Ed ecco la settimana cinematografica al Super8 di Fermo.
A Beautiful Day, il film diretto da Lynne Ramsay, vede protagonista Joe (Joaquin Phoenix), un ex marine e agente dell’FBI.
Joe è un veterano di guerra che ha assistito a ogni tipo di brutalità e tortura. Ora vive nella sua casa d’infanzia insieme all’anziana madre malata, della quale si prende amorevolmente cura, con tanta pazienza e tenerezza.
Un’esistenza non facile, continuamente tormentata da terribili flashback del suo passato violento. Disposto a sacrificarsi pur di salvare delle vite innocenti, Joe si guadagna da vivere liberando giovani ragazze dalla schiavitù sessuale a cui erano state costrette. Un giorno, un famoso politico di New York lo contatta per chiedergli aiuto. Sua figlia Nina (Ekaterina Samsanov), ancora giovanissima, sembra essere stata rapita da una delle organizzazioni criminali che gestiscono il giro di prostituzione minorile. Joe accetta l’incarico e si mette sulle tracce della ragazza.
Quando riuscirà a liberare Nina, però, Joe si renderà conto che non si trattava di un semplice rapimento in cambio di denaro: dietro alla scomparsa della ragazza si cela una rete di persone corrotte e potenti. Joe si trova così invischiato suo malgrado in una spirale molto più grande di lui, fatta di violenza senza scrupoli, e si rende conto di aver bisogno di aiuto per uscire da questa cospirazione: viaggio verso la morte o definitivo ritorno alla vita?
Escobar – Il Fascino del male, il film diretto da Fernando León de Aranoa, è basato sul best seller di Virginia Vallejo “Loving Pablo, Hating Escobar” e racconta la vita di Pablo Escobar, questa volta interpretato da Javier Bardem.
Il film prende le mosse dall’ascesa criminale di Escobar e arriva fino al 1993, anno della sua morte. Un percorso che si snoda lungo la vita privata e professionale del narcotrafficante, ripercorrendo i turbolenti anni Ottanta, il periodo del narcoterrorismo, la lotta contro la possibile estradizione negli Stati Uniti e il rapporto con la giornalista Virginia Vallejo (Penélope Cruz).
È proprio grazie al supporto della donna che Escobar diventa un personaggio pubblico, ottiene il sostegno di gran parte del popolo colombiano e decide di avviarsi alla carriera politica: vuole governare e finalmente cambiare le sorti di un Paese logorato dalla povertà.
Il nuovo film Marvel Avengers: Infinity War porta sul grande schermo la più grande e fatale resa dei conti di tutti i tempi. Dopo gli eventi di Captain America: Civil War il gruppo di Vendicatori si divide, con Captain America/Steve Rogers (Chris Evans) che lascia cadere a terra il suo scudo. Tony Stark/Iron Man(Robert Downey Jr.), rimasto senza plotone alle spalle, impiega tutti i mezzi a disposizione per difendere il pianeta dall’ennesimo attacco alieno, dalle armature high tech di sua invenzione, ai finanziamenti da “miliardario playboy filantropo”. Il nuovo nemico, Thanos (Josh Brolin), un potente tiranno intergalattico, è deciso a conquistare l’universo sfruttando il potere delle Gemme dell’Infinito, alcune delle quali finite nelle mani dell’avido Collezionista (Benicio del Toro) famoso cacciatore di artefatti spaziali. La minaccia imminente richiede l’intervento di tutti gli Avengers della formazione originale: Captain America, lo scienziato Bruce Banner (Mark Ruffalo) e il suo irascibile alter ego Hulk, Il dio del tuono Thor(Chris Hemsworth), la spia Vedova Nera (Scarlett Johansson), l’infallibile arciere Occhio di Falco (Jeremy Renner); al fianco dell’arrampicamuri Spider-Man (Tom Holland), dell’androide Visione (Paul Bettany) e di tutti i loro alleati. Ma le forze dispiegate non saranno ancora sufficienti a neutralizzare l’invincibile alieno. Per fortuna un aiuto arriverà dai confini della Galassia, dove Star Lord(Chris Pratt) e la sua sgangherata banda di Guardiani attendono impazienti.
Tu mi nascondi qualcosa è la commedia corale diretta da Giuseppe Loconsole.
I tre protagonisti del film, tutti molto diversi tra loro, hanno una cosa in comune: la ricerca della verità, che raggiungeranno solo dopo una serie di equivoci ed episodi tragicomici.
