di Federica Serfilippi (foto di Giusy Marinelli)
«Non vengono segnalati fenomeni di insediamento e radicamento sul territorio di consorterie genericamente classificabili come mafiose» ha evidenziato il procuratore generale Sergio Sottani, tuttavia ha sottolineato che «le Marche rappresentano un territorio ideale, proprio per la sua immagine di “zona franca”, per l’effettuazione di operazioni di riciclaggio e reimpiego di proventi derivanti da attività delittuosa, oltre che per lo svolgimento di attività di prestazione di servizi illeciti, da parte di professionisti nel territorio comunque collegati ad associazioni mafiose».
Il procuratore generale Sergio Sottani
Nessuna situazione fuori controllo, ma la guardia deve rimanere sempre alta. Questo il sunto dell’intervento del procuratore generale nel corso della cerimonia (tenutasi ieri mattina al tribunale di Ancona) per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Una cerimonia che ha tenuto conto della situazione pandemica, limitando le presenze in platea e la durata degli interventi. Dei rappresentanti delle istituzioni erano presenti, tra gli altri, il governatore Francesco Acquaroli e il presidente del Consiglio Regionale Dino Latini. Per quanto riguarda il riciclaggio, il riferimento del procuratore è andato all’operazione che lo scorso febbraio ha interessato il Fabrianese, portando i carabinieri ad arrestare quattro persone, tra cui un imprenditore calabrese ritenuto un elemento di spicco di una cosca ‘ndranghetista.
La platea della cerimonia
Il procuratore Sottani ha puntato anche un focus sui pericoli che potrebbero innescarsi con la crisi economica portata dal Covid. Sul versante degli istituti di credito, «l’attenzione va prestata indubbiamente nei confronti dei “clienti nuovi”, in quanto anche il rigetto della loro richiesta di finanziamento potrebbe rappresentare un segnale di allerta per l’autorità giudiziaria, posto che l’esito negativo dell’adeguata verifica potrebbe essere il segnale della presenza di una consorteria criminale, che si sta radicando sul territorio». E ancora, «ha ricordato che non ci si stancherà mai di sottolineare i pericoli connessi alla criminalità organizzata nella regione, nei cui confronti l’autorità inquirente deve prestare la massima attenzione. Ai pericoli rappresentati dall’infiltrazione della criminalità organizzata nelle attività di ricostruzione ancora in atto dopo l’evento sismico del 2016, già oggetto di specifiche trattazioni negli ultimi tre anni ed alle quali si rinvia, si aggiungono quelli connessi alla terribile crisi economica determinata dalla situazione sanitaria». Situazione sanitaria che ha inevitabilmente rallentato l’attività giudiziaria. Una contrazione rimarcata dal procuratore: «In ogni caso, la paralisi più o meno estesa della celebrazione dei dibattimenti, soprattutto in primo grado, non potrà non produrre come conseguenza il rischio di una dilatazione dei tempi di trattazione con l’ulteriore effetto di un aumento delle pronunzie, soprattutto in appello, delle dichiarazioni di prescrizione dei reati».
Il governatore Francesco Acquaroli con il procuratore generale Sergio Sottani
L’aula della cerimonia
Il presidente della Corte d’Appello Luigi Catelli
Il presidente degli avvocati di Ancona Maurizio Miranda
Latini e Acquaroli
Il procuratore capo Monica Garulli
La comandante della polizia locale Liliana Rovaldi
Il questore di Ancona Giancarlo Pallini
Il prefetto Antonio D’Acunto
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