di Pierpaolo Pierleoni
Una storia con tanti aspetti che attendono risposte definitive, tanti interrogativi da risolvere, una verità ancora tutta da raccontare. Il caso della morte della piccola Jennifer Francesca Krasniqi ha vissuto un colpo di scena con l’arresto della madre, Pavlina Mitkova, ma rimangono numerosi i punti su cui fare chiarezza. Mercoledì il gip Cesare Marziali ha convalidato il fermo per la 37enne, che dopo l’udienza in tribunale è stato riaccompagnata alla casa circondariale di Pesaro. La donna si è avvalsa della facoltà di non rispondere, scelta abbastanza scontata in questa fase. Ha reso solo dichiarazioni spontanee, proclamando la propria innocenza ed assoluta estraneità alla morte della figlia di 6 anni. Parole che però nulla cambiano nell’impianto accusatorio.
La versione della donna, sin dalle prime ore dopo la tragedia, ha lasciato negli inquirenti degli interrogativi. Perché ha portato fuori dall’appartamento in fiamme la figlia minore e non è riuscita a portare in salvo contemporaneamente entrambe le bambine? Perché non ha immediatamente allertato i soccorsi una volta uscita? Domande che potevano trovare risposta nello stato di shock vissuto in quei drammatici momenti. Gli indizi nell’abitazione alla Circonvallazione Clementina, però, hanno portato verso la tesi di un incendio appiccato volontariamente. E il quadro accusatorio ai danni della signora, dato che il marito si trovava fuori casa al momento del dramma, ha iniziato a comporsi.
Ora tutto dipende dall’autopsia, i cui esiti saranno assolutamente determinanti. Ci sarà da attendere almeno un paio di settimane. Il medico legale che ha eseguito l’esame, la dottoressa Alessia Romanelli, ha preso 30 giorni per depositare le proprie conclusioni. Scadranno il prossimo 10 febbraio, potrebbe essere quello il momento della verità, a meno che nei prossimi giorni arrivino nuovi colpi di scena. Come sottolineato anche dai legali, gli accertamenti sul corpo della piccola Jennifer dovranno chiarire essenzialmente due aspetti: come è morta e a che ora. Chiarito sin dall’inizio che le fiamme non hanno raggiunto il corpo della piccola, poiché non vi erano segni di bruciature, la prima ipotesi è stata quella di decesso per asfissia, provocato dal fumo che ha invaso l’appartamento. Ma se nelle vie aeree non vi fossero tracce dei fumi inalati, significherebbe che la bimba, alle 2.30 della notte dell’8 gennaio, era già morta. E se lo era, da quanto tempo, chi l’ha uccisa, come e perché? Insomma una vicenda che segna ancora tanti punti oscuri, molti dei quali potranno essere chiariti dall’esame sulla salma.
Come ha osservato l’avvocato Maria Cristina Ascenzo, legale del padre della bimba, Ali Krasniqi, “siamo davanti ad una tragedia nella tragedia. Quella di una bambina di 6 anni morta e quella di una famiglia distrutta”. Pavlina Mitkova è in carcere, Jennifer è morta; la sorellina più piccola, di 4 anni, affidata ad una struttura protetta su disposizione del Tribunale dei minori. “Come ogni genitore, vorrebbe riabbracciare al più presto la figlia – continua l’avvocato Ascenzo – L’interesse primario ora è quello di fare la miglior cosa per la minore. La bimba, oltre ad aver perso la sorella, ha perso anche l’unità familiare. Ora valutiamo quale sia la soluzione più opportuna da adottare”.
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