“Alle imprese servono mercati sicuri”
Cna Federmoda punta sul Nord America

MILANO - Intervista a Antonio Franceschini, responsabile nazionale di Cna Federmoda, sul presente e sul futuro del settore calzaturiero

di Andrea Braconi

Formazione, tracciabilità dei prodotti, vecchi e nuovi mercati: nei tre punti fissati da Antonio Franceschini, responsabile nazionale di Cna Federmoda, è condensato il presente e il futuro del settore calzaturiero. Settore che dal Micam, rispetto alle previsioni, non sembra uscire con le ossa rotte, ma sicuramente con molti cerotti in più.

Da sinistra: Paolo Silenzi, Antonio Franceschini e Alessandro Migliore

Cosa ha tratto visitando la fiera, passando tra gli stand e soprattutto confrontandosi con le imprese?

“Sembra di cogliere aspetti positivi, nel senso che sicuramente c’è un numero di visitatori inferiore rispetto al passato, ma gli espositori nella maggior parte dei casi hanno riscontrato una presenza di operatori qualificati, quindi più attenti e mirati dal punto di vista commerciale. Forse abbiamo meno numeri, meno visitatori di contorno, ma sicuramente più operatori professionali. Quello che ci sembra di portare a casa, quindi, è un’edizione che lascia intravedere nuove opportunità per questa stagione.”

Dopo la fiera ci si rituffa nel quotidiano e in tutte le problematiche, note da tempo, che sono state anche al centro del confronto con la sottosegretaria Morani.

“È apprezzabile che questa edizione sia stata particolarmente attenzionata dal mondo della politica, dalla presenza del ministro degli Esteri Di Maio al sottosegretario Scalfarotto, dalla sottosegretaria Morani ad altri esponenti di partito. È un aspetto che riteniamo positivo perché il mondo delle imprese ha bisogno di questa attenzione. Quello che auspichiamo è che si possa realmente arrivare ad un’attenzione particolare sulla filiera, un aspetto che noi riteniamo fondamentale perché fa sì che il Made in Italy possa continuare a competere a livello internazionale.”

Su cosa occorre ragionare nello specifico?

“Servono azioni politiche a sostegno della filiera su tre aspetti. Il primo è quello della formazione: il settore moda in generale sta accusando e accuserà nei prossimi anni l’uscita di personale per motivi di età. C’è, quindi, necessità di politiche di formazione e di riportare i giovani in questo mondo produttivo. È urgente riprendere in mano gli aspetti tecnici e formativi per creare occasioni di trasferimento delle competenze. Il secondo punto riguarda le azioni legate alla tracciabilità: c’è un progetto pilota condiviso da tutto il settore, avviato con il precedente Governo e che speriamo possa essere portato avanti.”

E siamo all’internazionalizzazione.

“Sì, e anche alla promozione della filiera. Le piccole imprese hanno bisogno di essere supportate sui mercati internazionali e quindi è auspicabile anche questo terzo tassello di azione da parte del Governo.”

Russia, Iran, Coronavirus e tante altre situazioni ogni volta portano un contraccolpo deleterio alle nostre imprese. Come è possibile (se è possibile) arginarne gli effetti?

“Questo purtroppo è legato a vicende geopolitiche o altri fattori. Parliamo di beni di consumo che sono molto sensibili e che richiedono situazioni di tranquillità. Noi come Cna Federmoda cerchiamo continuamente nuove opportunità: lo scorso gennaio abbiamo lanciato la prima edizione di un’iniziativa mirata al mercato canadese, We Love Moda in Italy, inaugurata dal sottosegretario agli Affari Esteri Scalfarotto. Una prima edizione con 15 imprese, ma stiamo lavorando alla prossima con ancora più determinazione. Almeno dal punto di vista politico e della stabilità, quello nordamericano è un mercato su cui lavorare, soprattutto quello canadese dove, grazie all’accordo Ceta in corso e con l’abbattimento dei dazi, oggi l’Italia tra i produttori occidentali è il primo esportatore di scarpe e moda.”

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