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Ultrasuoni, fotovoltaico,
robot e stampante 3D:
al Montani la tecnologia è di casa

FERMO - Sesta e ultima tappa tra gli indirizzi formativi dello storico istituto. Il punto su Meccanica Meccatronica ed Energia

di Andrea Braconi

Il nostro diplomato? È una figura molto flessibile, si presta a diversi aspetti: alla progettazione meccanica ed energetica, ma anche al reparto qualità e al controllo di una linea di produzione. È un jolly, che in un’azienda è importantissimo e riesce ad ottimizzare le produzioni. Ed essendo una figura cardine può essere anche esso stesso un imprenditore, proprio perché ha una formazione a 360 gradi anche a livello di tecnologia avanzata”. Le parole del professor Andrea Silenzi, referente dell’orientamento per l’indirizzo di Meccanica Meccatronica ed Energia, sanciscono in maniera inequivocabile gli obiettivi del Montani: formare lavoratori ed imprenditori del domani.

IL ROBOT

E per farlo, oltre ad incrementare l’offerta formativa, si è puntato molto sul rinnovo o sull’acquisto di strumenti innovativi. Tra questi un robot industriale antropomorfo, capace di muovere 7 chilogrammi ed inaugurato oltre 3 anni fa.

“È stata una grande svolta – ricorda Silenzi – in Italia siamo l’unica scuola ad avere due robot di questo tipo con il quale ci possiamo esercitare sia noi che quelli di Automazione. I campi di applicazione sono vastissimi e il robottista è una figura che programma i movimenti dello stesso robot. Va ringraziato la Comau, altrimenti questo rimarrebbe solo un percorso per adulti professionisti. Invece l’azienda ha realizzato un sistema a piattaforma con il quale i ragazzi prima studiano, poi tornano a scuola per chiarire alcuni aspetti e successivamente fanno esercitazioni con il robot vero e con un simulatore che hanno a disposizione sia qui che a casa. La scuola in questo modo garantisce una skill in più al ragazzo, in modo da avere dopo il diploma un curriculum più sostanzioso”.

E oggi, proprio a rimarcare l’importanza della scelta fatta, il Montani è test center nazionale. “Qui facciamo il corso di robotica – aggiunge il professor Alessandro Fatta – al termine del quale viene rilasciato un patentino della Comau tramite docenti interni. Perché un tecnico in grado di utilizzare dispositivi di questo tipo ha il suo peso e sul mercato si può vendere bene”.

“Ci sono stati ragazzi che sono andati nelle aziende – prosegue Silenzi -, che hanno visto robot e incrociato la differenza tra il loro percorso e la strumentazione robotica realizzata da un altra azienda. Quanto appreso qui, però, è stato molto utile per conoscere i comandi di un’altra realtà e hanno così avuto una facilità enorme nel capire come farli funzionare”.

Ma, ovviamente, si cerca sempre di guardare oltre e proprio per questo si sta già lavorando ad un percorso avanzato, che al momento riguarda 7 ragazzi, di cui 2 del quinto Meccanica e gli altri di Automazione. “Mentre con il patentino diamo la possibilità di muovere il robot, con i fieldbus diamo al robot delle informazioni per farlo muovere in altra maniera in presenza di un determinato punto, sempre in automatico”.

LE DUE ARTICOLAZIONI

A spiegare le differenze tra le due articolazioni (Meccanica Meccatronica da un lato, Energia dall’altro) è il professor Fatta, che parla di un percorso sostanzialmente analogo. “Nel primo c’è una materia, Disegno Progettazione e Organizzazione, con la quale i ragazzi sviluppano maggiormente la parte della componentistica meccanica. Nell’Energia c’è una materia, Impianti Energetici Disegno e Progettazione, dove affrontano il discorso della termotecnica e quindi la trasmissione del calore, la progettazione sia a livello industriale che civile di sistemi di riscaldamento, condizionamento o per la generazione dell’energia elettrica, come il fotovoltaico”.

Un contesto, come afferma Silenzi, nel quale c’è dentro tutto un mondo. “Il calore deve essere capito, quando esce, quando entra, quali sono i suoi percorsi, come poterlo mettere e lasciarlo, come non farlo uscire dall’involucro nel quale ci sono le persone e quindi una situazione che richiede un confort”.

È il cosiddetto benessere termoigrometrico, caratterizzato tra fattori come temperatura, umidità e velocità dell’aria che condizionano, appunto, il benessere di una persona all’interno di un determinato ambiente.

