Enrico Piermartiri
di Pierpaolo Pierleoni
Con le sue due liste, Democratici e popolari e Risorgi Sem è, parole sue, l’underdog della campagna elettorale elpidiense. Avvocato, 61 anni, Enrico Piermartiri ha ribadito in queste settimane di essere «l’unica vera alternativa per questa città»
Siamo al rush finale, soddisfatto di questa esperienza?
«Molto, mi ha fatto conoscere tante persone capaci, ne dico una su tutte, Eleonora Mancini. È stata anche dura perché ho dovuto seguire tati aspetti burocratici e organizzativi in prima persona, più della metà dei candidati li ho trovati e convinti io»
Ha detto: gli altri hanno preso i candidati con la rete a strascico, io con la canna d’altura, in che senso?
«Ho selezionato persone di cui conoscevo provenienza e preparazione, elpidiensi doc che hanno creduto insieme a me in un progetto diverso. Non si possono sempre subire le scelte dei soliti mercenari che da 30 anni imperano in questa città e l’hanno condannata al declino ed all’irrilevanza»
Ha giocato il ruolo del cattivo in questa campagna elettorale?
«Mi hanno detto che sorrido poco, invece sono molto ironico. Mi ritengo l’underdog di questa corsa, una persona libera, dico quello che penso. Mai fatto attacchi personali, ma considerazione politiche»
Ad esempio?
«Ho detto della coalizione di Orsili che sono organismi geneticamente modificati, di civico non hanno nulla. Di Calcinari invece temo che con lui i servizi scivolerebbero ancora di più verso Porto Sant’Elpidio»
Ha citato le due coalizioni più grandi, c’è chi invita al voto utile, lo teme?
«Abbiamo persone competenti e la competenza non può mai essere inutile. Invito a votare in massa, soprattutto gli sfiduciati e gli astenuti, se continuiamo con percentuali di affluenza così basse è chiaro che vinceranno le truppe cammellate»
Si è candidato perché?
«Perché lo stato di abbandono della mia città mi ha fatto insorgere. Ora la parola ai cittadini. Se votate ancora i soliti noti, poi non lamentatevi più»
Ha usato spesso metafore a tema marittimo, come mai?
«Mi piace il concetto del veliero, che non ha i propulsori degli altri, ma se i cittadini ci soffiano nelle vele, possiamo arrivare lontano. Questa città ha navigato per troppo tempo senza una rotta e senza approdo, così si galleggia e alla fine, si affonda. Cambiamo capitano ed equipaggio, vediamo l’effetto che fa, come cantava Jannacci»
Ha rimarcato più volte i 14 laureati delle sue liste
«Ci dobbiamo vergognare se abbiamo dei titoli? Non è solo una questione di laurea, abbiamo persone capaci e con conoscenza della città che potranno rendere un servizio migliore e ridare dignità a una politica indegna»
Rispetto ai suoi avversari è sembrato il meno sognatore, non ha proposto grandi progetti, concorda?
«Sono realista, ma anche ottimista. Abbiamo un bilancio malconcio eppure si può fare tanto, partendo da un’illuminazione migliore, abbiamo una Sant’Elpidio crepuscolare, sembra il paesaggio di un presepe. E soprattutto ripartiamo da una maggior cura della città»
Dove trovare le risorse per le grandi opere?
«Serve intercettare fondi, in primis dall’Europa, perché ci sono tanti bandi, per questo dico che un ufficio Europa servirebbe. Sento tanto parlare di filiera istituzionale, ma al massimo può abbreviare l’anticamera, perché poi le istituzioni hanno il dovere di aprire le porte a tutti. Quando si erogano fondi, le procedure amministrative non si possono distorcere, a meno di compiere reati»
Nel suo programma parla di bilancio partecipato, da sempre un pallino dei Democratici e popolari: ma se i cittadini non partecipano?
«In passato si è tentato di introdurlo, ma per poco tempo, certe procedure hanno bisogno di un cambiamento culturale prima di tutto, non si impongono dall’alto e non si fanno in pochi giorni»
Bretella di Bivio Cascinare, sì o no?
«Sì ma in conferenza dei servizi occorre andare preparati. Il tema non è solo la bretella, nell’ombra c’è chi aspetta qualche variante urbanistica che trasformi la terra agricola in edificabile»
Girando la città l’ha trovata ancora divisa?
«Vedo troppi campanilismi inutili. Ho citato spesso l’apologo di Menenio Agrippa su Roma, paragonata a un corpo che perisce se prevale la discordia tra le sue membra»
Altro da aggiungere?
«I ragazzi delle scuole medie mi hanno chiesto come vorrei essere ricordato da sindaco. Come una brava persona che ha lasciato un segno per Sant’Elpidio. Ma non la Las Vegas che propongono altri»
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