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La Fermana scalda i motori: ad Imola vietato sbagliare. Cognigni: «Baldassarri come Cornacchini, con lui spero di chiudere un cerchio»

SERIE C - Il bomber della Fermana, che con il gol del momentaneo pareggio con il Cesena ha raggiunto un bottino di 5 reti stagionali (record personale in gialloblù) è intervenuto nella conferenza stampa odierna. «A Fermo si percepisce di nuovo entusiasmo, la tifoseria sta dimostrando grande maturità. Il ritorno di Andreatini? Persona positiva che sa motivarci»

 

di Leonardo Nevischi

In una stagione piuttosto tribolata come quella della Fermana, Luca Cognigni, da vice capitano e da fermano doc, non ha mai smesso di metterci la faccia. Domenica contro il Cesena ci ha messo anche la testa (inzuccata da fenomeno per il gol del momentaneo 1-1, ndr). Ora, però, per ottenere una salvezza insperata servirà metterci anche il cuore e magari sovvertire quel dato che vede i canarini come peggior attacco del girone B (27 gol segnati, uno in meno del fanalino Grosseto).

«A Fermo le critiche per gli attaccanti, anche giustamente, non sono mai mancate perché a livello realizzativo in questi anni abbiamo faticato – ha detto il bomber di Rione Murato -. Però credo che questo dipenda da tanti fattori: domenica siamo riusciti a creare tante situazioni per poter far gol, peccato che due non siano stati sufficienti per ottenere i tre punti».

È stata la rete più bella siglata da quando gioca a Fermo?

«Sicuramente una delle più belle, anche se mi è piaciuta molto anche quella di San Benedetto, Però forse questa era tecnicamente più difficile, peccato che non sia stata decisiva per la vittoria. Avrei volentieri barattato il gol per i tre punti. Anche la rete di Marchi penso sia stata tra le più belle realizzate dalla Fermana in in questi anni di C.Dispiace perché per la prestazione che avevamo fatto e per la voglia con cui abbiamo ribaltato una partita difficile penso che avremmo meritato la vittoria, peccato per la beffa al 90esimo. I tre punti erano importanti, però quantomeno si è vista una reazione in vista del rush finale delle ultime quattro partite. Ora dobbiamo ripartire dalla prestazione di domenica scorsa».

Cosa vi ha dato in così poco tempo mister Baldassarri?

«Il mister l’avevo conosciuto ai tempi dell’Ancona, anche se da vice e solo per un mese perché poi era arrivato l’infortunio e quella stagione non l’ho praticamente giocata. Però c’era stato subito un buon feeling sia con lui che con mister Brini, che mi aveva dato molta fiducia sin dall’estate consegnandomi la fascia di capitano e avevamo instaurato un buonissimo rapporto. Quell’anno (il 2016/17) in panchina c’era Baldassarri, poi ebbi la rottura del legamento crociato e la stagione dell’Ancona culminò con la retrocessione ed il fallimento. Quest’anno spero il cerchio si possa chiudere al contrario: l’infortunio (rottura di tibia e perone, ndr) me lo sono ormai lasciato alle spalle, ho ritrovato Baldassarri a cinque giornate dalla fine, ora mi auguro che possa arrivare la salvezza».

Cosa succede nelle testa di un giocatore quando in una stagione subentrano tre allenatori diversi? Si resetta ogni volta o si prende ciò che di buono ha lasciato il vecchio tecnico e si aggiungo i nuovi principi del successore?

«Dispiace per i due esoneri, perché vuol dire che sono stati fatti degli errori da parte nostra. Quando le cose vanno male le colpe si dividono sempre tra tutti. Quello che conta dopo un esonero è avere una scossa e credo che questa domenica ci sia stata.  Ora l’importante è chiudere queste quattro partite, sperando siano solo quattro, nel migliore dei modi, poi a fine anno chi di dovere farà le proprie valutazioni, ma noi dobbiamo solo pensare a far bene in queste quattro finali».

Per certi versi la Fermana vista domenica ci ha ricordato quella di Cornacchini: 4-4-2 compatto con Pannitteri a centrocampo a fare il Neglia e Kyeremateng al suo fianco in versione Boateng. Lei che ne pensa? Ci sono similitudini tra quella Fermana e quella di Baldasarri?

«Sicuramente come modulo e tipologia di interpretazione della partita ci sono somiglianze. Abbiamo fatto una partita attendendo un pochino di più l’avversario, compattandoci e cercando di scoprirci il meno possibile, ma senza rinunciare a giocare, anzi, probabilmente è stata la miglior partita della stagione. Nonostante la grandezza dell’avversario è stata una delle partite dove abbiamo creato di più».

Domenica vi attende una sfida ancora più decisiva ad Imola. Loro hanno il secondo peggior ruolino interno del campionato ma voi in trasferta fate fatica. Credete nel blitz?

«La prestazione di domenica credo abbia ridato fiducia a tutto l’ambiente perché venivamo da due partite, soprattutto quella di Pistoia, dove avevamo fatto male e si percepiva un po’ di disfattismo. La prestazione col Cesena ci deve dare consapevolezza che possiamo far bene con chiunque. Anche nella piazza, prima di domenica, c’era un filo di rassegnazione: i due scontri diretti persi sono stati pesanti. Tuttavia credo che quest’anno la tifoseira di Fermo abbia dimostrato grande maturità perché nei momenti difficili dove magari era facile criticare e contestare abbiamo sempre avuto il loro appoggio. Magari hanno sempre percepito che a prescindere dai risultati, l’impegno da parte nostra c’è sempre stato. In questa settimana si percepisce entusiasmo e voglia di esserci nonostante la trasferta, quindi non possiamo assolutamente sbagliare. Ora dobbiamo a tutti i costi ricambiare la fiducia e il sostegno che ci hanno dato».

Cosa non ha funzionato con Riolfo?

«Parlare del passato non è mai bello, soprattutto quando le cose non vanno come ci si aspettava. Sicuramente c’era stata una bella partenza, poi ci sono state quelle 13 partite senza vittoria nelle quali avevamo perso certezze e le due vittorie successive ci hanno illuso perché le due prestazioni seguenti non sono state positive. Era subentrata sfiducia e scoramento, c’era difficoltà nel creare e soprattutto subivamo parecchio. La società ha deciso di cambiare, poi le valutazioni verranno fatte alla fine. Ora cerchiamo di fare il massimo dei punti nelle ultime quattro partite, poi chi di dovere tirerà le somme».

Vi aspettavate il ritorno del direttore Massimo Andreatini? Cosa vi può dare in questo rush finale?

«Nessuno se lo aspettava. L’avevamo visto la mattina prima di apprendere la notizia ma pensavamo fosse un semplice saluto piuttosto che un ritorno. Con il direttore ho un bellissimo rapporto maturato in cinque anni insieme. Lui è una persona positiva che ogni volta riesce a tirarci fuori motivazioni in più ed è in grado di preparare le partite affidandosi alle parole giuste. In questo momento delicato anche lui ci darà una mano».


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