Il primo dei nostri personaggi è Valeria (Sarah Felberbaum), una fotografa provvisoriamente impiegata nell’agenzia del padre (Ninni Bruschetta) come investigatrice privata. Per errore si trova a pedinare la persona sbagliata e scopre che la compagna e futura sposa di Francesco (Giuseppe Battiston), un artista di strada fino a quel momento felicemente fidanzato, lo tradisce.
A causa di questo malinteso il matrimonio crolla. Oltre al danno anche la beffa: è la donna a lasciare Francesco, che piomba in una profonda depressione. Convinto che la responsabile del fallimento della relazione sia Valeria, Francesco si rivolge a lei e pretende che lo aiuti a rimettere insieme i cocci della propria vita.
Poi c’è Irene (Olga Rossi), che lancia un appello in televisione per denunciare la scomparsa del marito Alberto (Rocco Papaleo), un imprenditore di successo. Fortunatamente riesce a rintracciarlo: un ospedale le comunica che l’uomo si trova ricoverato nella struttura da circa quindici giorni in seguito a un incidente in mare. Alberto sta bene, ma ha perso completamente la memoria. Quando Irene raggiunge il marito, trova una spiacevole sorpresa: una ragazza tunisina, Jamila(Rocío Muñoz Morales), è già al suo capezzale.
Wes Anderson torna all’animazione con la sperimentata tecnica a passo uno (vedi Fantastic Mr Fox), a partire questa volta da una storia originale ambientata in una dimensione distopica, in cui uomini e animali antropomorfi convivono. Nel futuro 2037, la crescita incontrollata dei cani e la diffusione di una misteriosa “influenza canina” impone al sindaco della città di Megasaki, nell’arcipelago giapponese, di adottare una drastica misura d’emergenza: mettere in quarantena tutti i cani del Paese, segregandoli su un’isola destinata all’accumulo di rifiuti e immondizia.
In seguito alla scomparsa del suo cane da guardia Spots, un dodicenne di nome Atari Kobayashi dirotta eroicamente un piccolo aeroplano e lo pilota fino all’Isola dei cani. Dopo il brusco atterraggio, viene soccorso da un manipolo di meticci, disposti a tutto pur di sfuggire alla deprimente condizione in cui versano. Commossi dal coraggio e dalla devozione del ragazzino nei confronti dell’animale domestico smarrito, Capo (voce originale di Bryan Cranston), Rex (Edward Norton), Boss (Bill Murray), Duke (Jeff Goldblum) e King (Bob Babalan), si impegnano a proteggerlo dagli uomini che gli danno la caccia e scortarlo nel pericoloso viaggio che deciderà il destino dell’intera Prefettura.
1939, Pirenei Sud-orientali. Lungo un sentiero accidentato, tra boscaglie e strapiombi, miliziani antifascisti in fuga dall’esercito franchista cercano scampo verso la Francia.
L’anno successivo, un altro gruppo di fuggiaschi percorre, in direzione opposta, il medesimo sentiero. Questi uomini sono in fuga dalla Francia occupata e collaborazionista: si tratta di antifascisti, intellettuali ed ebrei. Tra questi “indesiderati” è anche il grande filosofo e scrittore tedesco Walter Benjamin.
Tra docufiction e rievocazione d’autore, complice una splendida fotografia in bianco e nero, ricca di chiaroscuri, il regista Fabrizio Ferraro rilegge la storia della “Route Lister” alla luce di una sensibilità che vorrebbe attualizzare il passato in un volgere di anni, il nostro, in cui il tema dell’esilio degli intellettuali in fuga dai regimi, di frontiere e di migranti, suscita un aspro dibattito politico.
L’operazione è a tratti affascinante, soprattutto da un punto di vista visivo, ma soffre quando l’aspetto intellettualistico e il formalismo si sovrappongono a una materia scottante di dolore, tanto in riferimento al presente quanto al passato. Il dolore degli esuli, dei corpi, in esilio.
James Franco trasforma la tragicomica storia vera dell’aspirante regista e famoso outsider di Hollywood, Tommy Wiseau – artista la cui passione era genuina tanto quanto discutibili erano i suoi metodi – nella celebrazione dell’amicizia, dell’espressione artistica e dell’inseguimento dei sogni contro ogni pronostico. The Disaster Artist è un ironico e gradito avvertimento che ci ricorda come ci sia più di un modo per diventare una leggenda, e che non ci sono limiti a quello che si può ottenere anche quando non si ha assolutamente idea di cosa si stia facendo.
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