Le scosse del 26 ottobre, nove anni dopo. Il centro storico di Camerino riparte. Castelli: «In atto un cambio di passo»

SISMA - Il Commissario alla Ricostruzione Guido Castelli: «L’unica strada possibile è quella della collaborazione, della fiducia e della presenza costante sul territorio. Ho sempre creduto che la montagna e le aree interne dovessero essere una priorità per la Regione e per il Paese».

La notte del 26 ottobre di nove anni fa fu segnata da scosse e paura. Alle 19,10 una prima scossa di magnitudo 5.4 fu seguita alle 21,18 da un’altra di magnitudo 5.9, entrambe con epicentro nell’Alto Nera. I terremoti di quella drammatica sera di nove anni fa, insieme alle scosse successive, quella di magnitudo record 6.5 del 30 ottobre e poi del 18 gennaio del 2017, allargarono il cratere sismico a 138 comuni, dopo il sisma di agosto che aveva già colpito al cuore Amatrice, Accumoli e Arquata del Tronto.

Nella notte del 26 ottobre tra polvere e pioggia migliaia di persone lasciavano le loro abitazioni e i loro paesi con il terrore negli occhi e poche certezze. In particolare a Camerino, dove i nastri bianchi e rossi dei Vigili del Fuoco delimitavano quella che sarebbe diventata la zona rossa più grande del cratere del sisma del 2016, piombando nel silenzio. Quel centro storico vivo e pulsante di vita, studenti universitari e storia si spegneva tra i crolli e la desolazione.

Oggi, a nove anni dal sisma, quel vuoto, quel silenzio irreale, e quei passi mancati nel cuore della città dei Da Varano, sono stati spezzati dai rumori di cantiere, gru e maestranze al lavoro. «La ricostruzione è una corsa a ostacoli, ma oggi possiamo dire che è in atto un vero cambio di passo, anche nei borghi e nelle città dove la situazione era più complessa. Stiamo chiudendo la fase delle progettazioni anche nei centri più devastati. È finalmente iniziata anche qui la stagione delle ruspe, dei cantieri che si aprono, dei lavori che diventano realtà. Dopo anni di pianificazione, finalmente si passa dalle norme ai cantieri, con risultati tangibili che si vedono nelle nostre città e nei borghi» spiega Guido Castelli, Commissario straordinario per la ricostruzione e la riparazione post sisma 2016-2017.

E aggiunge: «Camerino ne è l’esempio più evidente: il centro storico, per anni simbolo del dolore e del silenzio, oggi è animato dal rumore delle maestranze e dalle gru. I lavori iniziati sono il frutto di una pianificazione seria e condivisa, di una collaborazione costante tra Struttura commissariale, Usr, Regione Marche, e amministrazione comunale. Qui la ricostruzione sta trovando il suo ritmo e dimostra che, con un lavoro ordinato e di squadra, anche le situazioni più complesse possono ripartire».


«L’unica strada possibile – continua Castelli – è quella della collaborazione, della fiducia e della presenza costante sul territorio. È ciò che stiamo facendo insieme ai sindaci, ai tecnici e alle imprese, affrontando e risolvendo in maniera chirurgica ogni intoppo che si presenta, senza lasciare indietro nessuno. Voglio ringraziare i cittadini, che hanno sofferto e continuano a credere nella rinascita delle loro comunità. Da quando ero sindaco, poi assessore, e oggi Commissario, ho sempre creduto che la montagna e le aree interne dovessero essere una priorità per la Regione e per il Paese. Oggi, nei centri più colpiti del Maceratese e dell’Alto Nera, la ricostruzione sta finalmente avendo un suo profilo e un cronoprogramma che dà certezze. È merito di tutti: amministratori, tecnici, imprese e comunità che non si sono mai arrese. Questo camminare insieme è la chiave di volta per trasformare il dolore in rinascita, le norme in cantieri e i cantieri in futuro».



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