di Matteo Malaspina
Nervosismo e rabbia: non ci sono termini migliori per sintetizzare il momento che si sta attraversando a Fermo in queste ore, con la squadra della città ultima in classifica che ieri ha di nuovo perso davanti alla propria gente contro un modesto Arezzo, dopo aver recuperato il match per ben due volte. Se ci sono elementi che non mancano, quelli sono proprio la rabbia e il nervosismo.
Già dalla vigilia si sapeva che quella di ieri non era una partita per cuori deboli. La presenza degli ultras all’interno dello spogliatoio il sabato mattina durante la rifinitura non è piaciuta molto alla squadra e a Protti. Toni alti, con i supporters che si sono scagliati anche sul capitano Manuel Giandonato, il quale non ha potuto fare altro che abbassare la testa.
Prima del match, tanto per rincarare la dose, uno striscione inequivocabile affisso in tribuna: ”Il nostro assiduo sostegno per il vostro scarso impegno: onoratela”. Tifosi entrati allo stadio a riscaldamento concluso e rimasti in silenzio fino a poco prima del fischio d’inizio quando è stato l’allenatore gialloblu ad urlare alla squadra di andare sotto la tribuna per un saluto e solo a quel punto si è sentito il primo coro, inequivocabile anche quello: “Noi vogliamo vincere”.
Venticinque minuti e gol del vantaggio dell’Arezzo: una mazzata per i giocatori che piano piano perdono certezze dopo un inizio pimpante, si abbassano e smettono di giocare. Dalla tribuna iniziano i primi fischi, i primi mormorii e ancora cori del tipo “fuori i co**i” e “meritiamo di più”. Andreatini non è andato in panchina e ha seguito il primo tempo in tribuna stampa, camminando avanti e indietro e bofonchiando qualche frase di disapprovazione per alcune giocate.
Fischia il primo tempo e Protti dentro gli spogliatoi si fa sentire, prima con le urla e poi provando ad aggiustare qualche aspetto tattico. La Fermana rientra in campo e trova subito il pareggio con Montini: corsa sotto la curva e delirio di gioia. Poteva essere la scintilla ma tempo due minuti e arriva il 2-1 dell’Arezzo. A quel punto dentro Misuraca, tenuto fuori per un problemino fisico che prova a dare la carica, prendendosela anche con Giandonato per una posizione sbagliata in campo e invitando l’allenatore a correggere alcuni aspetti. Dieci minuti di corse, rimbrotti e nervosismo e finalmente arriva il 2-2 siglato proprio da ‘Misu’ che ha la cattiva idea di zittire i tifosi e di fare un gestaccio verso la panchina (con chi ce l’aveva?). Un minuto e l’Arezzo ritrova il vantaggio che riuscirà a mantenere fino al termine.
Altra sconfitta e post gara che si preannuncia rovente con Misuraca che va sotto la tribuna a scusarsi insieme alla squadra ma riceve solo insulti e fischi. Rabbia che i tifosi riversano anche nei confronti della dirigenza: presi di mira il presidente Umberto Simoni e il figlio Gianfilippo. Un gesto che il patron della Fermana non è riuscito a digerire tanto che in serata ha avuto un leggero malore.
In conferenza stampa si presenta il nuovo dg Andrea Galassi che parla di «clima non simpatico» e chiede di «lasciare tranquilli squadra e allenatore perché meglio di così non riusciamo a fare». Mentre fuori lo stadio il clima si scalda ulteriormente, con gli ultras appostati sul cancello d’uscita per aspettare un confronto con i giocatori, attenzionati dalla Polizia. Confronto, riprendendo le parole di Galassi, ”poco simpatico”.
La conclusione è che ora la squadra è nervosa e durante la settimana, chiusi dentro lo spogliatoio, dovranno sicuramente fare chiarezza su qualche aspetto. Il tifo è una polveriera, con una parte della tifoseria che contesta la squadra e una parte la dirigenza. E in tutto questo clima di rabbia, le parole di speranza di Galassi: «Anche se sembra una cosa impossibile ci vogliamo credere».
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