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Pasolini e la sua ultima partita di calcio:
il regista Viozzi da Servigliano
alla prima serata di Sky Arte

SERVIGLIANO - Titolare della Sushi Adv, insieme a Francesco Maria Anzivino ha realizzato un documentario partendo da un incontro di calcio avvenuto a San Benedetto del Tronto poche settimane prima della morte dell'intellettuale: “Un pretesto per descrivere la società italiana dell'epoca”

di Andrea Braconi

C’è un Pasolini in calzoncini, con il pallone in mano e alle spalle una delle sue amate Alfa nel manifesto del film diretto da Giordano Viozzi, prodotto dalla sua casa Sushi Adv di Servigliano grazie al contributo della Marche Film Commission, che il prossimo 2 novembre Sky Arte HD ospiterà alle ore 21.15 e alle 23.50 (con repliche il 3 alle ore 14.30 e l’8 novembre alle 16.20). Proprio il giorno della morte dell’intellettuale all’Idroscalo di Ostia, 45 anni prima. A meno di due mesi dalla sua ultima partita di calcio, giocata il 14 settembre 1975 a San Benedetto del Tronto.

“Leggendo ciò che ha scritto e vedendo quello che ha filmato – rimarca Viozzi – Pasolini è stato veramente l’ultimo grande intellettuale del ‘900. Ha avuto una visione su ciò che stava accadendo, e su quello che sarebbe accaduto, senza eguali, e non a caso all’epoca veniva anche osteggiato. È stata una persona profondamente intelligente e lungimirante nel capire tante situazioni che ci avrebbero atteso”.

Giordano Viozzi

De “L’ultima partita di Pasolini”, oltre alle presenze di Ninetto Davoli, Fabio Capello, Giorgio Bracardi, Massimo Raffaeli, Giovanni Bianconi, Emidio Clementi, Pierpaolo Capovilla, Valerio Piccioni, Livio Lozzi e Bruno Filippini, colpisce quello svilupparsi in 3 parti tratte da suoi discorsi, letti da Capovilla e animati da Alfredo Dante Vallesi. “Sono la cartina di tornasole degli anni ’70 italiani, tre momenti in cui parla della differenza tra sviluppo e progresso, che sono assolutamente fulminanti”.

Allora perché un film su questa partita?

“Con Francesco Maria Anzivino, che ha fatto tutte le ricerche, siamo entrati in contatto tramite amici comuni e ci siamo messi a parlare di questa storia, entrambi appassionati di calcio e di Pasolini.

Francesco Maria Anzivino

Ma il motivo vero è che, secondo le ricerche di Francesco, questa sarebbe l’ultima partita prima di morire che ha una testimonianza video: il super8 che mostriamo nel documentario è stato girato il giorno della partita e a quanto sappiamo è l’unica testimonianza a colori con Pasolini che gioca a calcio. In realtà, nel finale del film si apre alla possibilità che quella non sia stata l’ultima partita: ne avrebbe giocata un’altra a Nettuno, ad ottobre, che abbiamo scoperto tramite un comunicato stampa, ma della quale finora non ci sono testimonianze, né foto né video. Quindi, lasciamo il beneficio del dubbio.”

Tecnicamente, cosa avete voluto realizzare?

“Il vero motivo, curiosità a parte, è il fatto che in questa partita ci sono tante coincidenze e cose strane. È stata pensata da un amico di Ninetto Davoli, che era il sosia di Yul Brynner. Davoli gli aveva fatto fare una piccola parte in un film girato proprio a San Benedetto e gli aveva chiesto se sarebbe stato possibile organizzare una partita di pallone lì. Quindi, nasce questa partita tra le vecchie glorie della Sambenedettese e la Nazionale Artisti, che alla fine diventa un preteso perché casualmente in quegli anni nasce proprio a San Benedetto un piccolo nucleo armato delle Brigate Rosse, capitanato da Patrizio Peci. Perciò San Benedetto in quel periodo rappresenta l’archetipo classico della città che Pasolini osteggiava nei suoi ultimi anni di vita, priva della sua natura intrinseca, delle sue caratteristiche di borgo di pescatori, trasformandosi in una cittadina dedita al turismo balneare di massa. Pasolini denunciava il neofascismo del consumismo, che in San Benedetto trova la sua ragione d’essere. È un classico esempio di città di provincia totalmente trasformata dal progresso.”

Ninetto Davoli

Come si è sviluppato il lavoro?

“Francesco mi ha presentato la ricerca pronta, alla quale siamo andati ad aggiungere tutta la parte relativa alla produzione che è stata molto faticosa, un lavoro di 6 anni. Il fatto che sia lui che io siamo diventati padri ha rallentato tutto, ma il grande problema è stato rintracciare buona parte dei giocatori di quella partita. Tra le vecchie glorie della Samb ne sono rimasti in vita pochi e ne abbiamo rintracciati 3 in maniera fortunosa. Un intervistato, nel frattempo, è purtroppo morto.”

E per la Nazionale Artisti?

“È stato difficile raggiungere i protagonisti perché non tutti sapevano chi fossero: non sempre giocavano attori famosi in questa Nazionale, ma spesso venivano chiamati amici di amici. Quindi, tante persone non siamo riusciti a recuperarle. Ma per una piccola casa di produzione come la mia il problema è stato quello di racimolare filmati e foto di archivio, vuoi per una questione di costi che per sostenere ho dovuto attivare un crowdfunding, andato a buon fine e per il quale ringrazio tutti quelli che mi hanno sostenuto; poi c’è tutta la parte relativa alla ricerca dei filmati d’epoca su San Benedetto tramite un signore anziano, Gioacchino Fiscaletti, che ha un archivio straordinario e che ringrazieremo a vita per ciò che ci ha donato, con immagini assolutamente clamorose in super8.”

In questo documentario però non si parla di calcio.

“È solo un pretesto per descrivere la società italiana dell’epoca. Andare a fare un lavoro di tagli è stato veramente difficile, la versione originaria sfiorava le 2 ore, poi grazie ad un lavoro di montaggio fatto da Mattia Biancucci siamo riusciti ad arrivare a 61 minuti, un tempo direi perfetto.”

E oggi quale cammino di promozione avete intrapreso, nonostante il Covid?

“Abbiamo fatto un festival internazionale a Buenos Aires, mentre a novembre parteciperemo a Cine Foot, festival a tema calcistico che si svolge in Brasile. Infine, abbiamo la distribuzione che avverrà su Sky Arte.”

Chiudiamo proprio su Sky Arte: un punto di partenza, più che di arrivo.

“Questo documentario l’avevo sempre pensato per la televisione e appositamente per Sky Arte, il canale perfetto per raccontare una storia del genere. Ho sempre puntato ad arrivare lì e devo ringraziare Massimiliano Sbrolla per averlo distribuito.”


© RIPRODUZIONE RISERVATA

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