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20 rifiugiati in arrivo a Porto San Giorgio,
si attiva la rete di accoglienza

Porto San Giorgio – il Sistema di Protezione Richiedenti Asilo (SPRAR) è una iniziativa nazionale che si basa sui piccoli numeri ed è frutto della collaborazione tra istituzioni nazionali, comunali ed organizzazioni del terzo settore

 

Sprar Porto San Giorgio

di Carmela Marani

Nella prossima settimana arriveranno in città 20 rifugiati, richiedenti asilo e/o titolari di protezione sussidiaria o umanitaria (15 uomini e 5 donne). Verranno ospitati in 4 appartamenti e per loro si sta attivando una fitta rete di accoglienza, tutela e integrazione.

“E’ con orgoglio – le parole dell’assessore ai Servizi Sociali Francesco Gramegna – che siamo qui a presentare il progetto SPRAR “Sconfinamenti”. Una iniziativa con la quale il Comune, titolare del progetto, dà una risposta concreta anche alle polemiche che recentemente hanno coinvolto pesantemente il nostro territorio. A coloro che temono per la sicurezza, ricordo che sono oltre 10 anni che accogliamo rifugiati, che si sono ampiamente integrati. Questo nuovo progetto rappresenta un valore aggiunto per la città, per i cittadini e per il Comune che sarà sempre al fianco di iniziative del genere. Saranno pianificati incontri e assemblee in varie zone della città (in particolare dove sono ubicati gli appartamenti) per far conoscere l’iniziativa ed anche organizzati eventi di sensibilizzazione sulle tematiche dell’accoglienza e dell’integrazione.”
Finanziato fino alla fine del 2017, il Sistema di Protezione Richiedenti Asilo (SPRAR) è una iniziativa nazionale che si basa sui piccoli numeri ed è frutto della collaborazione tra istituzioni nazionali, comunali ed organizzazioni del terzo settore. E’ gestito dall’ANCI e si avvale del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo messo a diposizione dal Ministero dell’Interno.
“E’ l’unico sistema pubblico di accoglienza non emergenziale, ma finalizzato a facilitare percorsi di inserimento sociale – spiega Alessandro Fulimeni, responsabile Cooperativa Res per servizio rifugiati (attuatore del progetto insieme al CVM) – I 20 ospiti potranno contare su una accoglienza di qualità con la predisposizione di una serie di attività che partono dall’apprendimento della lingua italiana, fino alla formazione professionale e ad azioni volte a facilitare l’inserimento lavorativo. Un percorso che mira dunque, non all’assistenzialismo, ma ad aiutare le persone a raggiungere l’autonomia.” “Ringrazio il Comune – prosegue Fulimeni – per questa decisione importante in una situazione e in un clima difficile. C’è da noi una realtà numerosa e diffusa che dimostra grande generosità.”
“Una esperienza che mi ha arricchito – sottolinea il coordinatore del progetto Matteo Simoni – e del quale apprezzo il metodo incentrato sulla trasparenza e sulla serietà. Un lavoro non facile ma che può dare risultati sorprendenti e che noi ci accingiamo ad affrontare con grinta e passione. Il nostro gruppo di lavoro, composto da Serena Morelli, Luca Vagnoni, Nicola Properzi, Karidia Fanny e Gelsomina Viscione, ha trovato nel Comune grandissima apertura e collaborazione.”
Il nome “Sconfinamenti” – sottolinea Luca Vagnoni – non è stato scelto a caso ma sta a sottolineare la necessità di superare i confini creati dai pregiudizi e dai luoghi comuni, per costruire ponti e non muri, per capire finalmente che le diversità sono una ricchezza, non una minaccia.

Intervengono anche Paolo Padovani presidente del CVM “Sono proprio la persona giusta per affrontare gli aspetti sanitari e tranquillizzare tutti sul fatto che hanno gli stessi diritti di accedere al sistema sanitario” e il consigliere Elisabetta Baldassarri, contenta della risposta del Comune a questo progetto di accoglienza partito anni fa quando era assessore ai Servizi Sociali e al quale parteciperà fattivamente.


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