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Violenza di genere e femminicidi: uomini dove siete? Donne, voletevi bene

LE MANIFESTAZIONI di questi giorni, tra cui quella di ieri a Fermo, hanno registrato una bassissima presenza di uomini. Con questo atteggiamento la strada per contrastare la violenza di genere è tutta in salita. Dall'altro lato le donne dovrebbero allontanare chi svilisce gli sforzi per cambiare la loro reputazione

di Alessandro Luzi

Il fragore dei campanelli per ricordare Giulia Cecchettin sta risuonando in tutta Italia. Ieri è toccato a piazzale Azzolino a Fermo. Da una settimana a questa parte continuano a susseguirsi cortei, manifestazioni, fiaccolate per la ragazza uccisa per mano di Filippo Turetta. Due ragazzi all’apparenza normali, con due vite normali e una storia d’amore normale. Forse siamo stati colpiti proprio da questa ordinaria quotidianità, forse dalla speranza di ritrovare vivi entrambi, forse dalla pacatezza dei familiari, forse dall’indignazione per il macabro finale. Fatto sta che come in Twin Peaks, dopo lo sconforto e il dolore per il ritrovamento del corpo di Giulia adagiato sulle rive di un lago, ora stanno emergendo dettagli di un rapporto amoroso tutt’altro che sano. L’ossessione del controllo da parte di Turetta è sfociata in un brutale femminicidio. La giovanissima studentessa, prossima alla laurea in ingegneria biomedica, aveva tentato di attirare l’attenzione di chi le stava intorno. Niente da fare. I messaggi sono caduti nel vuoto e la trascuratezza ha comportato il tragico epilogo. Ecco allora il grido delle piazze italiane per accendere i riflettori sul dramma delle tante donne vittime di violenza. Ma chi ha ascoltato questo clamore?

Molti uomini, un po’ come chi stava attorno a Giulia Cecchettin, sono rimasti in silenzio. Ieri è successo a Fermo, ma la stesse scene si sono viste nelle due manifestazioni a Macerata. Alle manifestazioni in piazza di questa settimana hanno partecipato pochissimi uomini. Una percentuale irrisoria rispetto alle tante donne presenti. Per non parlare degli interventi al microfono. Per contarli bastavano le dita di una mano. Eppure lo slogan “se domani tocca a me, voglio essere l’ultima!”, richiama il monito del gigante della loggia nera di Twin Peaks “It is happening again”, rivolto all’agente Dale Cooper. Quel “se domani tocca a me” racchiude una macabra sensazione implicita che il femminicidio si ripeterà. Sì, perché se in Twin Peaks dopo l’assassinio di Laura Palmer si è verificato quello di sua cugina, pochi giorni dopo la vicenda di Giulia Cecchettin, a Fano un’altra donna è stata uccisa per mano di suo marito. E molto probabilmente riaccadrà. Ma quando sarà l’ultima davvero? O più realisticamente, quando i femminicidi si avvicineranno allo zero? Se l’atteggiamento degli uomini è questo allora la strada è tutta in salita. E non perché siamo colpevoli indiretti di qualcosa ma perché non alziamo un dito per far vivere le donne in tranquillità. Inutile girarci intorno, il ruolo più importante appartiene alla categoria maschile perché è quella da cui arrivano i soprusi. Le donne allora ci hanno chiesto di cambiare e l’unica risposta che abbiamo saputo dare è #NotAllMen. È vero, la stragrande maggioranza degli uomini rispetta l’altro sesso, ma sale un silenzio assordante quando quella minoranza sminuisce la donna a oggetto. Ora ogni 25 novembre si tornerà a parlare di violenza di genere, poi dal 26 si ripone tutto dentro uno scatolone, si abbandona in garage come gli addobbi natalizi per tirarli fuori l’anno successivo, dopo una superficiale spolverata. Invece, perchè “questo mondo non ci renda cattivi”, possiamo iniziare ad ascoltare le storie delle donne vittime di violenza, molestie o quant’altro. Per esempio quei fattacci che hanno raccontato Marlene Corvaro e Lara Grillini (in arte Laragosta) a Radio Fm1 (qui per ascoltarla). E come questi ce ne sono altre 50, 100, 1000 ancora sommerse.

Invece, dall’altro lato le donne devono volersi più bene. In questo contesto non c’è niente di peggio di una donna che non rispetta la sua categoria. Quali sono questi personaggi? Per esempio cantanti in prima linea per la liberazione del corpo della donna e poi nei testi inseriscono i luoghi comuni di una relazione tossica, quante mostrano le nudità non per fini artistici ma con l’unico obiettivo di riempire le proprie tasche. Questo non fa altro che aizzare quella logica perversa del possesso. Il corpo non è il mezzo per raggiungere un fine ma espressione della propria individualità. Allora allontanate chi lo mortifica, uomini o donne che siano. Così come va subito fermato chi vi opprime psicologicamente e noi uomini dobbiamo aiutarvi.


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