IL PUNTO
Il civismo non è morto
A Fermo si sperimenta
l’alternanza a tre

FERMO - Il civismo è il "terzo polo". Abituiamoci a pensare che l'alternanza in futuro non sarà solo tra centrordestra e centrosinistra, soprattutto in caso di elezioni amministratrive.

di Sandro Renzi

Il plebiscito di voti ottenuto dal sindaco Paolo Calcinaro non servirà a rendere Fermo più forte o a contare di più ad Ancona piuttosto che a Roma. Continuare a ragione in una ottica di contrapposizione tra civismo e partitismo non porta ad alcun risultato. Semmai, ad alimentare una sorta di pregiudizio verso il mondo civico, puro o contaminato, sono talvolta i rappresentanti e uomini di partito che, vuoi la disaffezione dei cittadini verso la politica, vuoi il crescente interesse maturato in Italia rispetto a quello che rappresentano i movimenti ed i gruppi civici, si sentono il fiato sul collo e temono che il volume di consensi coltivato negli anni possa contrarsi sempre di più. Pensare e temere che il capoluogo di provincia non otterrà le giuste risorse perché governato da un sindaco civico, che Roma o la Regione faranno finta che Fermo non esista così da punirla per un voto che ha segnato la sconfitta dei partiti tradizionali, vuol dire solo creare un ingiustificato allarmismo e, peggio, non tenere in considerazione che l’elettorato è maturato e compie scelte diverse. E che forse anche il vituperato “sistema” è cambiato.

Insomma abituiamoci a pensare che l’alternanza non è solo tra centrodestra e centrosinistra, che le “masse” si muovono anche sull’onda emotiva e non ideologica, che forse il “terzo polo” può essere proprio il mondo civico e che la capacità di intercettare le risorse, individuare i giusti canali o trovare quelle porte che offrono più chance, non deve essere del primo cittadino, o almeno solo sua, ma appartenere all’apparato dirigenziale di cui si circonda entrando in Comune. Una volta individuate le linee e gli obiettivi, compito dell’Amministrazione, buona norma vuole che l’appartenenza o la non appartenenza politica di un sindaco non rappresentino un ostacolo all’arrivo di contributi ed al sostegno ai progetti, che si tratti di Roma o Ancona. Perchè in caso contrario a farne le spese è tutta la comunità e non il sindaco. La forza di Calcinaro si misurerà quindi anche sulla capacità di far confluire ancora soldi sul territorio, e non importa se a stanziarli sarà il governo giallo rosso di Pd e 5 Stelle o quello regionale targato Lega, Fi e Fdi. Importante è che i progetti proposti siano validi per ridare smalto ad una ripartenza di cui il tessuto economico e sociale sente impellente la necessità.


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