Toni importanti e decisi, estremamente chiari quelli utilizzati dai quattro consiglieri de “La Città che Vogliamo” dopo quanto avvenuto nell’ultimo consiglio comunale che ha portato alla loro uscita dalla maggioranza. A chiarire subito la posizione è stato, questa mattina, in conferenza stampa, Nicola Pascucci: «Dopo le uscite social del sindaco ci siamo trovati costretti a dire la nostra per un fatto politicamente gravissimo come quello avvenuto in consiglio comunale con la maggioranza che ha affossato la mozione (sull’aborto farmacologico, ndr) dopo che erano stati ben sette i firmatari della stessa proprio in maggioranza. Dalle riunioni di maggioranza nessun problema era emerso e invece all’improvviso si è iniziato a tramare in consiglio per affossarla. E’ evidente dunque che il progetto civico multicolore non c’è più e che sia diventato di centrodestra con appoggio nelle ultime sedute dei consiglieri di Fratelli d’Italia. In questi anni ho fatto il consigliere comunale e portato all’attenzione varie istanze e il tema era importantissimo per tutti ma è stato affossato appositamente per un disegno politico, decretando la fine e la morte del progetto Calcinaro. Siamo noi la parte lesa, sia chiaro, come gruppo di cittadini e loro devono risponderne. Il malessere è chiaro, arriva da lontano ed è evidente a tutti. E’ altresì palese a tutti che alle regionali e alle politiche noi voteremo a sinistra ma il progetto civico multicolore ci univa moltissimo ed era chiaro. Ma ora è tutto assolutamente cambiato. Non deve distorcere la realtà il sindaco: ci sono altre due mozioni sulla sanità che a causa di questo giochino non sono state discusse».
A seguire, l’intervento di Manolo Bagalini, anche consigliere provinciale ma in minoranza: «E’ chiaro a tutti che chi ha deciso di affossare la mozione sia stato il consigliere Bargoni, supportato dall’assessora Di Felice: hanno contato chi doveva uscire. E’ normale che Calcinaro non abbia fatto di tutto per evitare di far mancare il numero legale? E’ credibile che un sindaco che, a suo dire, ha sempre lavorato per l’unità, non si opponga ad una manovra del genere? Noi da sempre utilizziamo il noi, a differenza dell’io del sindaco. Le regionali? Se vorrà candidarsi a sostegno di Acquaroli, che la città lo sappia. La sua scelta chiara l’ha fatta e il progetto civico è morto il 15 maggio con persone ben precise e con l’ok del primo cittadino. Scelta legittima della quale si deve assumere responsabilità come noi ci prendiamo quella di essere usciti con dispiacere dalla maggioranza».
Un passaggio indietro Bagalini lo fa anche sulle lezioni provinciali: «Il mio nome stava sui tavoli di centrodestra senza che io ne sapessi nulla, una mancanza di rispetto assoluta. Se ci fossimo seduti intorno ad un tavolo, anche in virtù del multicolore del progetto, si sarebbe discusso e si sarebbe ragionato insieme, non usando solo l’io. E lasciare l’assessore (Micol Lanzidei, ndr) al suo posto è un atto di serietà proprio dal gruppo civico, lo rivendichiamo assolutamente. Mancando il rapporto di fiducia non potremmo restare sempre li ad alzare solo la mano ma continueremo a votare in maniera funzionale ciò che riterremo positivo per la città».
Sottolinea l’aspetto relativo alle tempistiche dello strappo, Savino Febi: «I segnali c’erano da tempo, fin da gennaio e poi anche nel consiglio di marzo abbiamo stimolato la maggioranza a rivedere il progetto civico in essere da dieci anni. Ma è avvenuto esattamente il contrario. Rivendichiamo ciò che di positivo è stato fatto con attività amministrative rilevanti. L’avvio del Biodigestore ma anche altre opere fondamentali come il progetto Pinqua che riguarda la Conceria dove si vedono i primi effetti concreti, e anche la variante di Campiglione dove siamo stati tutti unanimi. In quel punto si gioca il futuro della vallata dal mare fino ad Amandola ma anche progetti come il ponte tra Porto San Giorgio e l’Oasi, come la chiamo io, di Marina Palmense».
Chiaro che la posizione che balza agli occhi è quella di Francesco Trasatti, Presidente del Consiglio Comunale. «Sono stato tra i fondatori di Piazza pulita e capite la sofferenza di questo momento nel veder derubricata questa uscita con un post su Facebook. Al telefono al sindaco l’ho detto chiaramente “cosa ci dobbiamo dire ancora?”, se una parte di maggioranza consapevole o inconsapevole arriva a tramare per far mancare il numero minimo? Ora la situazione è compromessa definitivamente, una sintesi l’abbiamo sempre trovata in cinque anni ma ora non c’è più. Anche regionali e provinciali potevano essere un’occasione di sintesi e invece non è stato così. La mia posizione? Sto riflettendo e mi prendo dei giorni per farlo ma ritengo onestamente di aver sempre gestito il Consiglio Comunale in maniera impeccabile dopo esser stato eletto all’unanimità. Abbiamo deciso di andare avanti anche dopo la rottura sulle provinciali e questo conferma la nostra buona fede»
Chiosa inevitabile sulle comunali del prossimo anno che, a questo punto, sono ancora più vicine. «Ci proporremo con le nostre idee e la nostra forza come “Città che vogliamo”, proponendo noi di sederci ad un tavolo e dialogare per il futuro. Per le imminenti regionali ci sentiamo liberi di condividere le nostre idee con l’area di campo dei nostri valori, quelli del centrosinistra».
Roberto Cruciani
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