di Andrea Braconi
“Ci stiamo mettendo in cammino verso qualcosa che forse neanche noi ci rendiamo conto di quanto sia importante averlo realizzato e averlo qui”. Partiamo dalla fine del nostro incontro con la dottoressa Patrizia Iacopini, medico psichiatra, e con la sua equipe per capire le modalità operative del Centro per la diagnosi e trattamento dei Disturbi del Comportamento Alimentare, con sede in via Zeppilli a Fermo, di cui è responsabile la stessa Iacopini.
Una vera e propria eccellenza regionale, che all’interno della nuova sede inaugurata nel gennaio scorso (leggi qui) ha in carica circa 200 casi, con un aumento di presenze maschili e un’età di insorgenza che vede sempre più richieste per visite di ragazzi adolescenti e anche più piccoli.
“Si passa dagli estremi: i minori e l’età adulta dai 40 ai 50 anni- spiega la Iacopini -. La situazione è abbastanza impegnativa, abbiamo avuto un aumento di richieste notevoli non solo rispetto alla provincia di Fermo, ma anche Ascoli, Macerata e da fuori regione”.
Dalla restrizione alimentare ai disturbi sfumati verso atteggiamenti bulimici, fino a disturbi da alimentazione incontrollata che possono sfociare verso un’obesità importante: sono questi i casi che il gruppo multidisciplinare affronta tutte le mattine dal lunedì al venerdì, compresi i pomeriggi del martedì e del giovedì. “Senza un equipe di professionisti con specializzazioni varie – psichiatra, psicologo, educatore, dietista, infermiera professionale e chi fa terapia riabilitativa – non è possibile un approccio terapeutico che vada ad essere incisivo sulla cura. Collaborano con noi anche diverse psicologhe volontarie per il supporto terapeutico alle famiglie”.
Ed è proprio l’approccio uno degli elementi fondamentali del Centro. “Qui ritrovano un po’ un ambiente domestico, familiare, un fattore importante per predisporsi favorevolmente alla cura e al trattamento, che sono lunghi, con almeno 2 anni di terapia. La predisposizione ad essere accolti in un ambiente caldo è importante”.
Due i setting di pasti, come spiega il dietista Marco Giuli, sia per chi soffre di anoressia e bulimia, sia per chi soffre di disturbi da alimentazione incontrollata, per un totale che varia dai 6 ai 10 e dai 25 ai 30 in base all’affluenza, lasciando molta alla libertà ed autonomia all’utenza sullo sporzionamento dai contenitori che arrivano in sede.
Significativo, ad oggi, è stato l’investimento nella costruzione di una rete di supporto e di una divulgazione rispetto all’attività svolta nel Centro, con la figura dell’educatore intenta a creare progetti individualizzati e a lavorare sul concetto di autonomia. “Questo serve per lavorare anche oltre il setting terapeutico – spiegano le dottoresse Laura Pelliccetti e Anna Rita Scipioni, psicologhe e psicoterapeute -, un lavoro che fa da filtro con l’esterno cercando di accompagnare le persone verso un reinserimento in alcuni contesti, oltre che per recuperare una fiducia in se stessi e verso il prossimo”.
Ricordano con orgoglio l’impegno per l’organizzazione, lo scorso marzo, della Giornata Nazionale del Fiocchetto Lilla, un vero e proprio debutto con un’iniziativa di poesia e musica da ArtAsylum, in Piazza del Popolo a Fermo. Un momento importante per far conoscere “un unicum regionale che ha bisogno di collegamenti con la società civile”, come rimarca l’educatore Filippo Romagnoli. L’idea, quindi, è quella di collegarsi sempre più al territorio e di creare possibilità di incontro per raggiungere il maggior numero di persone e per conoscere questo tipo di problematicità, oltre che per far sapere “che c’è questa possibilità di risposta pubblica nella quale sono condensate tante figure diverse, risposta che in altre zone della regione non c’è”.
Ma come far crescere ancora di più questa realtà? “Abbiamo focalizzato anche un investimento importante sulle famiglie con un’associazione, la Fada, che insieme a noi porta avanti le progettualità di cui abbiamo parlato – conclude la Iacopini -. Abbiamo anche la possibilità di ampliare gli spazi come sede e questo ci permetterebbe di accogliere maggiori utenti, di utilizzare maggiori possibilità riabilitative, e differenziare i vari percorsi. Inoltre, avremo spero a breve un neuropsichiatra infantile che potrà aiutarci nella fase dell’età minorile”.
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