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Cop 28 di Dubai, la ricostruzione dell’Italia centrale tra rinascita demografica e sostenibilità ambientale

DUBAI - Nel cuore dell’Appennino centrale, nelle Marche, si è creato un laboratorio sperimentale involontario ed è emersa con chiarezza l’urgenza di sviluppare azioni di contrasto allo spopolamento anche in riferimento alla crisi ambientale. Una crisi che finora a livello nazionale ed europeo è stata affrontata soprattutto attraverso misure per la mitigazione (efficientamento energetico, decarbonizzazione, energie rinnovabili, ecc.), ma che per effetto dei cambiamenti climatici sta creando danni sempre più frequenti

L’intervento del sen. Guido Castelli

di Michela Dioguardi (da Dubai)

L’esperienza della Struttura Commissariale Sisma 2016 è stata selezionata tra quelle illustrate nel corso della Cop28 di Dubai, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Se ne è parlato oggi alle 19 ora locale, al Padiglione Italia, alla presenza del Commissario Straordinario per la ricostruzione, il senatore Guido Castelli.

“Ricostruire e riparare adattando ai cambiamenti climatici” questo il tema dell’incontro, che ha portato in primo piano l’esempio di ricostruzione e riparazione antisismica e contro gli effetti dei cambiamenti climatici dell’Appennino centrale. Ricostruire e innovare, per riconfigurare il patrimonio ambientale anche sotto il profilo della sostenibilità, è un riferimento utile e concreto, nonché un modello di governance di processi complessi che nella suddivisione delle responsabilità trovano spesso ostacoli.

Questioni che, tuttavia, si incrociano con l’altra grande crisi che avvolge gli Appennini: la crisi demografica, che è in corso da tempo nelle zone colpite dal sisma del 2016. Molti eventi estremi, provocati dalle crisi climatiche, sono la conseguenza dell’abbandono del territorio. Crisi demografica e crisi climatica sono connesse in queste aree. «Le comunità locali possono essere la soluzione a molti problemi ambientali seguendo un approccio pragmatico e non ideologico» come ha ripetuto il Commissario Castelli.

Nel cuore dell’Appennino centrale, nelle Marche, si è creato un laboratorio sperimentale involontario ed è emersa con chiarezza l’urgenza di sviluppare azioni di contrasto allo spopolamento anche in riferimento alla crisi ambientale. Una crisi che finora a livello nazionale ed europeo è stata affrontata soprattutto attraverso misure per la mitigazione (efficientamento energetico, decarbonizzazione, energie rinnovabili, ecc.), ma che per effetto dei cambiamenti climatici sta creando danni sempre più frequenti.

Questo è stato ribadito anche dall’intervento del professor Massimo Sargolini, esperto struttura commissariale, Direttore della Scuola di Architettura Unicam, che ha sottolineato come non si possano evitare le catastrofi naturali, ma si possono rallentare e contenere i danni creando adeguate risposte nel territorio. Nello specifico, si parla di un sisma che per dimensioni e area danneggiata, non ha precedenti.

La messa in sicurezza dai terremoti del 2016/17, per la prima volta nella storia delle ricostruzioni post sisma, prevede anche una serie di interventi volti alla messa in sicurezza dagli effetti dei cambiamenti climatici. La ricostruzione e la riparazione del tessuto economico e sociale dell’Appenino centrale, oltre agli interventi e alle opere, sta sperimentando l’attuazione di una serie di misure per favorire la presenza diffusa dell’uomo in un territorio a forte rischio abbandono che, da potenziale minaccia, vuole diventare una tutela anche contro gli effetti dei cambiamenti climatici. 

Stefano Massari, esperto, per la struttura commissariale, di fondi di investimento, ha specificato che la ripopolazione dei piccoli centri può avvenire solo se gli abitanti sono messi in condizione di svolgere attività economiche, e lo sviluppo dei centri abitati serve a preservare il territorio. La strategia della ricostruzione non riguarda solo l’aspetto economico, ma si aggancia ai canoni della sfida dell’economia globale, coinvolgendo la transizione digitale e l’economia circolare. Ci sono quindi ampi margini per generare una nuova economia che rispetti e tuteli il territorio, come ad esempio con l’agricoltura di precisone o il ciclo virtuoso dei rifiuti.

Nel suo collegamento, il sindaco di Camerino, Roberto Lucarelli, ha parlato della comunità energetica rinnovabile con il programma Next Appennino, che coinvolge 460 chilometri quadrati, il 20% della provincia di Macerata, e di come «la ricostruzione sia una sfida per il futuro. Il Sisma del 2016 ha impattato il tessuto sociale di un territorio dove era già in atto uno spopolamento delle aree più interne. La ricostruzione è un’opportunità di rinascita, non solo per gli edifici danneggiati, ma per la rigenerazione dell’economia e per la transizione energetica e il passaggio alle rinnovabili».

Concetto ribadito anche dal sindaco di Ascoli Piceno, Marco Fioravanti, che vede nella ricostruzione «una missione socioeconomica per il rilancio delle aree interne». L’adozione del Piano Città per la rigenerazione urbana apre a un nuovo modello di valorizzazione del patrimonio immobiliare e avvia la creazione dell’infrastruttura digitale. Il progetto di sviluppo dei territori dell’Appennino centrale colpiti dal sisma del 2016 promuove in modo sinergico turismo, attività imprenditoriali e attrazione dei giovani, dando una visione collettiva ai comuni dell’entroterra.

Il riconoscimento internazionale dello sforzo compiuto, documentato dalla case history che è stata esposta nel padiglione Italia nel corso della Cop 28, diventa uno stimolo in più per un intervento che può fare scuola non solo per l’Italia, ma per tutte quelle aree afflitte da una crescente fragilità idrogeologica.

Il commissario Guido Castelli, nel suo intervento di chiusura ha evidenziato che «raccontare questa esperienza e confrontarsi con le indicazioni che emergono dalla Cop 28 è estremamente importante per la struttura Commissariale Sisma 2016. Questo appuntamento arriva in un momento decisivo, ovvero mentre si sta cercando di affermare a livello globale la peculiarità dell’eco-regione mediterranea, che necessita di urgenti azioni di adattamento per le aree montane di tutto il bacino. Il Mediterraneo è un hotspot climatico e le montagne del Mediterraneo sono i luoghi dove bisogna investire risorse per riequilibrare gli effetti catastrofici dei cambiamenti climatici».

A Dubai si prenderanno impegni sulle risorse per gli obiettivi stabiliti nel 2015 con l’Accordo di Parigi, a partire dai 100 miliardi di dollari l’anno per la finanza climatica su cui gli Stati si erano impegnati nel lontano 2009. L’esempio di ricostruzione e riparazione antisismica e contro gli effetti dei cambiamenti climatici dell’Appennino centrale, testimoniato da progetti, opere, incentivi e programmi di investimento della Struttura Commissariale Sisma 2016, dimostra quanto l’impegno e la dedizione siano necessari per affrontare concretamente la crisi climatica.


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