di Giampietro Melchiorri (Vicepresidente vicario Confindustria Centro Adriatico)
Riqualificazione urbana, sicurezza e rilancio economico. Tre fattori che si intrecciano all’interno del Bando Periferie che per Fermo significa cambiare volto a Lido Tre Archi, come per Ascoli il rilancio del quartiere di Monticelli. Un piano che come imprenditori abbiamo seguito fin dalla sua genesi. Perché nove milioni di euro significano anche lavoro, linfa per l’edilizia, per gli impiantisti, per chi, da artigiano a imprenditore, ha una importante occasione di lavoro.
Ci siamo seduti attorno al tavolo pochi giorni fa per affrontare in direttivo le tematiche chiave per il rilancio. Come Confindustria facciamo squadra, anche con gli artigiani e i sindacati, e stiamo preparando un team che permetta di affrontare al meglio ogni possibilità. Il presidente regionale Claudio Schiavoni, che ha partecipato con la direttrice Paola Bichisecchi al direttivo, ha assegnato a Confindustria Centro Adriatico le deleghe alla Formazione, dove siamo leader grazie anche all’innovativo progetto dell’alternanza per i docenti, e al made in Italy, questione non più rinviabile e che deve stare ogni giorno sul tavolo della politica non solo italiana. E poi c’è il credito, dove giochiamo da protagonisti grazie al Confidi unico, risorsa per le imprese che hanno necessità di garanzie.
È cambiato il modo di agire degli imprenditori, la rete sta finalmente crescendo. Per questo chiediamo alla politica, tassello fondamentale per un vero sviluppo, di restare seduta a questo tavolo, di confrontarsi, di rivedere anche scelte prese che possono portare meno benefici di quanto immaginato. Il bando periferie può essere rimodulato, può essere scremato dei suoi rami secchi e improduttivi, tema che conosciamo bene, ma non può essere fermato. Dove c’è sicurezza c’è sviluppo, soprattutto se accompagnato a innovazione e lavoro.
Il comparto dell’edilizia, lo ripetiamo spesso, è il motore di un territorio. Davanti a noi c’è la sfida della ricostruzione post sisma, la delega a livello confindustriale è stata affidata alla territoriale di Macerata, ma ci sono anche i cantieri già definiti come l’ospedale, le nuove scuole, la variante di Amandola, il futuro ponte ciclopedonale.
Non sarà una cazzuola a rilanciare il mercato calzaturiero, lo sappiamo bene, ma l’abilità dei nostri produttori avrà solo da guadagnare da una provincia più bella, infrastrutturalmente collegata e con nuovi servizi. Fallimenti e chiusure erano annunciati, l’export che cresce dell’1%, dopo anni di calo, significa stallo, significa meno lavoro e, di conseguenza, il piccolo non trova sbocchi per le sue produzioni, anche se di alta qualità.
Le fiere internazionali stanno dimostrando che il prodotto made in è sempre un riferimento, la conferma è arrivata dagli accessoristi protagonisti in America, per fare un esempio. Agosto è un mese anomalo, chi lavora con le griffe e ha un mercato internazionale solido ha già consegnato buona parte della nuova produzione.
Di fronte a questo quadro, c’è un’altra partita aperta che chiediamo al governo Conte di chiudere: l’area di crisi complessa per il nostro distretto fermano-maceratese. La attendono i calzaturieri, ma la aspettano anche le aziende che hanno voglia di crescere, visto che i benefit fiscali sono enormi.
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