E non mancano progettualità, anche sul fronte delle energie rinnovabili. “C’è quello dello sfruttamento del movimento del mare, che vorremmo fare in collaborazione con Conduzione del mezzo navale ed Elettrotecnica, così come quello del vento: sopra il Biennio abbiamo un traliccio in ottima posizione che con una pala eolica particolare, sempre in sinergia con i vari Dipartimenti, potrebbe produrre energia elettrica da mandare su una scritta a led che cambierebbe di volta in volta in remoto (ad esempio per un convegno al Miti, per indicare la produzione di energia, per fare gli auguri di inizio anno scolastico o quelli per le festività a tutta la cittadinanza)”.

IL LABORATORIO DI SISTEMI E AUTOMAZIONE

All’interno dello stesso laboratorio di sistemi e automazione si trovano altri elementi, come i pannelli di pneumatica che servono per fare esercitazioni. “Nel settore industriale – spiega Fatta – alcune movimentazioni sono alimentate con aria compressa, con vantaggi anche sul fronte della sicurezza per il lavoratore che, rispetto alla presenza di corrente elettrica, corre meno rischi. I ragazzi progettano questi circuiti, per poi andarli a realizzare”.

Ci sono anche alcuni progetti, fatti utilizzando i Plc, vale a dire dei programmatori logici, oltre ad un pannello con un funzionamento analogo a quello della pneumatica ma con forze in gioco molto più elevate poiché il vettore di energia, in questo caso, è l’olio.

LE ALTRE STRUMENTAZIONI

Muovendosi tra le aule e i piani del Montani, si scopre la presenza di una stampante professionale 3D con una superficie di stampa molto ampia. “Ho chiesto di averla in materiale plastico – sottolinea Silenzi – perché quelle per il metallico sono molto più complesse e necessitano di risorse maggiori. Adesso abbiamo innumerevoli possibilità di creare dei prototipi, li progettiamo con il Cad, poi veniamo qui e li realizziamo”.

C’è anche un braccio di misura, che permette di fare una scannerizzazione di un oggetto, prendere la nuvola di punti, importare il cad e riprogettarlo qualora ci fossero parti mancanti. “Questo mi dà anche la possibilità di confrontarlo con l’oggetto reale metallico fatto in officina. Quando vengo qui la macchina mi dice se ci sono eventuali imperfezioni o difetti. Inoltre, scannerizza anche le superfici, grazie ad un movimento di due metri e mezzo”.

Di grande interesse la macchina termografica per rilevare energia. “Ho fatto fare un corso di primo livello per i colleghi – precisa Silenzi – per utilizzare questo strumento che ti permette di vedere le parti calde delle superfici, quelle che l’uomo non può vedere, cioè le radiazioni infrarosse che sono ad una frequenza diversa rispetto a quella che noi riusciamo ad osservare. Si presta a molti aspetti, anche meccanici, e fa anche manutenzione preventiva rispetto alla rottura o al danneggiamento di una parte”.

IL LABORATORIO TECNOLOGICO

Ultima passaggio il laboratorio tecnologico, dove spiccano recenti acquisti come la nuova macchina di trazione. “Le provette, che possono anche essere cilindriche, le sottoponiamo a trazione e le portiamo anche a rottura, andando a determinare quell’indice importante che si mette sulle carte d’identità dei materiali, cioè proprio la tensione massima a rottura. Da qui otteniamo anche un altro valore importante l’elasticità oltre alla quale il materiale inizia a sfibrarsi e a rompersi”.

Altra perla è l’estensimetro, una resistenza elettrica molto sensibile alle deformazioni. “Sono oggetti molto sofisticati che per noi sono importanti perché si prestano a diverse materie”. Come la macchina a ultrasuoni per vedere con un sensore i difetti interni del materiale. “I sensori emanano ultrasuoni a diverse frequenze e, in base al loro ritorno, lo studente deve percepire a che distanza si trova il difetto interno o il vuoto che magari nella fusione per la realizzazione di un oggetto si può creare ma che non è visibile all’esterno”.

LO STUDENTE

Non poteva mancare, in questa ultima tappa tra gli indirizzi del Montani, anche la voce di uno studente. “La nostra è una formazione piuttosto completa e molto pratica con prove di laboratorio e varie esperienze – tiene a precisare Andrea D’Ambrogio del quinto MMA -. Ci sono altri momenti come Scuola Aperta (GUARDA LE PROSSIME DATE) e Tombolone Scientifico, in cui mettiamo a disposizione le nostre competenze per far visitare la scuola ai ragazzi che verranno”.

Una scuola, precisa, che tiene sempre il passo sulle nuove tecnologie, che permettono agli studenti di essere sempre aggiornati. “Io mi sento pronto sia per il mondo del lavoro, grazie all’alternanza, sia per quello dell’università e degli studi”.

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