Prostituzione e privacy, l’avvocato Agostini boccia l’operazione Franchellucci: “Mettere anche un like alla pagina strumento del reato richiede prudenza”

PORTO SANT'ELPIDIO - L'avvocato Agostini: "Senza il consenso espresso e scritto dell’interessato, si pubblica la foto carpita in strada di chi va a prostitute o si spedisce una lettera di richiamo morale a casa dell’intestatario dell’auto immortalata, si commette reato"

 

“Il Sindaco di Porto Sant’Elpidio, dott. Nazareno Franchellucci, per combattere la prostituzione ha assunto l’iniziativa personale ‘Ripuliamo le strade della Città PSE’. Si tratta di una pagina Facebook dove il primo cittadino intende raccogliere e pubblicare foto e video di clienti di prostitute, ai quali poi scriverà una lettera di richiamo.
Immediata la messa alla berlina a livello nazionale. La Zanzara Radio 24, definisce il sindaco “nuovo khomeinista” e mette a disposizione un pool di avvocati ai clienti delle prostitute, fotografati e pubblicati con tanto di targa dell’auto.
Accogliamo e ringraziamo i conduttori della trasmissione radiofonica Giuseppe Cruciani e David Parenzo per la proposta di lavoro”. E’inizialmente ironica ma allo stesso tempo quanto seria la riflessione legale dell’avvocato Andrea Agostini in merito all’iniziativa presa dal sindaco Franchellucci.

Agostini che spiega i pericoli legali dell’operazione: ” Infatti prostituirsi e andare a prostitute e fare sesso in auto (lontano dagli occhi di minori), come pure fotografare ciò che avviene per strada, non è reato. Se però senza il consenso espresso e scritto dell’interessato, si pubblica la foto carpita in strada di chi va a prostitute o si spedisce una lettera di richiamo morale a casa dell’intestatario dell’auto immortalata, si commette reato. Si tratta di una violazione del Codice della Privacy (artt.167 co.1, 23, 4 co.1 lett.d) Decreto Legislativo 30 giugno 2003, n. 196) per trattamento e diffusione illecita di dati sensibili in quanto non solo personali, ma idonei a rivelare la vita sessuale. La pena prevista è della reclusione da 6 a 24 mesi per chi pubblica e chi scrive.
Si avrà poi concorso materiale nel reato per chi fornisce foto e video conoscendone anticipatamente l’uso a venire. Ma anche mettere “Mi Piace”, un “like”, alla pagina facebook strumento del reato, come pure alla foto o al video incriminato, richiede estrema prudenza. Il rischio è quello di contribuire a corroborare l’intento criminale e quindi di rispondere per concorso morale nel reato, come pure di causare danni alla riservatezza suscettibili di risarcimento. Teoria? Ipotesi inverosimile? Del resto chi mai denuncerebbe una condotta di danno alla privacy, se per avere tutela si finisce con il rendere ancor più di dominio pubblico proprio ciò che si voleva rimanesse un segreto? Il fatto è che il reato è procedibile di ufficio e quindi non occorre querela alcuna perché la Procura della Repubblica faccia il suo dovere”.


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