dottore agronomo


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