Si è tenuta questa mattina, al tribunale di Fermo, una lunga udienza preliminare sul processo per l’omicidio di Satwant Singh, il 29enne indiano ucciso lo scorso 17 ottobre a Bivio Cascinare, a Sant’Elpidio a Mare. Unico imputato il 56enne Manjit Singh difeso dall’avvocato Alessandro Ciarrocchi.
E durante l’udienza è emerso un particolare non da poco, che fino ad oggi non era finito sulle cronache giudiziarie, almeno fino ad oggi: Manjit Singh, infatti, il 24 ottobre scorso, a seguito delle numerose eccezioni presentate in sede processuale dal suo legale, l’avvocato Alessandro Ciarrocchi, era stato scarcerato, a scadenza del termine, non essendo stata celebrata l’udienza preliminare. Ma nell’arco di un paio di giorni, per lui, si sono riaperte le porte del carcere: «Il mio assistito, purtroppo, trovandosi in uno stato di indigenza assoluta, non potendo tornare a casa né in patria, e avendo anche perso il lavoro, non ha rispettato l’obbligo di firma» racconta Ciarrocchi. Ed ecco spiegato il motivo per il quale, per lui, si sono riaperte le porte del carcere. Sembrerebbe, quindi, che il 56enne abbia preferito la cella all’addiaccio.
Ma torniamo all’udienza odierna, durata circa 4 ore. Inizialmente l’avvocato Danilo Mascitti, che assiste i familiari della vittima, si è costituito parte civile per il cugino e lo zio del defunto, richiesta ammessa. A quel punto l’avvocato Ciarrocchi ha avanzato una richiesta di integrazione probatoria che ha trovato l’opposizione sia del pubblico ministero che della controparte perché ritenuta non compatibile con la fase del rito e non necessaria in questo stato del procedimento. Il giudice si è ritirato in Camera di Consiglio per poi rigettare la richiesta arrivata dalla difesa e invitando le parti alla discussione. Il pm è stato impegnato in una lunga arringa ripercorrendo quelli che sono gli elementi a sostegno dell’accusa ai quali, ovviamente, l’avvocato Mascitti si è associato, così come alla richiesta di rinvio a giudizio, ribadendo alcuni punti tra cui la volontarietà del gesto e la conseguente morte del 29enne che fondamentalmente non sono più in contestazione. L’avvocato Mascitti ha anche richiesto un sequestro conservativo sui beni dell’imputato proprio a garanzia delle obbligazioni civili.
Anche l’avvocato Alessandro Ciarrocchi ha svolto la sua difesa chiedendo, a sua volta, il non luogo a procedere. Il giudice, all’esito dell’udienza, ha rimandato le parti davanti alla Corte d’Assise di Macerata, il prossimo 4 aprile, e riservando quindi al giudice ogni decisione sulla richiesta di sequestro conservativo e su un’istanza avanzata da Ciarrocchi di revoca o affievolimento della misura cautelare. «Sono soddisfatto dell’esito del procedimento quindi sono fiducioso che nel processo emergerà in modo chiaro quella che è la responsabilità dell’imputato e questo per dare giustizia alla persona ovviamente che non c’è più ma anche ai familiari», il commento, all’uscita dal tribunale dell’avvocato Mascitti.
g.f.
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