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Gap medici di famiglia. «Chiamare noi infermieri è chiedere aiuto a chi sta peggio» L’allarme del NurSind (Ascolta la notizia)

IL SEGRETARIO De Paolis, condividendo le difficoltà dei medici di famiglia, respinge al mittente la proposta di Misericordia e Raffaeli: «La carenza infermieristica è nettamente superiore a quella dei colleghi medici a tutti i livelli. Senza una soluzione alla carenza di organico si rischia di rimanere impantanati nella mediocrità assistenziale». Le proposte del sindacato per superare le crititicà

di Giorgio Fedeli

I medici scarseggiano ma ancor più gli infermieri. E chiedere il loro supporto nel gap dei camici bianchi è come chiedere aiuto a chi sta ancor peggio. E’ questa la riflessione, cruda e preoccupante, di Gianluca De Paolis, segretario NurSind dell’Area vasta 4 di Fermo. Le parole di De Paolis arrivano dopo la proposta dei medici Misericordia e Raffaeli, portata all’attenzione del direttore di Area vasta 4, Roberto Grinta, in cui si chiede l’ausilio di infermieri e Oss per sopperire alle carenze di medici di medicina generale.

Ascolta la notizia:

«In relazione alla proposta di Misericordia e Raffaelli, essendo la nostra un’associazione sindacale prettamente rappresentativa la categoria infermieristica, più volte chiamati in causa nell’articolo del 18 settembre su Cronache Fermane, intendiamo integrare dei punti di riflessione. Giustissimo – la disamina di De Paolis – il grido di aiuto lanciato dal dottor Misericordia, effettivamente c’è una grave mancanza di medici sia negli ospedali pubblici che sul territorio, per di più in questi anni si sta verificando un nuovo fenomeno, l’esodo di professionisti sanitari dalle strutture pubbliche verso il privato, con un conseguente impoverimento delle forze, incidendo gravemente sulla qualità dei servizi pubblici. Basta guardare in casa nostra, ad esempio nel pronto soccorso di Fermo, non si riesce a trovare medici a sufficienza, tanto è vero che si utilizzano medici di cooperativa a 90 euro l’ora più la quota che va alle stesse cooperative, inoltre ad ottobre il pronto soccorso di Fermo rimarrà per l’ennesima volta senza primario, forse siamo carenti in qualcosa che in altri luoghi è più facile trovare?».

«Tuttavia nel quadro manca solo un tassello, ma non da poco conto: la carenza infermieristica che – entra nel vivo del problema il segretario NurSind – è nettamente superiore a quella dei colleghi medici a tutti i livelli, è un pò come chiedere aiuto a chi sta peggio.
Di infermieri, in Italia ne mancano circa 63mila secondo Fnopi, il rapporto infermieri-abitanti in Italia è di 5,5/5,6 infermieri ogni mille abitanti, uno dei più bassi d’Europa, secondo l’Ocse il rapporto infermieri-medici, che dovrebbe essere secondo standard internazionali 1:3 è, sempre secondo l’Ocse, inferiore di 1:1,5.
Ed ancora, secondo il Rapporto Crea Sanità (Università di Tor Vergata) pubblicato a gennaio 2022, basandosi sulle rilevazioni a livello europeo, “il surplus di medici si traduce in un’eccedenza di quasi 29.000 unità mentre il gap di infermieri in una carenza di oltre 237.000 unità di personale”.
Da noi, nel 2023 in Area Vasta 4, è previsto un saldo negativo di 49 unità tra Infermieri e Oss rispetto al 2022».

«Detto questo crediamo che se i numeri rimarranno questi sarà, non difficile, ma impossibile sovraccaricare ancor di più il delicatissimo lavoro che ogni infermiere svolge tutti i giorni su questo territorio, semmai si dovrà vedere di ricalibrare i servizi in base alle risorse di cui disponiamo, naturalmente per salvaguardare la qualità delle prestazioni offerte ai cittadini, senza una soluzione alla carenza di organico si rischia di rimanere impantanati nella mediocrità assistenziale».

Per De Paolis già il Covid ha peggiorato la situazione infermieristica, a tal punto che «il 56% di questi professionisti infermieri soffre di ansia e il 41% di burnout e depressione, grazie a turni sempre più pesanti e salto dei riposi oramai cronicizzati».ù

Il NurSind, però, non si limita a delineare un quadro a dir poco critico sul numero degli infermieri ma lancia, a sua volta, delle soluzioni per superare il problema: «Oltre all’assunzione di nuovo personale in maniera consistente, una soluzione a breve termine potrebbe essere quella già indicata dalla presidente della Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (Fnopi), Barbara Mangiacavalli, è il superamento del vincolo di esclusività che oggi lega l’infermiere nel rapporto di lavoro con il servizio sanitario pubblico e la possibilità di esercizio libero professionale a supporto delle strutture sociosanitarie territoriali. Questa misura può contribuire a liberare risorse umane disponibili da subito.
Dulcis in fundo è il punto dell’articolo che: “l’ideale sarebbe che li scegliesse il medico stesso… estrema fidelizzazione…”, ma parliamo di pubblico o di privato? Di gestione della cosa pubblica in maniera privata? È inaccettabile ed offensivo, forse gli infermieri dovrebbero avere la scelta».

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