Centrale Biometano, il Comitato per il “No”: «Il Comune doveva intervenire prima, ora i cittadini rischiano di pagare»

FERMO - La nota del Comitato No Centrale San Marco Paludi: «Migliaia di cittadini, con le loro firme, hanno detto ben chiaro nel 2024 che non è accettabile questo comportamento, e se qualcuno li avesse ascoltati il privato non avrebbe avuto modo di chiedere alcun risarcimento, dato che sarebbe stato proprio il Comune, come qualcuno disse nel Consiglio Comunale del giugno 2024, l'unica parte lesa»

Nell’immagine: dalla assemblea pubblica del 18 maggio 2024, simulazione dell’ingombro della Centrale di San Marco, con dentro edifici noti del Fermano. Foto dal
Comitato No Centrale San Marco Paludi

di redazione CF
«Abbiamo appreso che la proprietà che intende realizzare la Centrale a Biometano di San Marco in silenzio-assenso, come preannunciato, ha presentato ricorso contro il decadimento della pratica. Siamo d’accordo con il privato su un punto fondamentale: il Comune avrebbe dovuto intervenire tempestivamente. Già nel giugno 2024 c’erano tutti i presupposti per un annullamento in autotutela da parte del Suap. Era quello il momento giusto per chiudere la partita, ed era quello che avevamo chiesto con chiarezza. Invano. Che la pratica fosse “a posto” è invece tutto da dimostrare. Il privato fa i suoi interessi, ma stava al Comune vigilare. Ed è qui che emerge la responsabilità più grave: invece di annullare la pratica in autotutela per pubblico interesse nel giugno 2024, quando lo chiedevamo e i termini lo consentivano, il Comune ha scelto di temporeggiare e ha continuato a chiedere integrazioni fino al maggio 2025». E’ quanto si legge in una nota del Comitato No Centrale San Marco Paludi.
«Altro che opposizione alla Centrale. I fatti – aggiungono dal Comitato – dicono il contrario: un caos amministrativo inaccettabile. Oggi la proprietà annuncia ricorso e parla di risarcimenti milionari. E i cittadini rischiano di pagare il prezzo di una condotta da parte dell’Ente, fatta di ritardi, negazioni e responsabilità mai assunte fino in fondo.  (…) Il territorio è stato tenuto all’oscuro di questa possibile trasformazione, all’ingresso della Provincia, in area destinata dal Prg a futuro Parco Fluviale intercomunale. Chiesta anche ad una zona vastissima che si affaccia sulla bassa valle del Tenna, a cui si continuava a dire che sarebbe stato un “impianto piccolo”, oltre due ettari di zona industriale con progetto trasmesso via Pec e ripercussioni ambientali mai approfondite. Migliaia di cittadini, con le loro firme, hanno detto ben chiaro nel 2024 che non è accettabile questo comportamento, e se qualcuno li avesse ascoltati il privato non avrebbe avuto modo di chiedere alcun risarcimento, dato che sarebbe stato proprio il Comune, come qualcuno disse nel Consiglio Comunale del giugno 2024, l’unica parte lesa. E invece si è preferito traccheggiare, anzi peggio: prendere le criticità espresse dal Comitato per incollarle pari pari sulle richieste di integrazioni. Il tutto fino ad una archiviazione avvenuta per sfinimento, a furor di popolo, solo dopo che il privato aveva completato l’incantieramento dell’area, fuori tempo massimo per esercitare la dovuta autotutela, come sottolineano perfino i legali di Ramadori. In politica i meriti nascono dall’assunzione di responsabilità. Qui invece si reclamano ormai giornalmente risultati banali, seppure non scontati, di questi tempi, di decente amministrazione, mentre si sorvola sulle scelte che hanno messo a rischio lo sviluppo strategico di un intero territorio e oggi persino le casse pubbliche. Responsabilità che il Sindaco, primo referente della Salute Pubblica della città, ha goffamente e più volte tentato di scaricare anche su noi cittadini, responsabilità che ora rischiano di tradursi in oltre sette milioni di euro di risarcimenti a carico della collettività. Altro che rotatorie. La fiducia è un patto con la comunità. E quando viene tradita, non si recupera».

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