Roberto Lattanzi e il suo Willy nella loro casa di Porto Sant’Elpidio
di Andrea Ferretti
Sommersi da continue brutte notizie, e prendendo spunto da una risposta (“trovatemi un motivo per ridere”) che un giorno il grande giornalista Paolo Frajese dette a chi gli chiese perché non sorridesse mai durante i suoi servizi al Tg – lui che si occupava di cronaca che, ai tempi del terrorismo, nera lo era davvero – finalmente una notizia che riapre il cuore e che fa passare in secondo piano la maleducazione dei proprietari dei cani che non raccolgono le deiezioni dei loro amici a quattro zampe seminando trappole su strade, giardini e marciapiedi. Il protagonista, e che protagonista, è proprio un cane. Anzi un cagnolino, di nome Willy. Un bellissimo esemplare di Jack Russel – il nome deriva dal reverendo inglese che lo creò per cacciare volpi e roditori – balzato alla cronaca quasi in coincidenza del suo secondo compleanno. E’ lui, e non come erroneamente riportato un pinscher nano, il protagonista di una storia bella e commovente che ha già fatto il giro di mezzo mondo. La storia di un cane – non è il primo e non sarà l’ultimo – capace di legarsi al proprio padrone e seguirlo anche fino alla morte.
Dopo la brutta avventura, ecco Willy in giardino con uno dei suoi giochi preferiti
Willy viaggiava nel furgone seduto accanto a Roberto Lattanzi, 50enne fermano di Porto Sant’Elpidio. L’incidente è accaduto dentro una galleria dell’autostrada A14 nei pressi di Pedaso. «Mi trovavo sulla corsia di sorpasso mentre su quella di destra le auto erano in coda – racconta Lattanzi che per qualche giorno deve stare a riposo a causa di una costola rotta e un leggero versamento ai polmoni da cui si sta comunque riprendendo a tempo record – accanto a me c’era Willy che a bordo viaggia sempre assicurato da un’apposita cintura di sicurezza come fosse un normale passeggero. Se non era così, poverino sarebbe morto anche se andavo sì e no a 40 orari». Il racconto prosegue: «Ad un certo punto un’auto che era in coda si è immessa all’improvviso sulla corsia di sinistra e non ho potuto fare nulla per evitare l’impatto. Sono rimaste coinvolte anche altre vetture, ma la peggio è toccata a me». Passata la paura, Roberto ora vuole ringraziare tutti coloro che sono intervenuti durante e dopo l’incidente. «I primi soccorsi mi sono stati prestati da un’ambulanza di Foggia che si trovava a passare per caso, poi è arrivata quella del 118 da San Benedetto». Ed è qui che Willy diventa il grande protagonista della storia. Il cagnolino ha cominciato a guaire, un vero e proprio pianto, e non si è allontanato di un centimetro da Roberto, ferito e dolorante. Il medico del 118 ha dato disposizione che Willy poteva stare lì e allora il cagnolino si è messo ai piedi di Roberto, nel frattempo stabilizzato sulla lettiga e poi caricato a bordo.
E Willy? Vaglielo a spiegare che un cane non può stare, né tantomeno viaggiare, in un’ambulanza. La bestiola non ne ha voluto sapere continuando a guaire a più non posso. Roberto aveva un braccio immobilizzato da una flebo, ma Willy gli è rimasto accanto leccandogli per tutto il tempo la mano libera. Come in un cartoon, il cagnolino si è fatto tutto il tragitto fino all’ospedale “Madonna del Soccorso” di San Benedetto nell’ambulanza a sirene spiegate. «Devo ringraziare tutti i medici e i paramedici sia del 118 che del Pronto Soccorso che si sono presi cura di me e anche di Willy, e tutti gli infermieri e tecnici che con grande professionalità si sono prodigati sottoponendomi subito a radiografie e Tac». Durante tutto questo trambusto, un’infermiera ha pensato di distrarre Willy per portarlo in un’altra stanza. Tentativo inutile, niente da fare. «Lui si è piazzato immobile davanti la porta del Pronto Soccorso dove stavo io – conclude il suo racconto Roberto quasi commosso – e non si è mosso per ore, nemmeno dopo l’arrivo dei miei familiari. Ringrazio davvero tutti, anche voi che avete fatto conoscere questa storia, per fortuna finita bene, che dimostra come gli animali, in questo caso un cane, spesso sono meglio di noi uomini».
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