di Sandro Renzi
La maturità politica di una classe dirigente, che si candida ad amministrare una città, si misura anzitutto sulla sua capacità di guardare e programmare il futuro, evitando di farsi fagocitare dalla sirena ammaliatrice della dietrologia. Il Movimento 5 Stelle, quando ha iniziato a muovere i suoi primi passi nel Paese, ha invece fatto di quella sirena il suo faro, denunciando complotti, rifuggendo la stampa ed i giornalisti con i quali il rapporto è stato perlopiù improntato sulla sfiducia e, nella migliore delle ipotesi, sulla diffidenza non certo reciproca ma a senso unico, degli attivisti verso gli operatori dell’informazione etichettati spesso come “servi del potere”. Da qui il ricorso al web come strumenti di comunicazione diretta e non filtrata dalla penna o dal pensiero di un giornalista. Così a livello Paese, così a livello locale, dove ancora qualche meet up si muove assai guardingo temendo, in maniera ingiustificata, di finire per essere vittima di un disegno ordito ad hoc, non si sa da chi, per ottenere magari la sua delegittimazione.
Ci voleva allora il 4 marzo per far cambiare idea intanto ai padri fondatori del Movimento e a chi si è trovato catapultato in posizioni chiave del Governo con annesse responsabilità di gestione ed amministrazione di un Paese. Improvvisamente la nebbia si è dissolta e quella data, per certi versi storica, politicamente parlando, ha finito per far cambiare idea a molti di loro. Gradualmente è stato rivisto il sistema di comunicazione e resettati i rapporti con i mass media che non sono più i cani da guardia di lobby e poteri occulti antipentastellati. E’ stato abbandonato l’immotivato pregiudizio nei confronti dei giornalisti e delle testate, siano esse on line o su carta. Il tutto improntato su quella sana dialettica ed idea che vuole comunque la stampa essere libera e indipendente.
Ovviamente qualsiasi rivoluzione che proviene dall’alto, piccola o grande che sia, richiede del tempo prima che si radichi anche sui territori dove purtroppo quella zavorra fatta di sfiducia e diffidenza verso la stampa locale, nel mirino per “anomalie o difformità di comportamento” come lamentato sui social ad esempio dal meet up sangiorgese, ancora pesa e non poco sull’azione dei futuri pentastellati. Vuoi per inesperienza, vuoi per comodità, fatto sta che quella zavorra non possono o non vogliono lasciarla andare via. Ecco allora tornare a galla prepotentemente l’ipotesi di complotti e complottisti il cui unico scopo nella vita sarebbe quello di oscurare la voce ed il pensiero di un meet up.
Non è cosi naturalmente. Ed in fondo in fondo lo sanno anche gli attivisti. Stiano pur sereni, non certo nel senso renziano dell’espressione, nessuno, tanto meno una testata on line, complotta per impedire ad un meet uo di esprimere le sue posizioni politiche.
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